Europa

Per il Bloco de Esquerda una rinascita al femminile

Per il Bloco de Esquerda una rinascita al femminileMarisa Matias, 39 anni, eurodeputata del Bloco de esquerda – LaPresse

Portogallo 10%, consensi raddoppiati. Quasi disciolto nel 2011, il partito è stato ricostruito intorno a tre donne e su basi anti-austerity, ma non anti-europee

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 6 ottobre 2015

Senza ombra di dubbio il grande vincente della giornata elettorale portoghese di domenica scorsa è stato il Bloco de Esquerda che, raddoppiando i propri voti, e raccogliendo il 10% dei consensi, ha portato il proprio gruppo parlamentare da 8 a 19 deputati. Nato nel 1999 e, da allora, sempre presente in parlamento, da un punto di vista strutturale il Be ha una genesi non del tutto dissimile da quella di Syriza: come il suo alleato greco nasce dall’alleanza di forze della sinistra esterne al Partido Comunista Português (Pcp) e al Partido Socialista, (Ps).

Nel 2011 il Bloco entra in una crisi molto profonda, le urne allora lo avevano severamente punito e, causa profonde divisioni interne, la dissoluzione appariva a molti come un dato acquisito. E invece, grazie a un profondo processo di rinnovamento, che ha visto anche un passaggio di testimone non traumatico a una nuova generazione di dirigenti, ha determinato una vera e propria rinascita. Fondamentalmente sono tre le figure intorno a cui è stato ricostruito il partito, tutte e tre donne: Caterina Martins, 42 anni, portavoce, Marisa Matias, 39 anni, eurodeputata e Mariana Mortagua, 29 anni deputata all’Assembleia da Republica.

L’affermazione del Be dev’essere inquadrata anche in una chiara tendenza europea che vede i socialisti in constante e crescente emorragia di voti e, al loro fianco, svilupparsi una sinistra anti-austeritaria ma non pregiudizialmente anti-europea. Anzi, è proprio vero il contrario, il Bloco è un partito che da sempre ha sentito la necessità di radicarsi all’interno delle istituzioni europee e di rafforzare le alleanze con i partiti membri del Gue/Ngl. Un coordinamento centrale nel quale i legami tra la Matias e il leader di Podemos Pablo Iglesias sono molto forti e dal quale sembrerebbe emergere, per la prima volta, la volontà di definire politiche alternative non più a partire dai singoli stati ma direttamente da Bruxelles. Non è un caso che nel programma elettorale del Be la questione europea venga trattata nel primo punto e non è un caso che, contrariamente a quanto succede troppo spesso, il seggio europeo, occupato prima da Miguel Portas, ora dalla Matias, abbia sempre rivestito un luogo di prima importanza nell’organigramma del Bloco.

Un partito al femminile dunque, pragmatico nella sua azione, ma deciso nella definizione e nella difesa delle sue idee. Capace di trarre insegnamenti non dogmatici da quanto gli succede intorno. Così, sulla scorta dell’esperienza del governo di Alexis Tsipras, dalla quale è emersa chiaramente l’impossibilità per un singolo membro di opporsi alle politiche definite all’interno dell’Unione monetaria, la principale proposta portata avanti dal Be, è stata quella di promuovere una conferenza europea per la ristrutturazione dei debiti dei paesi della periferia dell’euro e per la cancellazione del trattati fiscali.

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