Le elezioni francesi avevano le caratteristiche di un thriller: sono state annunciate all’improvviso, le forze di estrema destra erano considerate le più probabili vincitrici e alla fine il Nuovo Fronte Popolare ha salvato la situazione. In una narrazione semplicistica, questo sarebbe ciò che tutti devono sapere. Tuttavia, analizzarne l’esito è fondamentale per trarre informazioni cruciali sul futuro politico dell’Europa.

Si può tranquillamente supporre che la dottrina del capitalismo neoliberale che ha prevalso in Europa negli anni ’10 sia stata totalmente screditata nella coscienza pubblica. Questo modello neoliberale, principale sostenitore delle politiche del centro-destra in tutta l’Ue, ha avuto come unico risultato quello di ampliare le disuguaglianze sociali, ha distrutto la coesione sociale e ha portato a un forte aumento della povertà.

Soprattutto, ha fatto sì che l’«altro 99%» degli svantaggiati sentisse che la propria vita non poteva migliorare e che non c’era alternativa alle proprie difficoltà finanziarie e sociali. Tale situazione, insieme alla tendenza delle élite politiche a non tenere conto delle richieste popolari, ha portato alla percezione da parte dei cittadini che la loro voce non sia ascoltata e che le loro richieste siano ignorate. Di conseguenza, il processo politico come metodo di risoluzione dei problemi è stato ampiamente screditato.

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È ciò che abbiamo sperimentato durante le elezioni europee. Le forze di estrema destra hanno ottenuto percentuali allarmanti soprattutto perché hanno finto di schierarsi con le richieste popolari contro l’establishment politico. Così facendo, sono anche riuscite a confondere le linee di demarcazione rispetto ai problemi fondamentali della gente. Improvvisamente, il problema non era più l’incapacità del capitalismo neoliberale di provvedere alle esigenze del popolo, bensì gli «altri»: migranti, progressisti, attivisti per i diritti umani, sostenitori di società aperte e inclusive, manifestanti contro la guerra, ecc.

Così si sono guadagnati la silenziosa tolleranza – se non l’accettazione – delle attuali forze politiche di destra e di centro-destra in Europa per poter continuare le loro politiche economiche, soprattutto la riduzione del settore pubblico e della spesa pubblica, e per evitare la possibilità di un governo progressista che metta in discussione le attuali strutture socio-economiche fallimentari. Vorrei ricordare ai vostri lettori il profondo blocco anti-Syriza creato in tutta Europa dalle forze di destra per minimizzare gli effetti della vittoria elettorale di un fronte politico progressista e anti-austerità.

In sintesi, questa è la minaccia che abbiamo evitato alle elezioni francesi: un’eventuale vittoria del Rassemblement National avrebbe molto probabilmente significato la creazione di una coalizione di estrema destra, estrema destra, destra e forse centro-destra.

Per onestà, non possiamo assolvere le forze progressiste dagli errori che hanno portato alla rinascita di partiti isolazionisti, xenofobi e nazionalisti. I partiti socialdemocratici europei hanno avuto un bilancio spaventoso nel modo di gestire la crisi economica e una serie di emergenze, come la pandemia Covid-19, l’offensiva israeliana su Gaza, ecc. In molti casi, i partiti di centro-sinistra si sono allontanati dalle loro radici e dalla loro causa, servire l’interesse pubblico.

La politica della socialdemocrazia di abbracciare l’ideologia centrale del neoliberismo – per cui le disuguaglianze sociali sono quasi un fenomeno naturale – è stata un errore strategico che ha condotto a risultati catastrofici per le forze progressiste alle ultime europee.

In questa situazione desolante, il Nuovo Fronte Popolare ha fornito un’alternativa inattesa, ma molto gradita, per il futuro delle forze progressiste in Europa. Costruire una coalizione di forze affini, che vanno dal socialismo democratico all’ecologia politica e alla sinistra, è necessario, ma non è facile.

Uniti dall’obiettivo di sconfiggere l’estrema destra in un modo che ricorda il Fronte Popolare originale degli anni ’30, l’iniziativa dei partecipanti al Nfp ha mostrato la strada a tutti noi che crediamo nella causa della sinistra moderna. Dobbiamo mettere da parte le nostre differenze e unirci in una piattaforma politica comune su uno spettro paneuropeo basato su posizioni condivise, quali:
• affrontare l’aumento del costo della vita, la crisi degli alloggi e la disoccupazione giovanile;
• proteggere i diritti del lavoro e ridurre drasticamente le disuguaglianze sociali;
• aumentare la spesa pubblica per la salute e l’istruzione;
• abbattere le barriere alle opportunità
• salvaguardare lo stato di diritto e le libertà individuali e civili;
• affrontare efficacemente la crisi climatica e promuovere una giusta «transizione verde»;
• chiedere un cessate il fuoco immediato a Gaza, con il ritorno di tutti gli ostaggi, la ripresa dei negoziati per una soluzione a due Stati sulla base dei confini del 1967 e il riconoscimento dello Stato di Palestina.

La conclusione più importante che si può trarre dalle elezioni francesi è che sperare nel cambiamento non è utopia ma realtà. Per farlo, però, tutte le forze progressiste – in Grecia, in Francia e nel resto dell’Ue – devono finalmente capire che è necessario ascoltare la voce di chi non ha voce e trovare soluzioni ai loro problemi. Dopotutto, un ampio fronte politico progressista può essere costruito solo dalla gente e non dalla leadership dei partiti. Se perdiamo questa occasione storica che la vittoria del Nfp ci ha offerto, il pericolo della rinascita dell’estrema destra non sembrerà più così lontano.

*Presidente di Syriza-Alleanza progressista