Per la Ue Madrid «resta il nostro unico interlocutore»
Catalogna L'Unione "non ha bisogno di altre fratture" (Juncker). "Per la Ue non cambia niente" (Tusk). "Pieno sostegno a Rajoy, solo interlocutore" (Macron). Germania e Gran Bretagna: non riconosciamo e non riconosceremo l'indipendenza. Grande preoccupazione a Bruxelles. La "dottrina Prodi" e la "giurisdizione Kosovo".
Catalogna L'Unione "non ha bisogno di altre fratture" (Juncker). "Per la Ue non cambia niente" (Tusk). "Pieno sostegno a Rajoy, solo interlocutore" (Macron). Germania e Gran Bretagna: non riconosciamo e non riconosceremo l'indipendenza. Grande preoccupazione a Bruxelles. La "dottrina Prodi" e la "giurisdizione Kosovo".
Per il momento, l’Unione europea non cambia posizione sull’indipendenza della Catalogna e ripete quello che dice da settembre. Per il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, «la Spagna resta il nostro solo interlocutore». Ma Tusk esprime anche l’inquietudine che regna ormai nella Ue: «Spero che il governo spagnolo scelga la forza degli argomenti e non l’argomento della forza». Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, è preoccupato: «La Ue non ha bisogno di nuovo fissioni, di nuove fratture» in questo momento, dove già deve affrontare il Brexit. «Non dobbiamo immischiarci in questo dibattito tra spagnoli – ha aggiunto Juncker – ma non vorrei che domani la Ue avesse 95 stati membri», se il caso catalano innesca una deriva regionalista. «Ho un interlocutore in Spagna – ha ribadito il presidente francese Emmanuel Macron – è il primo ministro Rajoy, in Spagna c’è uno stato di diritto, con regole costituzionali, vuole farlo rispettare e ha il mio pieno appoggio». Identica reazione in Germania. Il portavoce di Angela Merkel ha affermato che «il governo tedesco vede l’aggravamento della situazione in Catalogna con inquietudine e non riconosce la dichiarazione di indipendenza». La Gran Bretagna «non riconosce e non riconoscerà l’indipendenza della Catalogna». Il Dipartimento di stato ha espresso «sostegno per la Spagna unita», la Catalogna «fa parte integrante della Spagna».
Ieri, Bruxelles ha inviato una lettera al ministro delle Finanze spagnolo, Luis de Guindos, per chiedere garanzie sulla stabilità economica: il Commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, aspetta i dettagli definitivi della finanziaria spagnola «appena possibile», perché i «conti provvisori» non garantiscono il rispetto degli impegni. Bruxelles vorrebbe la conferma di un deficit al 2,2% del pil (ma Madrid calcola che sarà il 2,3%) e vede con preoccupazione il rallentamento economico, da una crescita del 3,1% quest’anno al 2,3% il prossimo, «per le incertezze legate alla Catalogna».
La Ue temporeggia. Ma c’è enorme preoccupazione. I Trattati non danno la risposta alla situazione che si è creata in Spagna. La Catalogna indipendente non è riconosciuta da nessuno, resta formalmente in Spagna e quindi nella Ue. Esiste la cosiddetta «dottrina Prodi»: uno stato nato da una secessione non viene considerato automaticamente membro della Ue e viene trattato come un paese terzo. Ma esiste anche l’articolo 49 dei Trattati: ogni stato europeo che condivide i valori della Ue ha diritto a diventarne membro. La Ue non ha praticamente reagito di fronte alle violenze della polizia il 1° ottobre, il giorno del voto «illegale». Ma se la situazione degenerasse, con ricorso eccessivo alla violenza, c’è la «giurisdizione Kosovo», cioè il diritto alla secessione. Ma anche in questo caso la strada per la Catalogna non è spianata: 5 stati della Ue non hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo (oltre la Spagna, Cipro, Grecia, Romania e Slovacchia).
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