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Pensioni, per il pubblico sarà un taglio drastico

Pensioni, per il pubblico sarà un taglio drastico

Le proposte della destra La manovra col buco. Si va verso lo sciopero generale, ma tra i medici regna la frammentazione

Pubblicato circa un anno faEdizione del 1 novembre 2023

La nebbia delle bozze si dirada, ma la legge di bilancio che ne emerge appare anche peggiore del previsto.

Per i dipendenti pubblici, il taglio alle pensioni contenuto nell’articolo 33 è una mazzata. I più rapidi ad accorgersene sono stati gli esperti della Cgil che già sabato scorso avevano fatto i calcoli: nel 2024 una pensione maturata con 35 anni di contributi, 67 anni di età e 30 mila euro di retribuzione lorda annua perderà 370 euro al mese rispetto alla norma attuale. Cioè 70 mila euro a persona lungo l’intera aspettativa di vita.

L’articolo della finanziaria ricalcola infatti le pensioni di medici, dipendenti degli enti locali e insegnanti delle scuole dell’infanzia e delle elementari parificate per la quota maturata prima del 1993 in base al sistema retributivo.

La perdita di reddito annuo varierà tra il 5% e il 25%. La beffa è ancora più cocente per coloro, soprattutto medici, che hanno speso decine di migliaia di euro per riscattare gli anni della laurea e che oggi vedono vanificato quasi del tutto questo sforzo economico.

DAL CANTO SUO, il governo punta a un risparmio di spesa irrisorio nel 2024 (18 milioni di euro) ma che nel 2043 toccherà i 2,2 miliardi annui secondo le previsioni del Mef. Forse non saranno esatte, avvertono i sindacati dei medici: molti adesso sceglieranno di andare in pensione il prima possibile aprendo ulteriori buchi negli organici degli ospedali.

«Non solo sulle pensioni il governo non darà risposte a giovani, donne e pensionati ma sta decidendo di fare cassa sulle pensioni dei pubblici»Fp e Flc Cgil

«Non solo sulle pensioni il governo non darà risposte a giovani, donne e pensionati ma sta decidendo di fare cassa sulle pensioni dei pubblici» è la valutazione della Fp e della Flc Cgil. Ma stilare un calendario di mobilitazioni unitarie non è indolore. Le categorie del pubblico impiego, della scuola e dei trasporti di Cgil e Uil hanno indetto uno sciopero nazionale di otto ore per il 17 novembre, giornata che si annuncia intensa.

Nelle regioni del centro lo sciopero confederale sarà esteso anche al settore privato. Inoltre, il 17 si celebra anche la giornata mondiale dello studente, scadenza che da anni porta in piazza decine di migliaia di medi e universitari.

Nello stesso giorno scioperano anche i dipendenti pubblici della confederazione autonoma Usb, che aveva già scelto la data e ora non gradisce l’inedita convergenza. «La decisione di Cgil e Uil di sovrapporre il loro sciopero generale di pubblico impiego a quello di Usb ha l’evidente obiettivo di utilizzare la benevolenza di gran parte della stampa mainstream nei loro confronti per oscurare lo sciopero e la manifestazione nazionale di Usb» protesta la sigla. «Hanno anche collocato nella stessa giornata lo sciopero generale dei trasporti, per rendere quanto più difficile ed oneroso possibile arrivare a Roma».

SE DA UN LATO c’è chi sciopererà insieme a malincuore, dall’altro il mondo sanitario colpito dai tagli non trova una piattaforma comune. A stare ai comunicati, nessuno nega fuoco e fiamme. «Senza modifiche alle pensioni e senza adeguati finanziamenti siamo pronti allo sciopero» annunciano anche Anaao e Cimo, due delle principali associazioni di medici ospedalieri. Ma di fatto il tavolo intersindacale dei sanitari è saltato. «Pensiamo a uno sciopero per il mese di dicembre» spiega al manifesto il segretario Cimo Guido Quici, illustrando un percorso distinto da quello altrui.

In mezzo al guado, al momento, gli anestesisti dell’Aaroi-Emac, deboli numericamente ma i soli davvero in grado di bloccare gli ospedali. La categoria rischia dunque di presentarsi frammentata e in ritardo sull’iter della finanziaria. Andrea Filippi, segretario nazionale dei medici Cgil, promette al manifesto che proverà a mettere insieme i cocci. «L’obiettivo è fare del 17 una giornata di iniziative comuni con assemblee e sit-in per chi vorrà partecipare in ogni caso alla mobilitazione».

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