Coordinati e mazziati. È successo ieri al veliero Astral, della Ong Open Arms, e in parte anche a Nadir, di Resqship. Nella notte tra giovedì e venerdì hanno assistito dei barchini in pericolo lungo la rotta tunisina. Da due di loro hanno anche trasferito le persone, prendendole a bordo. Questi interventi sono avvenuti sotto il coordinamento della guardia costiera italiana che ha dato indicazione di entrare nelle acque territoriali di Tunisi, in un tratto di mare in cui si sovrappongono all’area di ricerca e soccorso di responsabilità maltese. 60 i naufraghi su Astral, 54 su Nadir.

NELLA MAIL con l’indicazione di intervenire, raccontano le Ong, era anche scritto di dirigersi successivamente a Lampedusa. Poi però è cambiato qualcosa e il centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano (Imrcc) ha iniziato a dire ai due velieri umanitari: andate in Tunisia. L’assegnazione dei porti dopo eventi di search and rescue (Sar) spetterebbe alla guardia costiera, che dipende dal ministero delle Infrastrutture. Quando in mezzo ci sono i migranti, però, la palla passa al Viminale.

Per alcune ore è andato avanti un braccio di ferro tra le Ong e le autorità italiane. Ovviamente le organizzazioni umanitarie non potevano riportare le persone a Tunisi, dove non esiste un sistema d’asilo e dove le vicende di queste ultime settimane testimoniano crescenti violazioni dei diritti fondamentali dei rifugiati.

PER PRIMO si è sbloccato il caso di Nadir, a cui è stato confermato il porto di Lampedusa. Astral, invece, ha inviato mail per tutto il pomeriggio chiedendo una meta, ma senza alcun esito. «Non capiamo le ragioni di questa situazione di stallo», ha detto la portavoce di Open Arms Veronica Alfonsi. Il manifesto ha chiesto chiarimenti alla guardia costiera: nessuna spiegazione ufficiale.

Intanto una donna incinta che aveva perso conoscenza è stata evacuata d’urgenza, ma da Malta e solo dopo un trasbordo sulla ben più grande Ocean Viking che ha semplificato l’intervento dell’elicottero. Soltanto in serata è stato indicato al veliero di Open Arms come luogo di sbarco Porto Empedocle: circa 12 ore di navigazione. Gli 11 membri dell’equipaggio le trascorreranno con i 59 naufraghi soccorsi, tra cui cinque bambini. Due molto piccoli: hanno quattro e sette settimane.

INTANTO TRA giovedì e venerdì a Lampedusa sono arrivate quasi 3mila persone. Altre 623 sono state soccorse dalla Ocean Viking di Sos Mediterranée in 17 interventi coordinati dalla guardia costiera italiana lungo la rotta tunisina. Si aggiungono al primo salvataggio che la Ong ha realizzato giovedì davanti alle coste libiche. Sud Sudan, Guinea Conakry, Burkina Faso, Costa d’Avorio e Benin le nazionalità prevalenti. Una parte dei naufraghi scenderà a Lampedusa, gli altri a Civitavecchia.

Altre 106 persone sono state salvate dalla Humanity 1. «Le persone sono esauste, ma in condizioni mediche stabili», fa sapere Petra Krischok, portavoce della Ong. Il porto assegnato è quello, lontanissimo, di Ancona. Ieri sono invece arrivate a La Spezia le 49 persone salvate dalla Geo Barents. Giovedì era stato il turno delle 28 soccorse dalla Louise Michel: hanno toccato terra a Trapani.

SEMPRE IERI un barcone con 100 migranti è stato individuato dalla guardia costiera greca al largo delle coste del Peloponneso. A differenza dell’evento di Pylos, che a giugno scorso è costato la vita a 750 persone, stavolta le autorità greche hanno dispiegato un gran numero di mezzi: quattro navi della marina militare e quattro della guardia costiera, oltre a un elicottero.