Petzold: «Non siamo codardi, l’AfD poteva venire». La giuria alla prova della politica
Berlinale 74 Lupita Nyong'o, Christian Petzold, Albert Serra, Jasmin Trica, Ann Hui, Brady Corbet e Oksana Zabuzhko hanno incontrato la stampa. Tra gli argomenti sollevati anche la guerra in Ucraina e a Gaza, emergono le differenze di vedute tra i membri
Berlinale 74 Lupita Nyong'o, Christian Petzold, Albert Serra, Jasmin Trica, Ann Hui, Brady Corbet e Oksana Zabuzhko hanno incontrato la stampa. Tra gli argomenti sollevati anche la guerra in Ucraina e a Gaza, emergono le differenze di vedute tra i membri
«Ci sono altre domande sulla politica?» Con questa chiusa ironica di Christian Petzold è terminata la conferenza stampa di presentazione della giuria. In effetti, le domande dei giornalisti hanno incalzato i giurati sulle loro posizioni, in primis rispetto alla querelle legata all’invito prima e al ripensamento poi di alcuni esponenti dell’AfD alla cerimonia di apertura del festival. Il primo a rispondere è ancora Petzold, unico membro tedesco della giuria: «Credo che tutte queste domande li rendano più forti di quanto in realtà non siano. Personalmente, non credo sarebbe stato una problema avere cinque membri dell’AfD tra il pubblico. Noi non siamo dei codardi. E se non possiamo sostenere la presenza di cinque persone, credo che perderemo la nostra lotta. Le manifestazioni contro di loro a cui hanno preso parte centinaia di migliaia di persone credo siano molto più importanti rispetto alle nostre discussioni».
La presidente della giuria invece, l’attrice messicana di origine keniota Lupita Nyong’o, non si espone: «Sono una straniera qui, non conosco bene la situazione politica tedesca e sono contenta di non trovarmi in quella posizione».
UN’OTTIMISTA Jasmin Trica spera invece nella conversione: «Perché non pensare che quei cinque fascisti seduti in sala, vedendo il cinema che la Berlinale propone in questo momento, riescano a cambiare il proprio orizzonte?».
Per il capitolo guerra in Ucraina viene preso di mira in modo particolare Albert Serra e le sue presunte simpatie putiniane. «Ho anche detto che sarei diventato volentieri il Papa – afferma il regista spagnolo, a suo agio nel ruolo di “provocatore” – credo che tutto sia più complesso di quanto si pensi, questo sì. Non ci sono persone buone o persone cattive, e lo stesso si può dire dei politici. Questi giudizi poi nella pratica non servono a nulla, la realpolitik è molto più interessante». Risposte che non sono piaciute molto alla scrittrice ucraina Oksana Zabuzhko, anche lei in giuria – le suona un allarme del telefono, in conferenza stampa, per segnalare la fine dei raid aerei nel suo Paese. «Ma ieri Serra ha comprato il mio libro, spero lo educherà un po’. Io qui voglio recuperare tutto il cinema che ho perso in due anni di guerra».
Le ultime battute sono poi per la Palestina. Petzold e Nyong’o, infatti, hanno firmato un appello per il cessate il fuoco. «Noi parliamo di film, e certo i film sono anche politici. Io sono per la pace e per il confronto ma questa domanda non rientra nel contesto cinematografico» chiude un Petzold evidentemente cauto.
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