“Avete presente il detto: ti pisciano in testa e ti dicono che piove? La vera notizia è l’assenza di stipendi, di ammortizzatore sociale e del piano previsto dalla legge”. E’ secca la risposta della Rsu Qf ex Gkn di fronte all’ennesimo salto mortale di Francesco Borgomeo, che ha annunciato la rinuncia ai licenziamenti collettivi per i 180 operai ancora in forze all’azienda. Licenziamenti che erano peraltro già stati annullati dal giudice del lavoro, condannando Qf per comportamento antisindacale e imponendo di seguire la legge Orlando Todde per la reindustrializzazione del sito produttivo.

Borgomeo vuole poi avviare “una iniziativa aziendale finalizzata a conseguire l’esodo incentivato del personale”, ma non ha fatto alcun cenno sul piano sociale che doveva presentare entro fine febbraio. Un piano che, ha denunciato anche la Fiom, è il solo strumento per agganciare un’ammortizzatore sociale quanto mai necessario per i 180 operai, privati dal primo gennaio scorso di qualsiasi tipo di salario perché Borgomeo non ha più pagato gli stipendi da un anno e mezzo, e la cig avviata (impropriamente) lo scorso anno è scaduta il 31 dicembre 2023.
“Abbiamo atteso il piano – tira le somme la Rsu – abbiamo lasciato fare a chiunque volesse provare a mediare, Regione Toscana in primis. Il risultato è davanti agli occhi di tutti, da anni qui non c’è nessuna trattativa o controparte reale”. A riprova, gli operai esaminano gli “esodi incentivati” modello Borgomeo: “Sarebbe meglio chiamarli con il proprio nome, ossia una sorta di patteggiamento individuale, offerto a lavoratori senza stipendio e a una fabbrica lasciata senza alcun piano industriale. Perché l’azienda si pone l’obiettivo di ‘esodare’ 120 persone, offrendo 5.000 euro lordi e una trattativa individuale in cambio di una chiusura tombale della vertenza, che faccia venire meno qualsiasi contenzioso. Non solo pochi spiccioli, ma meno di quanto l’azienda già deve ai lavoratori e, senza dare alcuna informativa sulla prospettiva industriale a chi rimane”.

Di qui l’ennesimo appello operaio: “La Regione e il resto delle istituzioni locali intervengano a difesa del territorio, attraverso un consorzio regionale pubblico con cui creare le condizioni per una vera ripresa industriale e un polo produttivo a servizio della transizione ecologica”. Invece il governatore Giani e il sindaco Nardella preferiscono lanciare “input” al governo Meloni.