«Dicono che facciamo parte di un’organizzazione oltranzista». Simone Ficicchia, militante di Ultima Generazione, gira l’Italia per portare avanti una battaglia che ritiene fondamentale. Di più, l’unica di cui valga davvero la pena parlare: quella della catastrofe climatica alle porte. Per lui la procura di Pavia aveva chiesto la sorveglianza speciale, una misura prevista dal codice antimafia che servirebbe a evitare che i soggetti socialmente pericolosi commettano reati. Il tribunale alla fine gli ha dato ragione – «Non è pericoloso» -, ma il collettivo di cui fa parte continua ad essere al centro del mirino degli investigatori.

A Padova 5 attivisti sono indagati per associazione a delinquere, la questura li teneva d’occhio almeno dal 2020, poi la procura ha messo insieme sette azioni compiute dalla scorsa primavera a settembre e ne parla come di crimini programmati, organizzati e commessi da una vera e propria banda dotata di strutture e gerarchie. L’ipotesi di reato più grave è l’interruzione di pubblico servizio: «i capi o i promotori» di azioni del genere rischiano una condanna fino a cinque anni. «Sulla base di questo – dice ancora Ficicchia – adesso potremo addirittura essere intercettati. Anche se poco cambia, sappiamo bene che la Digos ci segue qualsiasi cosa facciamo».

IL «QUALSIASI COSA» è una serie di atti discutibili quanto si vuole ma di certo nonviolenti e di scarsa o nulla caratura criminale: dalle secchiate di vernice contro palazzi e monumenti ai sit-in in mezzo alla strada con gli automobilisti inferociti, passando per le manifestazioni non autorizzate, gli attacchinaggi abusivi e i coloranti sciolti nelle acque delle fontane. «L’interruzione del pubblico servizio di cui si parla nell’inchiesta di Padova – spiega Leonardo De Luca, avvocato veneziano incaricato di difendere gli indagati – è un pullman che ha fatto mezz’ora di ritardo».

ADESSO, MENTRE I LEGALI di Ultima Generazione continuano a studiare le carte prodotte dagli investigatori, l’attesa è tutta per le prossime mosse della procura. Si dà per scontato che verrà chiesto il rinvio a giudizio degli indagati, del resto dopo aver montato un caso del genere sarebbe assurdo il contrario. «Contiamo sul fatto che molte delle accuse cadano, è già successo altre volte», commenta Ficicchia con una buona punta di ottimismo. «L’imputazione di associazione a delinquere è alquanto singolare – conclude De Luca -. Bisogna tenere ben distinto il concorso di persone nel reato continuato da un’ipotesi associativa, per la quale si richiede una struttura un minimo organizzata, un vincolo associativo permanente e un accordo a commettere una serie indeterminata di delitti. Un gruppo di ragazze e ragazzi, peraltro neppure sempre i medesimi, che saltuariamente pongono in essere condotte di protesta di modestissima gravità o addirittura del tutto inoffensive, non diviene automaticamente un sodalizio criminoso».

INTANTO, SE LA DESTRA di governo e i suoi fan esultano perché gli «eco-delinquenti» stanno passando i loro guai, la solidarietà verso Ultima Generazione cresce. Lo scrittore Erri De Luca, con un tweet, si propone come indagato «per condivisione di ragione e di reati» e Amnesty International parla di «criminalizzazione ingiustificabile». Sostiene il portavoce Riccardo Noury: «Dal definire ecoterrorismo le azioni di Ultima Generazione all’incriminazione per reati gravi come l’associazione a delinquere il passo è stato breve. Azioni giudiziarie come quelle di Padova e provvedimenti governativi come il disegno di legge relativo al danneggiamento di beni culturali e artistici spostano irresponsabilmente l’attenzione dalla necessità di agire contro la crisi climatica a quella, ingiustificata e ingiustificabile, di reprimere drasticamente azioni di protesta pacifiche».

LA LOTTA DEL GOVERNO contro gli ecologisti e l’inchiesta veneta sono andate di pari passo e hanno seguito di pochi giorni la lettera inviata dal tribunale al Comune per chiedere gli atti relativi al registro con i nomi dei bambini figli di coppie omogenitoriali. Una serie di eventi che si fa notare, mentre la procura di Padova, ormai da qualche mese, attende la nomina del suo nuovo capo.