“Chi aveva scommesso sulla fine del Pd ha perso. Siamo ancora qui, più vivi e forti e più uniti. Stiamo arrivando…”. Elly Schlein è stata appena proclamata segretaria del Pd alla Nuvola dell’Eur di Roma, sala strapiena di delegati che non lesinano applausi. “E’ una nuova primavera”, l’incipit di un discorso che durerà oltre 80 minuti. “Saremo a fianco dell’Italia che fa più fatica, siamo qui per loro, per la loro emancipazione e riscatto. Dobbiamo tornare nei luoghi dei conflitti e della marginalizzazione, dove il Pd ha fatto più fatica, per migliorare le condizioni di vita delle persone più fragili”. Dopo anni di convegni e discussioni, la piccola rivoluzione del Pd è tutta qui: Schlein lo ripete più e più volte, “ora serve una linea chiara, dobbiamo essere credibili”. Soprattutto nei confronti di questa parte della società, che in gran parte ha smesso di votare. “Dobbiamo metterci nei panni di queste persone, mostrare empatia, essere chiari”.

Poi viene il partito. “Il mio primo impegno sarà avere cura di questa comunità e tenerla unita”, il messaggio mandato a Bonaccini e a tutti quelli che non l’hanno sostenuta al congresso. Sarà poi lei stessa a indicare l’ex sfidante come presidente dell’assemblea, votato da tutti tranne due astenuti e un contrario. “La mia storia è quella di una sinistra di governo”, manda a dire a tutti quelli che temono una svolta estremista o di protesta. Cita don Dossetti, Mattarella, Romano Prodi, David Sassoli, Livia Turco, Nilde Iotti.  Cita il giovane militante Carlo Fossati di Milano, 18 anni, che le ha chiesto di non deluderlo ancora una volta. “Carlo mi ha detto: ‘ Per la prima volta ho l’impressione che stiate parlando con me e non di me’. La differenza è tutta qui”, spiega Schlein che invita i giovani a unirsi al nuovo Pd. “In una settimana abbiamo raccolto 10mila nuovi iscritti, un segnale di vitalità, stiamo risvegliando la speranza”.

Poi cita i “mali da estirpare” nel partito: “Non voglio più vedere stranezze nel tesseramento, capibastone, cacicchi, su questi temi non sono disposta a cedere di un millimetro, ne va della nostra credibilità”. Ovazione della platea, certamente l’applauso più convinto.

Passa in rassegna le culture fondative, ai cattolici che temono di essere emarginati ricorda “l’ecologia integrale” di Papa Francesco, il “grido di sofferenza dei poveri e della terra”, chiama anche un applauso per i dieci anni di pontificato di Bergoglio.

Sul partito dice sì al ricambio del gruppo dirigente, ma “no a un vuoto nuovismo, serve un ponte tra le generazioni”. “E’ tempo di togliersi le magliette delle mozioni e indossare solo quella del Pd”, dice citando Bonaccini. “Chi ha votato chi ora non conta niente. Sarò segretaria di tutti, con Stefano dovremo lavorare molto insieme”. E se Enrico Letta in apertura (molto applaudito, ha rivendicato il percorso da settembre fino ad oggi) aveva citato l’operazione Mare Nostrum dopo la strage di Lampedusa del 2013 per dire Qdestra e sinistra restano cose molto diverse”, Schlein torna all’attacco sui ritardi nei soccorsi a Cutro e condanna ancora una volta ”la folle guerra del governo alle ong che sopperiscono all’assenza di una Mare Nostrum europea”.

“La nostra sarà una opposizione dura e rigorosa, ma a ogni no affiancheremo sempre una proposta alternativa”: anche qui cita Bonaccini. “Con le altre opposizioni ci sono terreni comuni, dal salario minimo alla difesa della sanità pubblica e della scuola come luogo di libertà”. Cita il suo recente incontro con Landini per annunciare che vedrà anche gli altri leader sindacali, a partire da Luigi Sbarra della Cisl “che dice cose molto interessanti sulla partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche delle aziende”.

