Le liberalità che il governo Meloni sta concedendo sulle case non riguardano la libertà dell’abitare. In mezzo ai micro appartamenti da 20 metri quadri, l’abitabilità per i sottotetti, i cambi di destinazione d’uso facili e le tolleranze costruttive, la maggioranza non ha trovato il modo di inserire una passaggio sull’edilizia popolare. Anzi, ha ritirato un suo stesso emendamento sul tema. E ancora una volta, nel gioco delle parti, Forza Italia prova a marcare una differenza.

IL PROVVEDIMENTO dell’azzurro Piergiorgio Cortelazzo mirava «a contrastare il disagio abitativo sul territorio nazionale, anche mediante la valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente e il contenimento del consumo di suolo» ed era stato non solo sottoscritto da tutti i gruppi di maggioranza ma anche pubblicizzato dallo stesso ministro Salvini che gli aveva anche affibbiato il nome di «Piano Casa Italia», già usato da Renzi quando era premier.

NELLE INTENZIONI il Piano Casa Italia avrebbe dovuto «finalizzare una complessiva riorganizzazione del sistema casa, integrare i programmi di edilizia residenziale e di edilizia sociale, razionalizzare l’utilizzo dell’offerta abitativa disponibile». Nulla di rivoluzionario ma almeno un segno di attenzione al tema dell’abitare ormai esplosivo. Invece ieri, durante l’analisi decreto Infrastrutture in Commissione Ambiente, il centrodestra ha deciso di non discutere neanche del suo stesso emendamento, decidendo di ritirarlo.

L’EDILIZIA PUBBLICA può aspettare. La quota di alloggi disponibili a canone sociale in Italia è meno del 5% a fronte del 20% di Francia o Gran Bretagna, ad esempio. Nonostante la grave emergenza abitativa (secondo i dati del Viminsle, entro 4 anni ci saranno circa 240mila nuove sentenze di sfratto e almeno circa 180mila famiglie ne subiranno uno esecutivo con la forza pubblica) il governo non ha previsto risorse per recuperare le decine di migliaia di edifici popolari degradati. Il fabbisogno di edilizia pubblica, che già oggi gli enti gestori stimano in circa 600mila unità, crescerà ancora di fronte a una precarietà abitativa in continua espansione, anche a causa della turistizzazione delle città che espelle i lavoratori a redditto basso. «È solo un provvedimento marchettificio che non risolve alcuna delle priorità del Paese», dicono i deputati dem. Come per altre norme dell’ultimo anno, anche in questo caso il governo ha disertato i lavori delegando la presenza in commissione ai sottosegretari. Il decreto, secondo l’opposizione, «si è via via tramutato in un assalto alla diligenza per ottenere risorse per alcuni territori vicini alla destra». E il partito di Salvini ha fatto incetta.

LA DEPUTATA DELLA LEGA, Laura Cavandoli, eletta a Parma, gioiva per i 6 milioni di euro in arrivo per il completamento del Ponte Nord della sua città, quello pisano Edoardo Ziello ringraziava il capo del suo partito per i 30 milioni destinati alla realizzazione del consolidamento delle sponde del canale dei Navicelli e così via. «Non è un decreto ma un bazar – commenta Simiani, capogruppo Pd in commissione Agricoltura – ci hanno messo dentro di tutto, un sacco di progetti che attivano fasi costruttive diverse senza un piano unico. Senza una idea di gestione e programmazione, è solo una mobilitazione di risorse che vengono tolte a destra e manca con una gestione clientelare verso i singoli luoghi in cui ci sono amministratori di destra». Inoltre, notano dal centro sinistra, si conferma l’abuso dello strumento delle cabine di regia.

DAL DL INFRASTRUTTURE è stata anche espunta la cosiddetta Salva Milano con la quale il vicepremier pretende di sciogliere i nodi urbanistici nel capoluogo lombardo, dopo le inchieste della Procura che hanno portato al sequestro di alcuni grattacieli. Il provvedimento è stato affossato mercoledì scorso durante una riunione tra governo e maggioranza perché non avrebbe avuto gli estremi per l’ammissibilità.

TUTTAVIA LA NORMA, che era stata precedentemente stralciata anche dal Salva Casa, sarà trasformarla in una proposta di legge parlamentare da presentare a giorni e con procedura d’urgenza. Salvini ha fatto buon viso a cattivo gioco: «Sto lavorando a un testo che metta d’accordo tutti, senza opposizioni», ha spiegato ad Antenna 3. Mentre domani è attesa la fiducia anche sul Dl Infrastrutture.