Economia

Crollo del settore tessile, in Toscana è emergenza

Crollo del settore tessile, in Toscana è emergenzaUna fabbrica tessile – La Presse

Alla deriva Nei primi sette mesi del 2024 nella penisola il settore tessile abbigliamento e pelli ha visto un calo della produzione del 10,8%, negli ultimi due anni del 25%. La Toscana epicentro della crisi, ma finora il governo è rimasto sordo alle richieste di aiuto di imprenditori, sindacati e istituzioni locali

Pubblicato circa un mese faEdizione del 11 settembre 2024

L’analisi dell’Istat conferma quello che in Toscana, dove il comparto moda dà lavoro a 130mila addetti, si sapeva già dalla tarda primavera: nei primi sette mesi del 2024 nella penisola il settore tessile abbigliamento e pelli ha visto un calo della produzione del 10,8% sullo stesso periodo dell’anno precedente. E analizzando i tassi di crescita dei settori economici a due cifre della classificazione Ateco delle attività economiche emerge, nel periodo da maggio 2022 a luglio 2024, un calo ancora più accentuato, pari al -25%.

Naturalmente il governo Meloni si è ben guardato dal dare per tempo ascolto a chi, come Gianluca Persico che guida la Filctem Cgil regionale, aveva chiesto già a maggio una richiesta di convocazione insieme a Femca Cisl e Uiltec ai ministeri competenti, denunciando una situazione ben oltre il livello di guardia, provocata dalle tensioni internazionali unite ad una spirale inflattiva ed alle speculazioni sui costi dell’energia, che ha portato alla forte riduzione della domanda dei mercati internazionali. Il tutto in un settore che vede l’Italia leader in Europa sia per numero di imprese che operano nel sistema moda che per fatturato generato, e dove tutti i principali marchi italiani e stranieri producono direttamente o indirettamente in Toscana, con un valore aggiunto di 5,5 miliardi di euro.

La crisi della maggior parte dei segmenti produttivi (tessile, abbigliamento, conceria, calzature, pelletteria, accessori, gioielleria), ha portato la Regione a chiedere più volte al governo l’attivazione di ammortizzatori sociali specifici, e per richiamare l’attenzione sul fronte del credito: “Molte aziende rischiano di esaurire ogni possibilità di ricorso a forme di integrazione salariale – così il governatore Giani e l’assessora Nardini – vanno evitati i licenziamenti e la situazione rende urgenti interventi nazionali”.

Eppure niente o quasi è accaduto. Così appena 48 ore fa l’amministrazione comunale di Prato si è riunita con le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali, per scrivere insieme un documento – l’ennesimo – da inviare al governo. Le richieste sono quelle di risorse per la cassa integrazione, una moratoria sul pagamento degli F24 e dei prestiti bancari, e “dare carattere di ordinarietà al sostegno governativo per gli investimenti”, puntando sull’innovazione di processo e di prodotto.

Il documento è stato affidato all’assessora Nardini, che il 18 settembre sarà a Roma per chiedere di persona al governo interventi tempestivi. Perché, come ricorda Juri Meneghetti, segretario Filctem Prato Pistoia, quest’ultima emergenza “caratterizzata da ordinativi in stallo, i consumi fermi, e un aumento come da tempo non si vedeva di richiesta di cassa integrazione”, non è come le precedenti. E soprattutto non si sa quando finirà.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento