Vecchio e stanco Piemonte, in calo demografico e orfano del suo imponente settore manifatturiero. Nella sanità le liste d’attesa si allungano e i privati gonfiano le loro tasche. Se un futuro sostenibile è ancora tutto da scrivere, quello prossimo per la guida della regione sembra, in base agli ultimi sondaggi, già scritto: sarà riconfermato il governatore uscente, il berluscones Alberto Cirio, ai cui fianchi lavorano i sempre più ingombranti Fratelli d’Italia e una litigiosa (e forse non fedelissima) Lega.

PER IL CENTROSINISTRA (Pd, Avs e Stati Uniti d’Europa), sfumata dopo estenuanti trattative l’ipotesi di campo largo, è stata candidata Gianna Pentenero, assessora al Lavoro a Torino, impegnata nel difficile tentativo di ridurre il gap con il centrodestra. Poi, sono candidate a presidente Sarah Disabato per i Cinque Stelle e Francesca Frediani di Piemonte popolare (coalizione con Prc e Pap) e, ancora, Alberto Costanzo sostenuto da Libertà, la lista promossa da Cateno De Luca.

CINQUE ANNI FA Cirio vinse sfiorando il 50%, rimanendo però minoranza nello storico fortino del centrosinistra qual è il comune di Torino. L’obiettivo per la destra è, ora, espugnare pure quello, cosa che i dem – che arrivano dallo scandalo che ha travolto un ras delle tessere come Salvatore Gallo – vorrebbero impedire: sarebbe una débâcle totale. Mancano poche ore al voto e le settimane trascorse – soprattutto dopo la rottura tra Pd e M5s – non hanno registrato guizzi in campagna elettorale, che pare ormai avviarsi al riconoscimento dello status quo. La fotografia del presente non è, però, confortante: il ricorso agli ammortizzatori è esploso, nei primi quattro mesi del 2024 (dati Uil) la cassa integrazione in Piemonte è aumentata del 49,4% rispetto allo stesso periodo del 2023.

COLPA DELLA PESANTE situazione di Mirafiori, che spera di rifiatare con l’arrivo della 500 ibrida, e dell’indotto Stellantis. Una crisi anticipata dal rapporto di Bankitalia del 2023, in cui si paventavano «previsioni pessimistiche» dopo, in realtà, un biennio di crescita affievolitosi nella prima parte dello scorso anno. Una crescita complessiva, comunque, minore rispetto alle altre regioni settentrionali. La sanità (che vale l’80% del bilancio regionale) è una delle questioni più calde.

I PRIVATI sono usciti più ricchi dalla pandemia e Cirio gli ha promesso un nuovo pronto soccorso. Il pubblico paga le lungaggini delle liste d’attesa e una carenza di personale. E, per dare il segno di dove pende la bilancia, una delle ultime delibere della giunta, come segnalato dalla Fondazione Promozione Sociale, ha tolto 18 milioni di quote sanitarie Lea (copertura del 50% della retta totale per i malati non autosufficienti) a favore di un ulteriore bonus ai gestori delle Rsa, tagliando l’equivalente di mille convenzioni annue. Aspira all’assessorato alla Sanità Maurizio Marrone (Fdi), l’ala destra della coalizione che – attualmente a capo delle Politiche sociali – ha appena consegnato ai volontari antiabortisti del Movimento per la vita le chiavi della stanza dell’ascolto all’ospedale Sant’Anna di Torino. Un gesto in campagna elettorale che, secondo Pentenero, «dimostra quanto sia propagandistico il provvedimento e poco abbia a che fare con l’attenzione alle donne e alla maternità e, soprattutto, non aiuti la genitorialità».

LA CANDIDATA del centrosinistra invoca un nuovo piano socio-sanitario per ridare qualità ed efficienza: «Qualche anno fa il Piemonte era al primo posto in Italia, oggi è settimo». La stanza dell’ascolto è per Frediani (Piemonte Popolare) «un salto indietro di decenni» e per Disabato (M5s) «un gravissimo atto di propaganda contro il diritto all’aborto». Alice Ravinale, candidata per Avs: «Mentre in Francia il diritto all’aborto è stato inserito nella costituzione, noi qui siamo costrette a difendere da questa destra oscurantista e machista le conquiste delle nonne e mamme». Lunedì sapremo quale ruolo avrà giocato l’astensione.