Manifesta 15, pedagogia e arte proibita, storie di resistenza
Editorial Gustavo Gili Percorsi di ricerca, archivi ed esperienze comunitarie di scuole ribelli nell'ambito di Manifesta 15, la biennale nomade europea d'arte contemporanea
Editorial Gustavo Gili Percorsi di ricerca, archivi ed esperienze comunitarie di scuole ribelli nell'ambito di Manifesta 15, la biennale nomade europea d'arte contemporanea
Dei molti e diffusi luoghi a Barcellona e nella città metropolitana in cui si articola Manifesta 15, la testa si trova alla Editorial Gustavo Gili, edificio razionalista degli anni 50 del Novecento fatto di volumi geometrici, linee e luce.
Una vera e propria officina e deposito delle basi storiche, di contesto e teoriche dell’edizione catalana in cui anche artiste, artisti e collettivi presenti hanno lavorato alla produzione visiva di idee senza un oggetto finale ma piuttosto con istallazioni tutte da leggere e camere di riflessione. Solo percorsi di ricerca, con oggetti, video e installazioni a fare da segnacolo pensante e simbolico per restituire visibilità ai due temi principali.
Uno verte su quella che fu la grande esperienza pedagogica della Escola del Mar, inaugurata sulla spiaggia di Barceloneta nel 1922 e bombardata nel ’38, e la Escola del Bosc a Montjuïc, nata nel 1914. Scuole all’aperto, per bimbe e bimbi di tutte le classi sociali, organizzate secondo i principi dell’apprendimento libero e manuale in costante rapporto con la natura e, in seguito, molto legate all’esperienza della Repubblica, dichiarate modello proibito sotto il franchismo.
Al Gili, oltre alla visione del materiale giunto salvo fino a qui dell’esperienza storica e sociale, hanno lavorato attraverso una call aperta scuole e centri educativi per realizzare con gli artisti un atelier di incisione e stampa al fine di creare nuovi oggetti che non avessero un rapporto nostalgico con l’esperienza delle Escoles, ma come proposta di ripensare il gesto pedagogico come gesto produttivo di arte. A questo côté si legano presenze come il Collettivo Diversiorum in collaborazione con Ariadna Guiteras che hanno costruito party, pratiche e seminari come performance intorno all’idea di un’intersezionalità e commistione di esperienze e corpi all’insegna del Fora per fer escola.
Il secondo nucleo teorico al Gili è l’importante presenza fondativa di cultura e relazioni della diaspora africana in Catalogna. Già visibile con i combattenti afrodiscendenti nelle brigate repubblicane e arrivata all’oggi, ricostruita attraverso una serie di opere aperte che camminano tra il documentario Catalunya Negra di Gilbert-Ndunga Nsangata (2006), che evidenziava come la gestione dell’interculturalità promossa dalle istituzioni non fosse che lo specchio della falsa coscienza della classe media socialdemocratica catalana, e la frase della studiosa e scrittrice beninese che vive in Catalogna, Agnès Agboton. «Ci sono due parole che mi spaventano molto, una è tolleranza, l’altra è integrazione.
Due parole che secondo grammatiche più condiscendenti ma altrettanto distorte esibiscono il mancato riconoscimento dell’alterità e della potenza culturale e artistica dei fenomeni di quotidianità di una comunità tanto grande». E così si passa dalla stanza profumata e suadente di Agnes Essonti Luque che traccia un itinerario nella ricchissima cucina di vari paesi africani presenti in Catalogna al progetto Resisténcia estética che ripercorre i mutamenti di percezione estetica prodotti dai negozi di parrucchiere e barbieri di africani.
Conclude la teoria di supporto e di concezione una ricognizione della Catalogna dei movimenti, delle occupazioni, delle rivolte e anche, assai divertente, dei giochi di carte e da tavolo che hanno accompagnato il tempo del comunismo, dell’anarchia, dei lavoratori e delle lavoratrici dentro luoghi storici cancellati dalla marea nera del turismo.
A raccontarlo, Escola de Passats di Germán Labrador Méndez, un archivio di esperienze storiche, di natura estetica e politica, situate nella metropolitana di Barcellona e organizzate attraverso sei passaggi storici chiave (1820-2024), dalle origini coloniali del capitalismo industriale all’attuale crisi eco-sociale.
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