Altri tre incidenti mortali sul lavoro hanno segnato la giornata di ieri, allungando una lista che, a fine settembre di quest’anno, aveva già raggiunto i 790 nomi.
Il primo è arrivato poco prima delle tre di notte, quando un’operaia di 50 anni, Nicoletta Paladini, è rimasta incastrata e pressata tra un nastro mobile trasportatore e un macchinario porta bancali. Il secondo appena qualche ora dopo: un altro operaio, questa volta a La Loggia, in provincia di Torino, schiacciato da un carico di tubi metallici. In serata, il terzo a Caserta, precipitato da un’altezza di cinque metri.

Paladini stava svolgendo il turno di notte all’interno della vetreria in cui lavorava dal 1996 a Borgonovo Val Tidone, una cittadina di 8 mila abitanti in provincia di Piacenza. La donna non era sola al momento dell’incidente, ma i colleghi non si sarebbero accorti di quanto stava accadendo e nessuno avrebbe assistito direttamente alla scena. Si ripete la tragedia che lo scorso anno aveva causato la morte della 22enne Luana d’Orazio: anche in questo caso, la donna sarebbe rimasta intrappolata nel macchinario con cui stava lavorando. I diversi traumi da schiacciamento hanno reso inevitabile la morte sul colpo.

La dinamica esatta, però, è ancora da accertare: le ipotesi al vaglio degli inquirenti vanno dall’errore umano a un malfunzionamento del macchinario. Intanto, il sostituto procuratore ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, oltre ad aver disposto l’autopsia e il sequestro delle attrezzature. Le colleghe e i colleghi della donna hanno interrotto la produzione e indetto un’assemblea permanente, «per chiedere che mai più si debba piangere una donna o un uomo che esce da casa per lavorare non vi fa più ritorno» dice una nota congiunta di Filctem Cgil Piacenza, Femca Cisl Parma-Piacenza e Uiltec-Uil. «Negli ultimi anni – scrivono ancora – è venuta avanti una narrazione che ha visto il lavoro più come un costo che come una risorsa. Non vanno messe in discussione norme del codice degli appalti che con la logica della semplificazione intervengono sul costo del lavoro. Vanno rafforzati gli organismi di controllo e di ispezione».

Poco più tardi, sempre nella mattinata di ieri, nel torinese perdeva la vita un operaio di 41 anni. Mostapha El Miski, originario del Marocco e residente a Torino, è stato travolto da un carico di tubi metallici pesante alcune tonnellate. Il lavoratore, dipendente interinale per l’azienda Alessio Tubi, si trovava al di sotto di un carro-ponte telecomandato su cui venivano trasportati diversi pacchi, quando uno di questi gli sarebbe precipitato addosso, non è ancora chiaro se per un cedimento strutturale o un errore nella sistemazione dei materiali. «L’azienda nata nel 1961, – scrivono dalla Fim Cisl Torino e Canavese – in passato era il terzo produttore di tubi, profilati e profili strutturali dopo Ilva e Marcegaglia. Circa una decina di anni fa il cambiamento, i tagli, l’abbattimento dei costi, la cessione di alcune lavorazioni tra cui la manutenzione dei carriponte, mentre gli investimenti sui macchinari mancano da oltre un trentennio».

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In serata la terza vittima a Casal di Principe, nel Casertano. Si tratta di un 49enne di Cesa che stava lavorando per conto di un’impresa su un capannone industriale di via Saturno; l’operaio stava effettuando un sopralluogo quando il tetto ha ceduto provocandone la caduta da un’altezza di cinque metri.

Sui tre decessi è intervenuta anche la ministra del Lavoro Marina Calderone. «La sicurezza sul lavoro è in cima alle priorità della mia attività di governo: da cittadina che opera nelle istituzioni sono profondamente colpita dai continui lutti, diventati ormai una vera e propria emergenza sociale» scrive in un comunicato. E assicura, come già annunciato il 4 novembre durante l’incontro con le parti sociali, la convocazione di «un apposito tavolo per definire una strategia comune utile ad affrontare con le misure necessarie questa emergenza».