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Dubbi nel Pd sul voto finale all’Asap: «Servono garanzie sul Pnrr»

Dubbi nel Pd sul voto finale all’Asap: «Servono garanzie sul Pnrr»Nicola Fratoianni – Ansa

Warfare Tra un mese in Europa nuova plenaria sulle munizioni all’Ucraina. E da Sinistra italiana Fratoianni dice che lo storno dei fondi scava «un solco all’interno dei progressisti»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 4 giugno 2023

Davvero nel Partito democratico ci sarebbe la tentazione di correggere il tiro dopo il voto di giovedì scorso Bruxelles sulla procedura Asap che consentirebbe ai governi nazionali di stornare fondi dal Pnrr per rimpinguare gli arsenali? Circola voce che il responsabile esteri del Nazareno stia valutando la possibilità di dare l’indicazione dell’astensione in occasione del voto finale sul provvedimento previsto nella sessione plenaria di luglio, dopo che tre giorni fa la delegazione europea ha registrato più di un mal di pancia e, appunto, cinque astensioni.

Nel Pd, in ogni caso, c’è nervosismo. Lo certifica Lia Quartapelle, che ha svolto il ruolo di Provenzano sotto la gestione di Enrico Letta. Quartapella scrive una lettera al Foglio per dire che se da una parte bisogna chiedere al governo italiano che la distrazione dei fondi dalle spese civili a quelle militari non avvenga, dall’altra è anche «giusto lasciare la possibilità che altri stati europei, in condizioni diverse dalle nostre, utilizzino le risorse dei fondi strutturali e in forma residuale anche del Pnrr». La colpa delle tensioni sulla questione, prosegue la deputata de, sarebbe dei «populisti e dall’estrema sinistra» colpevoli di aver «volutamente generato confusione, facendo credere che Bruxelles ci obblighi a spostare le risorse del Pnrr alla produzione di armi».

Da Sinistra italiana, intanto, il segretario Nicola Fratoianni sottolinea che «si pongono le basi per l’ingresso in una fase di economia di guerra attraverso l’indebolimento di programmi di impronta sociale ed ecologista come il Next generation Eu, che dovevano servire a rilanciare l’Europa e la sua economia dopo la pandemia». Dunque, prosegue Fratoianni, questa vicenda sarebbe destinata a produrre conseguenze politiche a sinistra, dal momento che «la maggior parte del gruppo del Pd a Bruxelles proprio su questo punto ha voluto scavare un solco tra sé e il resto della futura coalizione progressista».

Smentisce qualsiasi cambio di linea il capodelegazione Pd al parlamento europeo Brando Benifei, che così ricostruisce l’incontro avuto coi vertici del partito. «Abbiamo svolto una riunione con la segretaria Schlein – riferisce – Alla delegazione è stato chiesto di prendere una posizione autonomamente e nessuno ci ha chiesto o proposto di votare in una determinata maniera e men che meno di astenerci nel voto finale».

Questione chiusa, dunque? Non proprio. Perché Benifei ricorda che tutto il gruppo europeo dei Socialisti e Democratici ha sostenuto l’emendamento (non ammesso) che proponeva di espungere lo storno dei fondi dal regolamento generale sull’approvvigionamento difensivo dell’Ucraina. Dunque, è il ragionamento, se da qui al mese prossimo «il governo non prenderà impegni vincolanti e incontrovertibili» a garanzia del Pnrr « non ritengo che si potrà sostenere il provvedimento nel via libera finale».

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