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Perché non posso tacere

Perché non posso tacere

Governo/migranti Come missionario comboniano, dopo aver vissuto per 12 anni nella baraccopoli di Korogocho, sperimentando sulla mia pelle l’immensa sofferenza degli impoveriti dell’Africa, non posso tacere sulle politiche razziste e criminali […]

Pubblicato più di un anno faEdizione del 4 maggio 2023

Come missionario comboniano, dopo aver vissuto per 12 anni nella baraccopoli di Korogocho, sperimentando sulla mia pelle l’immensa sofferenza degli impoveriti dell’Africa, non posso tacere sulle politiche razziste e criminali dell’attuale governo italiano nei confronti dei nostri fratelli e sorelle africane, in cerca di una speranza di vita. Politiche che sono, purtroppo, il continuum della Turco- Napolitano, della Fini-Bossi, del Memorandum Italia -Libia di Minniti e dei noti Decreti Sicurezza di Salvini: siamo davvero davanti a un razzismo di Stato.

Sono indignato per la strage di Cutro, dove un centinaio di profughi sono periti in mare, a pochi metri dalla spiaggia calabrese: potevano e dovevano essere salvati. Sono indignato perché la presidente del Consiglio nella sua visita a Cutro, non abbia sentito il bisogno di andare a stringere la mano ai familiari delle vittime in mare.

Sono indignato, ancora di più perché questo governo abbia risposto a questa tragedia con il Decreto Cutro: uno schiaffo ai naufraghi di Cutro e alla Costituzione italiana che garantisce il «diritto di asilo» (art.10). Sono indignato perché il Parlamento ha trasformato il Decreto Cutro in legge, smantellando così la protezione speciale (nota come protezione umanitaria in gran parte dei paesi europei) che farà precipitare migliaia di migranti nella clandestinità e poi nel ‘mercato nero’, aumentando il numero degli orribili Cpr (Centri di Rimpatrio). La politica del governo è ormai più che chiara: no ai migranti e rimpatrio per chi è giunto in Italia. Eppure, Confindustria insiste che l’Azienda Italia, dato l’«inverno demografico», ha bisogno di 250.000 nuovi operai all’anno.

Sono altresì indignato della stupefacente affermazione del ministro Lollobrigida: «Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica», iIl ministro ritiene che l’arrivo dei migranti sia parte di un piano studiato a tavolino per rimpiazzare la ‘tribù bianca’. Questa teoria, fatta propria oggi da tanti politici come Trump, Orbán, Kaczynsky…, è diventata il cavallo di battaglia dei suprematisti bianchi.

Ancora più sono indignato per le affermazioni del ministro degli Interni, Piantedosi come «sbarchi selettivi», «viaggi a rischio», «carichi residuali», «la disperazione non giustifica viaggi a rischio», «io non partirei se fossi disperato, perché sono stato educato alla responsabilità», «“è immorale per i genitori portare il loro bambini in tali viaggi a rischio»: un linguaggio cinico oltreché razzista.Ma sono indignato soprattutto per le politiche migratorie criminali di Piantedosi. La più plateale è la guerra che sta conducendo contro le navi salva-vita delle Ong, imponendo loro di effettuare un solo salvataggio, rispedendole poi nei porti più lontani d’Italia. E così ci sono sempre meno navi salva vita nelle rotte critiche del Mediterraneo. Siamo di fronte a veri e propri crimini!

Sono indignato per l’ultima nefandezza compiuta nel golfo della Sirte il 30 maggio scorso, quando il mercantile Grimstad, su richiesta esplicita rivolta al comandante da parte delle autorità italiane, ha consegnato 30 migranti soccorsi in mare alle milizie libiche per essere riportati nei paurosi lager della Libia.

Sono indignato infine delle politiche migratorie sia del governo italiano sia della Ue, perché responsabili di così tanti morti nel Mediterraneo.

Nel 2022 sono morti nel Mare Nostrum 2.365 migranti e altri 1.508 risultano dispersi. Negli ultimi quattro mesi ben 639 esseri umani sono periti nelle nostre acque. Il Mediterraneo è diventato la più grande tomba a cielo aperto del mondo. Temo che nel Mare Nostrum vi siano sepolti oltre 50.000 persone.

Come missionario, come cristiano, ma soprattutto come essere umano, mi vergogno di questa disumanizzazione in atto. Se non sentiamo la sofferenza dell’‘altro’ significa che siamo diventati delle belve. Dobbiamo cambiare rotta: per salvarci dobbiamo ritornare ad umanizzarci.

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