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Piantedosi: «5mila euro per non finire nei centri? Un dato marginale»

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, foto AnsaIl ministro dell'Interno Matteo Piantedosi – Ansa

Migranti «Abbiamo lavorato tantissimo, i risultati non sono quelli che speravamo» è il bilancio della premier Meloni dopo un anno di governo. E il ministro dell'Interno smentisce Salvini: «Nessuna invasione, solo un problema di flussi».

Pubblicato circa un anno faEdizione del 24 settembre 2023

«Abbiamo lavorato tantissimo, i risultati non sono quelli che speravamo» è il bilancio della premier Meloni dopo un anno di governo. La «garanzia finanziaria» di 5mila euro che i migranti dovranno versare? Nessuno scandalo, ieri il ministro dell’Interno Piantedosi ha liquidato il problema: «Non riguarda le persone trattenute nei Cpr ma nelle nuove strutture di trattenimento di richiedenti asilo provenienti da paesi sicuri. La prima sarà aperta domani (oggi ndr) a Pozzallo». E con questo la questione è liquidata. Come aveva già fatto per i Cpr («Li chiede l’Europa») anche nel caso della fideiussione Piantedosi si nasconde dietro Bruxelles: «È Il recepimento di una direttiva europea che ci fa avviare il primo centro di trattenimento di richiedenti asilo provenienti da paesi sicuri, ad esempio la Tunisia, per realizzare procedure di accertamento dello status di rifugiati o dare avvio a procedura di espulsione in un mese e non come avviene ora in tre anni, con aggravio di costi per lo Stato».

Per poi aggiungere: «La direttiva Ue prevede la possibilità di trattenerli con un provvedimento convalidato dall’autorità giudiziaria e che l’alternativa da offrire sia una sorta di garanzia, anche economica, per evitare il trattenimento». La conclusione è illuminante: «A me sembra una questione marginale rispetto all’obiettivo: risolvere il problema di tenere le persone in un limbo per anni con grave carico sul bilancio dello Stato». Sul tema della garanzia finanziaria Salvini tira dritto: «A me interessa che si blocchi quella che ha i tratti di un’invasione. Ogni mezzo democraticamente concesso può essere usato».

C’è l’invasione? Il collega di governo Piantedosi smentisce il vicepremier leghista: «Non è il numero complessivo delle persone a preoccupare – ha spiegato ieri – ma il fatto che siamo costretti a gestirlo in modo non sempre prevedibile. Sono orgoglioso di ciò che ha fatto il governo, insieme ai territori e ai sindaci». Anche qui emerge un po’ di confusione: da mesi i comuni sono sul piede di guerra perché si sono visti scaricare il problema dell’accoglienza denunciando la mancanza di concertazione. «Nel periodo compreso tra luglio, agosto e questo scorcio di settembre, 66mila persone sono arrivate – ha proseguito il titolare del Viminale -. Il sistema sinora ha tenuto. Questo governo ha adottato un decreto flussi e un decreto di programmazione triennale di ingressi regolari. Ma nessun sanatoria per gli immigrati in Italia, solleciteremmo gli irregolari». Quindi avanti tutta con i centri.

Il sottosegretario leghista all’Interno, Molteni, snocciola i numeri: «Il raddoppio dei Cpr richiede un rafforzamento delle forze dell’ordine che vigilano nelle strutture, servirà quindi aumentare le assunzioni. Sarà utile anche riportare a 7mila unità i militari impegnati nelle città per Strade sicure». Su dieci Cpr esistenti, nove sono in funzione: «Sono 1.300 i posti disponibili – ha proseguito – e 6/700 utilizzati. Siamo riusciti a fare 3.300 espulsioni (1.500 verso la Tunisia), il 30% in più del 2022. Se avessimo il doppio dei Centri raddoppieremmo il numero di espulsi». Quindi un enorme flusso di denaro per la realizzazione delle strutture, per la gestione della sicurezza e per i bandi di affido ai privari dei servizi. Con l’obiettivo «ambizioso» di circa 6mila rimpatri contro l’invasione invocata da Salvini.

Da Torino la garante comunale dei diritti delle persone private della libertà, Monica Cristina Gallo: «I Cpr sono uno strumento inefficace, lo dimostrano i numeri. Nel 2022, delle 879 persone transitate al Cpr di Torino (199 provenienti dal carcere e 680 entrate da libere) solo 279, vale a dire una su 4, sono state rimpatriate. Le restanti sono state rilasciate per diversi motivi, dalla scadenza dei termini a ragioni sanitarie o per la mancata convalida da parte del giudice. Quest’anno, fino al 5 marzo, cioè fino a quando è rimasta aperta la struttura, si sono registrati 235 transiti (solo 28 di persone recluse) e 46 rimpatri; dal 5 marzo al 31 agosto, a Cpr chiuso, mi risulta che i rimpatri siano stati 38. Questi dati dimostrano come le istituzioni sono in grado di organizzare rimpatri senza passare dai Cpr. Inoltre gli accordi bilaterali con i Paesi di provenienza sono pochi». Il sindaco Pd di Pesaro e presidente di Ali, Matteo Ricci: «5mila euro per non finire nei Cpr: una tangente per la libertà, proprio come fanno gli scafisti».

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