Dopo i palloni ecco le navi. E il gioco rischia di diventare più pericoloso. Nuove tensioni sul mar Cinese meridionale, dove ieri la Cina ha «monitorato e allontanato» una nave da guerra degli Stati uniti.

Pechino sostiene che il cacciatorpediniere missilistico USS Milius sia entrato «illegalmente» nelle sue acque territoriali, «danneggiando pace e stabilità» della regione. Washington replica che si trattava di un’operazione di routine condotta in una porzione di mare internazionale.

Le diverse versioni nascono dall’area scelta per il passaggio, nei pressi delle isole Paracelso. L’arcipelago, composto da atolli e soprattutto scogli con circa mille abitanti, è conteso tra Cina e Vietnam. Ma dal 1974 le isole sono amministrate de facto da Pechino, accusata di aver militarizzato la zona per sostenere le altre rivendicazioni in cui è coinvolta nell’area con diversi altri paesi del Sud-Est asiatico.

Il transito arriva proprio mentre le aziende della difesa statunitensi come Lockheed Martin e Boeing stanno cercando di chiudere degli affari con Hanoi, rimasta priva di diverse spedizioni di velivoli militari dalla Russia impegnata nella guerra in Ucraina. Washington sta serrando le fila in Asia e dopo aver rafforzato i rapporti militari con Giappone e Corea del sud prova a fare lo stesso nel Sud-Est.

Missione già compiuta nelle Filippine, con l’accordo sottoscritto qualche settimana fa per l’accesso a quattro nuove basi militari, di cui si è lamentato ieri il viceministro degli Esteri cinese Sun Weidong in un incontro a porte chiuse con l’omologa filippina Theresa Lazaro.

Sempre sul mar Cinese meridionale, a fine dicembre si era rischiata la collisione tra un jet americano e uno cinese. Visto quanto accaduto con il presunto pallone-spia, un eventuale incidente potrebbe avere conseguenze preoccupanti.