Piombino ancora in piazza: “La sicurezza non si compensa”
Maxi rigassificatore Lungo e partecipato corteo, con cittadini di ogni età ed estrazione sociale. Anche scuole e negozi chiusi, per protestare contro il progetto di piazzare nel porto la gigantesca nave rigassificatrice Golar Tundra. "Qualsiasi valutazione di impatto ambientale darebbe un responso negativo, proprio per questo il governo l’ha esclusa".
Maxi rigassificatore Lungo e partecipato corteo, con cittadini di ogni età ed estrazione sociale. Anche scuole e negozi chiusi, per protestare contro il progetto di piazzare nel porto la gigantesca nave rigassificatrice Golar Tundra. "Qualsiasi valutazione di impatto ambientale darebbe un responso negativo, proprio per questo il governo l’ha esclusa".
“La sicurezza non si compensa”. Lo striscione che apre il lungo e partecipato corteo dei piombinesi, di ogni età ed estrazione sociale, sintetizza al meglio l’umore della città. Scuole e negozi chiusi, bandoni abbassati con attaccati alle lamiere i cartelli “No rigassificatore”, nonne in piazza al fianco di figli e nipoti. L’idea di manifestare nel giorno dello sciopero proclamato dal sindacato di base Usb si è rivelata vincente, sia per i comitati cittadini che si oppongono al progetto di piazzare al più presto nel porto la gigantesca nave rigassificatrice Golar Tundra, che per lo stesso Usb.
“Se la nave arriverà, bloccheremo la città”, cantano i tre, quattromila manifestanti. Missione non impossibile, visto che c’è un’unica strada di accesso a Piombino, nonostante la dozzina di accordi e protocolli d’intesa, solennemente firmati negli ultimi vent’anni dalle autorità regionali e statali, per dotare il centro più grande della Val di Cornia di una seconda direttrice verso il porto. Uno scalo di medie dimensioni, ampliato recentemente per rispondere alle crescenti esigenze sia del comparto turistico (i traghetti verso l’Elba e le altre isole dell’Arcipelago toscano) che di quello industriale, ancora miracolosamente in piedi nonostante il prolungato stallo delle Acciaierie.
Un porto comunque imparagonabile per dimensioni rispetto a quelli di Genova o del capoluogo Livorno. Posto a poche centinaia di metri dalle abitazioni, e diventato, nel tentativo di riconvertire l’economia locale dalla monocultura dell’acciaio diversificando le attività produttive, anche sede di aziende che allevano pesci e molluschi, contando sul mare fertile e non inquinato del canale che separa la città dalla vicina Isola d’Elba.
“Lì un rigassificatore non potrebbe starci – racconta il docufilm ‘Il Metodo Piombino, l’Italia oltre la legge’ di Max Civili – perché qualsiasi valutazione di impatto ambientale darebbe un responso negativo, e infatti proprio per questo il governo l’ha esclusa”. Una approfondita denuncia, presentata al Centro Giovani dopo il corteo da Mario Tozzi insieme al chirurgo no-rigas Alessandro Dervishi e al giornalista piombinese Stefano Tamburini. Pronti a spiegare: “La storia del rigassificatore è quella di una diga dei diritti dei cittadini contro l’autoritarismo. Perché, grazie a un articolo del decreto aiuti bis dello scorso agosto, se passa l’operazione Piombino con lo stesso metodo si potrà realizzare qualsiasi cosa ovunque, senza che nessuno possa opporsi. Altro che Nimby”.
Dai comitati, che oggi saranno a Firenze sotto la Regione Toscana in occasione del terzo round della conferenza dei servizi, che il governatore Giani vuol chiudere entro il 27 con l’ok alla Golar Tundra (“ma solo per tre anni, e Snam deve dirci dove piazzarla in seguito”), arriva la richiesta di aspettare almeno 15 giorni a dare il via libera, così da esaminare sul serio la corposa documentazione critica da loro prodotta. Contano anche sulla motivata opposizione del sindaco Francesco Ferrari, alla guida di una giunta civica ma di Fratelli d’Italia, lo stesso partito destinato al governo del paese. Anche se lo scoglio della “sicurezza nazionale”, invocata da Mario Draghi e da gran parte delle forze politiche, appare quasi impossibile da frantumare.
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