Segue una lista di impegni, dalla difesa del rcd al muro che il Pd intende fare “contro la riforma fiscale che aumenta le diseguaglianze”. E ancora: le battaglie per abolire la Bossi-Fini. Per la legge contro l’omofobia e per i diritti delle famiglie lgbtqi+. Sulla guerra in Ucraina un passaggio veloce per dire ancora sì al sostegno militare a Kiev citando però Prodi, “la pace non è una parolaccia ma la nostra aspirazione”. “Quando sbaglierò rotta sono pronta ad ascoltare le critiche, costruttive, che mi farete con franchezza”.

“Non mi sento minoranza né opposizione, il Pd è casa mia. Il successo di questo partito ci riguarda tutti”, esordisce Bonaccini dal palco. “Possiamo avere opinioni diverse e alcune le abbiamo, ma le faremo vivere nel confronto leale. Da oggi ci mettiamo a disposizione per dare una mano, per unire con un confronto franco, leale e costruttivo”.

Il governatore chiede di “mandare a casa una destra inadeguata”, insiste sulla “cultura di governo anche se siamo all’opposizione” e difende Roberto Speranza (che siede in prima fila insieme agli altri di Articolo 1 rientrati nel Pd) dalle accuse sulla gestione Covid: “Roberto, hai difeso la salute dei cittadini”. E Conte e Calenda dice: “Basta fare opposizione al Pd, per costruire una alternativa noi siamo indispensabili”. Poi propone a Schlein un tour nei tanti distretti produttivi italiani, “come fecero Bersani e Letta nel 2004, quel viaggio deve ricominciare”.

Arriva il momento dell’elezione dei vicepresidenti: tocca a due donne che hanno sostenuto Schlein, la piemontese Chiara Gribaudo e la pugliese Loredana Capone, presidente del consiglio regionale. Arriva anche il voto sul nuovo tesoriere, l’abruzzese Michele fina, segretario regionale, che prende il posto di Walter Verini (salutato con molto affetto dalla neosegretaria)  e dice: “Speriamo bene…”.

Bonaccini ormai sembra averci preso gusto con ruolo di presidente, guida le votazioni, fa battute e si rivolge alla sua predecessore Valentina Cuppi, in prima fila: “Ehi Valentina, sto andando bene?”.

Partono gli interventi. “Abbiamo alle spalle due stagioni e due segreterie che non hanno retto alla prova degli eventi. Non è una questione di persone, ora però un terzo rovescio non è consentito”, avverte Gianni Cuperlo. “In questi anni siamo stati piu’ capaci di fare manutenzione ordinaria che trasformazione radicale della societa’”, il messaggio di Pala De Micheli. “Essere capaci di incarnare questa trasformazione ci rendera’ di nuovo credibili”.

“Andiamoci a riprendere i voti nei quartieri popolari, evitiamo che il welfare divenga un ruolo in cui si pratichi o si teorizzi la secessione dei ricchi. La giornata di oggi ci dà tanto respiro e ci permette di rialzare la testa”, dice Pierfrancesco Majorino, uno dei volti di punta dell’era Schlein. Defilato l’ex ministro Lorenzo Guerini che non siede in prima fila ma sta in piedi a lato della sala: “Auguri e buon lavoro a Schlein e Bonaccini eletto presidente. E soprattutto auguri e forza alla nostra comunità”. La linea dura degli ex renziani che predicavano un atteggiamento più duro verso la neoleader è per ora sembra sconfitto. Si capirà meglio nei prossimi giorni con il varo della segreteria e i nomi dei nuovi capigruppo in Parlamento. Il nome di Guerini (e questo non è un piccolo dettaglio) non è tra i componenti della nuova direzione votata a metà pomeriggio (7 astenuti e 1 contrario). Per la sua area ci sono Giorgio Gori, Piero De Luca e Alessandro Alfieri.

Tra le new entry in direzione l’ex leader Cgil Susanna Camusso, il braccio destro di Bonaccini Davide Baruffi, l’ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi (vicinissima a Schlein). E poi le sardine Mattia Santori e Jasmine Cristallo, il rientro dei bersaniani Alfredo D’Attorre, Arturo Scotto e Cecilia Guerra, Michela de Biase (moglie di Franceschini), l’ex leader Csil Anna Maria Furlan, l’economista Emanuele Felice. Tra i big confermati Andrea Orlando, Peppe Provenzano, Graziano Delrio e Goffredo Bettini; torna Livia Turco.