Per il costruttore dei tank più amati sul mercato è l’anno dei record
Economia di guerra L’azienda tedesca Rheinmetall, spinta dai nuovi mega-contratti e dalle imminenti acquisizioni, sbanca la borsa. Lo "scandalo" politico-militare dei Leopard-2 si è rivelato alla fine un potente spot pubblicitario. All'Ucraina ne sono stati promessi 139 esemplari, anche se a maggio ne saranno pronti appena 29
Economia di guerra L’azienda tedesca Rheinmetall, spinta dai nuovi mega-contratti e dalle imminenti acquisizioni, sbanca la borsa. Lo "scandalo" politico-militare dei Leopard-2 si è rivelato alla fine un potente spot pubblicitario. All'Ucraina ne sono stati promessi 139 esemplari, anche se a maggio ne saranno pronti appena 29
L’anno del Leopard, nell’oroscopo bellico, porta davvero una fortuna. Undici mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina il costruttore dei tank più richiesti dal mercato di guerra celebra il record degli affari alla Borsa di Francoforte, profilando il suo luminoso futuro industriale assicurato dai nuovi mega-contratti.
SPICCA LA PARTNERSHIP con gli Usa per costruire su licenza i missili Himars che verrà annunciata alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco il 17 febbraio, ma anche il recente ordine del governo di Sanna Marin per i missili anticarro tedesco-israeliani, così come l’imminente acquisizione di Expal Systems, il colosso spagnolo delle munizioni.
È il business sconfinato di Rheinmetall, leader europeo nella fabbricazione di sistemi d’arma e progettista con Krauss-Maffei del celebre Leopard-2: il carro armato più diffuso negli eserciti della Nato. La sola licenza di esportazione del panzer appena sbloccata dal cancelliere Scholz farà incassare all’impresa fino a 350 milioni di euro all’anno come certificano i dati di Stifel Equity Research. Senza contare la partita commerciale dei mezzi Puma e dei cingolati Marder forniti dalla Germania in quantità industriali prima che i Leopard-2 li sostituissero come nuove Wundewaffen in grado di ribaltare le sorti del conflitto.
Per squadernare i numeri da capogiro della società con sede a Düsseldorf non serve aspettare la pubblicazione dell’ultimo bilancio prevista per il 16 marzo; è tutto già di pubblico dominio.
«IN BASE AI DATI PRELIMINARI dell’anno fiscale 2022 Rheinmetall Ag ha generato un fatturato 6,4 miliardi di euro. In confronto alle vendite del 2021 – pari a 5,6 miliardi di euro – rappresenta un aumento di circa il 13%. Per quanto riguarda il risultato operativo si prevede un anno record per l’azienda con tassi di crescita superiori al 20%», è l’anticipazione nella nota Rheinmetall, più che sintomatica malgrado l’avvertenza delle cifre non ancora verificate alla virgola.
Merito dei profitti «inaspettati» rispetto alle previsioni di prima della guerra, ovvero le vendite extra dovute al vertiginoso aumento della spesa pubblica per gli armamenti da parte degli Stati non solo dell’Alleanza atlantica. Direttamente legate al conflitto in Ucraina, conferma l’ad di Rheinmetall, Armin Papperger, sottolineando l’improvviso cambio di direzione della pubblica opinione tedesca fino a ieri in maggioranza pacifista.
«Prima venivamo insultati e talvolta minacciati. Oggi invece la gente mi dice “grazie a dio ci sei”», è il miracolo della guerra d’Ucraina rivelato dal manager noto in Germania anche per la sua viscerale passione per la caccia e perché tiene in ufficio la sua intera collezione di modellini di carri armati.
«IL GIORNO DOPO l’attesa decisione della Germania di inviare i Leopard a Kiev le azioni Rheinmetall sono salite al massimo storico in Borsa. Il produttore di tank, munizioni e altre attrezzature belliche ha raggiunto il valore di circa 10 miliardi di euro: un aumento di due volte e mezzo nell’ultimo anno con potenziale rialzo dell’indice tedesco Dax» è la speculare coincidenza finanziaria sottolineata dalla Reuters.
In pratica lo “scandalo” politico-militare dei Leopard-2 mediaticamente alimentato a tambur battente si è rivelato come la migliore pubblicità per il mezzo corazzato che Rheinmetall è pronta a fornire agli ucraini in 139 esemplari, anche se a maggio ne saranno pronti appena 29.
Rimbalza in Spagna invece la clamorosa acquisizione di Expal Systems da parte di Rheinmetall. Il gigante tedesco metterà le mani su sei fabbriche di bombe in Spagna (Oviedo, Burgos, Navalmoral, El Gordo, Albacete e Murcia) più lo stabilimento di Texarkana negli Stati Uniti. Expal vale circa 1,2 miliardi di euro e quest’anno prevede un fatturato di 400 milioni con capacità produttive stimate tra 700 e 800 milioni all’anno.
PER FINANZIARE GRAN PARTE dell’acquisto Rheinmetall emetterà un debito convertibile per un importo di 1 miliardo di euro; il resto lo pagherà cash o con prestiti bancari ad hoc. L’acquisizione di Expal dovrebbe essere conclusa entro l’estate 2023, anche se deve ancora essere approvata dall’antitrust di Madrid. Si tratta pur sempre di una produzione strategica e marca la differenza tra avere o non avere le armi. Esattamente l’argomento al centro del dilemma “morale” dell’ad di Rheinmetall. «Penso a cosa possono fare le armi. Ma penso anche a cosa succede quando non si hanno armi. Si può vedere proprio ora in Ucraina» fa sapere Papperger.
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