Non sono sfuggite alla Fiom Cgil e alla Rsu Qf le dichiarazioni del ministro Urso in occasione della sua trasferta fiorentina per l’apertura di Pitti Uomo. Pronta la risposta: “Se come dice il ministro il governo ha gli strumenti per sostenere e risolvere la vertenza, convochi immediatamente il tavolo di crisi sospeso da marzo 2023. I lavoratori sono a disposizione, se c’è una reale voglia di discutere, la via è semplice”. Anche perché sul caso della ex Gkn è la stessa legge Orlando-Todde ad obbligare il ministero delle imprese e del made in Italy a riaprire il tavolo, con la convocazione dell’azienda e degli enti locali oltre che del sindacato e della Rsu.
“La sentenza del Tribunale di Firenze che condanna Qf – ricordano infatti Fiom e operai al ministro Urso – implica l’applicazione della legge 234/2021, ossia valutare tutti i progetti industriali, costruire una road map per la loro fattibilità, agganciare un ammortizzatore sociale legato a tali progetti industriali, svuotare quindi lo stabilimento nella piena garanzia della sua reindustrializzazione e della creazione dei posti di lavoro e del benessere del territorio”.
Rispettare la legge significa dunque chiamare anche Francesco Borgomeo, ufficialmente proprietario dello stabilimento di Campi Bisenzio, al Mimit. Una convocazione ministeriale a cui l’ex advisor di Gkn-Melrose non potrà sottrarsi. Anche per rispondere a tutta una serie di interrogativi, riassunti così dalla Rsu e dalla Fiom nazionale e fiorentina: “Se Qf ha intenzione di percorrere la via indicata dal tribunale ci troverà al tavolo con proposte, idee e volontà di portare avanti progetti industriali a cui stiamo lavorando nella massima trasparenza. Quello che per ora sta accadendo però non è questo. Ad oggi nessuna indicazione è arrivata dall’azienda: i lavoratori non sono in ferie, non sono in permesso, non sono in cassa integrazione. Sono di conseguenza stipendiati pieni, a disposizione e regolarmente al lavoro”.
Poi ci sono le pendenze economiche: “Qf finora non ha pagato le spettanze arretrate ed è ragionevole pensare che non pagherà nemmeno quelle future. Sono i fatti a dirlo: le buste paga non vengono consegnate dal novembre 2022; solo tra dicembre 2022 e febbraio 2023 si stima un milione di crediti di lavoro, escluse le liquidazioni, che Qf deve ai lavoratori. Su questo Qf non ha mai riferito né alle organizzazioni sindacali, né alla Rsu”.
“I lavoratori della ex-Gkn – tirano le somme Fiom e Rsu – rischiano di essere piombati di nuovo in un limbo, mirato a creare una nuova ondata di dimissioni. Ora Qf ha due strade davanti: la piena applicazione della 234/2021, come da sentenza, oppure la solita strada fatta di assenze dai tavoli sindacali e istituzionali, di mancato pagamento degli stipendi, mancato rispetto di accordi, contratti e leggi. Una strada che, se perpetrata, confermerebbe tutti i sospetti che aleggiano sulla vertenza. La speculazione infatti non può né trattare né essere trasparente né reindustrializzare”.