Per Trump finale di stagione, non fece nulla per fermare l’assalto al Campidoglio
Stop the Steal, il comizio di Trump del 6 gennaio 2021 – Ap
Internazionale

Per Trump finale di stagione, non fece nulla per fermare l’assalto al Campidoglio

Stati uniti Trump non ha mai cercato di fermare l'assalto al Campidoglio e anzi voleva che accadesse, anche a costo di mettere in serio pericolo il suo vice Mike Pence, che la base di Trump voleva impiccare

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 22 luglio 2022

L’udienza della Commissione che sta investigando sull’attacco al Campidoglio del 6 gennaio è arrivata a quello che i media Usa ormai chiamano il finale di stagione, come per le serie tv e, in prima serata di giovedì, ha scandagliato i 187 minuti durante i quali Donald Trump si è rifiutato di porre un freno alla sua base che, sotto suo suggerimento, cercava di mettere a ferro e fuoco Capitol Hill per fermare il conteggio dei voti.

Un numero sorprendente di repubblicani ed ex aiutanti di Trump, ha testimoniato con calma e di fatto sotto giuramento che l’intero Paese è stato messo a rischio dal favorito per la nomina repubblicana del 2024, con una serie di testimonianze schiaccianti dal vivo e in video, tutte rese da ex alti funzionari republicani, insieme a sms di fedelissimi del Gop, membri della famiglia Trump, e conduttori di Fox News.

Il messaggio, ripetuto più e più volte, è che chi era vicino a Trump ha insistito per ore affinché facesse qualcosa quel giorno; Trump, invece, guardava Fox news.

L’ultima udienza pubblica di questa stagione, ha seguito lo stesso copione di quelle precedenti, e in realtà non ha aggiunto molto altro che nuovi dettagli, per quanto sorprendenti, come in uno “spiegone”, in vista della prossima stagione che la vice presidente della Commissione, la repubblicana Liz Cheney, ha già anticipato: “Le porte si sono aperte, sono state emesse nuove citazioni in giudizio e la diga ha iniziato a rompersi; la Commissione comprende la gravità di questo momento, le conseguenze per questa nazione. Abbiamo molto lavoro da fare, ci vediamo a settembre”, ha detto mentre l’udienza si concludeva.

La parte più sorprendente sono stati i dietro le quinte dei messaggi video registrati da Trump il 6 e il 7 gennaio, quando è stato finalmente convinto a mettersi davanti la telecamera e a chiedere ai suoi di tornare a casa pacificamente.

Si vede il presidente recalcitrante, impappinarsi, in difficoltà nel veicolare un messaggio che non condivide. Specialmente durante il messaggio del 7 gennaio, Trump si rifiuta di leggere la frase “le elezioni sono finite”, e continua a ripetere che gli sono state rubate.

E’ chiaro che Trump non ha cercato di fermare l’assalto al Campidoglio e anzi voleva che accadesse, anche a costo di mettere in serio pericolo il suo vice Mike Pence, che la base di Trump voleva impiccare, e non in modo figurato.

La serietà di queste interazioni si deduce dai concitati messaggi dei servizi segreti che cercavano la strategia migliore per mettere in sicurezza il vicepresidente, mentre gli agenti incaricati della sua sicurezza telefonavano ai propri famigliari per salutarli, sicuri di venire uccisi quel giorno.

Ma neppure questo ha smosso Trump, che nel frattempo era in una piccola sala da pranzo fuori dallo Studio Ovale, a guardare l’assalto in Tv bevendo diet coke.

Il video della Commissione d’inchiesta, foto Getty Images

La commissione ha riprodotto l’audio del leader della minoranza Gop alla Camera, Kevin McCarthy, mentre dice che Donald Trump “ha la responsabilità” dell’attacco e dovrebbe dimettersi. E McCarthy non è il solo.

In privato, altri alleati di Trump si sono sfogati riguardo all’atteggiamento dell’ex presidente di quel giorno, incluso l’ex responsabile delle comunicazioni della campagna, Tim Murtaugh, che ha accusato il tycoon di non aver ammesso la sua responsabilità per la morte di un agente di polizia del Campidoglio. “In nessun modo riconosce qualcosa che alla fine potrebbe essere colpa sua”, ha scritto Murtaugh in un sms.

Trump non ha nemmeno mai chiamato le forze dell’ordine o il Pentagono per cercare aiuto e sedare la violenza.

Il presidente del Joint Chiefs of Staff, lo stato maggiore delle forze armate Usa, il generale Mark Milley, nell’audio della sua deposizione ha espresso sgomento per la (non) risposta di Trump: “Sei il comandante in capo: hai un assalto in corso al Campidoglio degli Stati Uniti d’America e non fai niente? Nessuna chiamata? Niente? Zero?”.

L’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, foto Ap

La Commissione ha voluto anche difendere la credibilità di Cassidy Hutchinson, l’aiutante dell’ala ovest che ha fornito una testimonianza infuocata il mese scorso, ed è stato subito attaccata da Trump e dai suoi sostenitori.

Una delle rivelazioni più significative di Hutchinson riguarda la lite violenta avvenuta a bordo del Suv presidenziale fra Trump e il suo servizio di sicurezza che si rifiutava di accompagnarlo al Campidoglio per unirsi ai suoi sostenitori.

La testimonianza resa da un anonimo funzionario della sicurezza della Casa Bianca e da un sergente del dipartimento di polizia ha confermato le parole di Hutchinson, smentendo i servizi segreti che sostengono che non sia mai accaduto nulla di tutto ciò.

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