Dopo l’indicazione della grillina Alessandra Todde come candidata presidente della Sardegna per il fronte progressista, al Nazareno si aspettavano una mano da Giuseppe Conte per sbloccare il rebus del Piemonte, dove ancora Pd e 5S non sanno neppure se correranno in alleanza.

E invece niente. Anzi, in queste ore i 5 stelle piemontesi, capitanati da Chiara Appendino, stanno manifestando una certa insofferenza all’idea di un’alleanza coi dem. Conte, incalzato da Schlein, avrebbe manifestato la contrarietà del movimento a livello locale. L’ipotesi di candidatura di Chiara Gribaudo, dell’ala sinistra del Pd, finora non ha centrato l’obiettivo che si era prefissa, e cioè mettere insieme un vasto fronte progressista.

Fonti 5 stelle spiegano che «non c’è alcun veto sui nomi», ma che i nodi sono sul programma. Tradotto: non c’è ancora la volontà politica di correre insieme. Pesano le ruggini accumulate a Torino negli anni in cui Appendino era sindaca, e Stefano Lo Russo, attuale primo cittadino, uno dei leader dell’opposizione. In questi giorni Appendino ha definito il suo successore «il primo promoter del governatore Alberto Cirio e delle sue politiche». Peccato che Cirio sia il governatore del centrodestra.

Altre ruggini quando Gribaudo ha contestato la proposta di Fdi di mandare ex militari nelle scuole per promuovere «valori patriottici». A sorpresa la capogruppo 5S in regione Disabato se l’è presa con Gribaudo difendendo la proposta dell’assessore Fdi Marrone. Episodi che spiegano come il livello dei rapporti in Piemonte stia rendendo complicata la trattativa tra Schlein e Conte

Ambienti 5 stelle romani non escludono però che la trattativa possa ripartire. Magari dopo un accordo su alcuni punti chiave di programma. Di certo, i dem non hanno alcuna intenzione di «regalare il Piemonte alle destre a tavolino, senza neppure giocare la partita», spiega al manifesto il responsabile enti locali Davide Baruffi. «Stiamo cercando di costruire coalizioni competitive in tutte le regioni al voto nel 2024: in Abruzzo e Sardegna c’è l’accordo, in Basilicata un tavolo del centrosinistra che sta lavorando; l’unica regione in cui il tavolo non c’è è il Piemonte».

Baruffi fa appello al «senso di responsabilità di tutti». «Noi non abbiamo avanzato nomi per la presidenza e non ci sono stati veti», spiega Baruffi. «Siamo disponibili a fare tutto quello che serve per mettere in piedi una coalizione competitiva. Se servono anche le primarie».

A Torino pesa anche la posizione di Azione, il cui leader locale è Enrico Costa, che non nasconde la volontà di sostenere il governatore uscente Cirio. Ma Baruffi non molla: «Solo uniti possiamo giocare la partita, non farlo sarebbe un errore clamoroso».

Per il momento i dem hanno congelato le primarie regionali, cui si era candidato il consigliere regionale Daniele Valle, e a cui potrebbe partecipare anche Gribaudo. Una scelta fatta nell’ottica di allargare la coalizione. Ora i dem potrebbero riaprire all’ipotesi dei gazebo. O tentare la via del campo largo con un nome civico. Ma la strada è in salita.