Il Venezuela non si è ancora ripreso completamente dal black-out senza precedenti che ha paralizzato il paese a partire dal pomeriggio di giovedì. Ma nulla di quello che l’opposizione poteva augurarsi è successo: né proteste, né incidenti, né caos. La gente è rimasta calma e ha atteso con pazienza che venisse ripristinato il servizio elettrico, recandosi al lavoro in autobus e facendo così fronte all’interruzione del servizio della metropolitana.

ERA SCONTATO tuttavia che il tema del black-out finisse per caratterizzare, con opposte interpretazioni, le manifestazioni pro e contro il governo svoltesi ieri a Caracas.

Come pure era ovvio che Juan Guaidó, autoproclamato presidente, cercasse di capitalizzare il disagio provocato dalla lunga interruzione di elettricità. «Convoco tutto il popolo venezuelano a scendere in massa per le strade contro il regime usurpatore, corrotto e incapace che ha lasciato al buio il nostro paese», aveva già twittato il leader di estrema destra alla vigilia della manifestazione.

Così come la marcia anti-imperialista, convocata da Maduro in occasione del quarto anniversario del decreto esecutivo di Obama contro il Venezuela, non poteva non trasformarsi in una denuncia contro il sabotaggio elettrico: «È l’imperialismo che sta attaccando – ha dichiarato il presidente dell’Assemblea costituente Diosdado Cabello – Hanno attaccato il cervello, la banca dati del sistema, i server. Li hanno attaccati fisicamente e li hanno attaccati tecnologicamente, con mezzi cibernetici».

MA GLI STATI UNITI, ha dichiarato il presidente Maduro, «sottovalutano la coscienza e la determinazione del popolo. Vi assicuro che qualsiasi tentativo di aggressione imperialista si infrangerà contro la risposta contundente di chi ama e difende la propria patria».

Quel che è certo è che, se di interruzioni di elettricità ne sono capitate diverse in passato – che siano state o meno frutto di sabotaggi come denunciato dalle autorità – un black-out di questo tipo non si era mai registrato nel paese e, secondo il ministro della Difesa Vladimir Padrino López, «nessuno può essere così ingenuo da pensare che sia successo per caso».

E INFATTI, MENTRE l’opposizione ha puntato il dito contro l’inefficienza del governo, i problemi di manutenzione e gli atti di corruzione di cui si sarebbero macchiate le autorità, il governo non ha avuto dubbi che si sia trattato di un sabotaggio.

«C’è stato un attacco informatico contro il sistema di controllo automatico della centrale idroelettrica di Guri» (da cui dipende il rifornimento di circa l’80% dell’elettricità venezuelana), ha dichiarato il ministro della Comunicazione e dell’informazione Jorge Rodriguez, parlando dell’«aggressione più brutale alla quale è stato sottoposto il popolo venezuelano negli ultimi 200 anni». Sotto accusa è finito subito il senatore repubblicano Usa Marco Rubio, il quale pochi minuti dopo il cyberattacco era già perfettamente al corrente della situazione: «Attenzione – scriveva su Twitter – black-out completo in tutto il Venezuela in questo momento. 18 dei 23 stati e la capitale al buio. Aeroporto principale senza energia e generatori di supporto in crash». Ma «come sapeva Rubio che i generatori di supporto non avevano funzionato? In quel momento non lo aveva detto nessuno», ha evidenziato il ministro Rodriguez.

Che ha anche smentito che il black-out abbia provocato morti negli ospedali, avendo il presidente Nicolás Maduro ordinato «che fossero dotati di generatori, appunto per prevenire circostanze di questo tipo».

E A RISPONDERE a denunce come quella del medico specialista Julio Castro, che ha parlato di tredici pazienti morti nell’ospedale Manuel Nunez Tovar di Maturin, nel nord est del paese, ci ha pensato anche la sindaca di Caracas Erika Farías, che si è recata presso l’ospedale pediatrico J. M. de los Ríos, nella zona ovest di Caracas, per mostrare attraverso un video diffuso su Twitter come la struttura continuasse a funzionare regolarmente.
Il governo, comunque, non si fermerà qui, deciso a presentare le «prove del sabotaggio» – secondo quanto annunciato dal ministro Rodriguez – alla missione dell’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani che arriverà oggi nel paese.