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Autonomia, scontro Lega-Fi. E la Cgil boccia la flat tax fiscale

Autonomia, scontro Lega-Fi. E la Cgil boccia la flat tax fiscaleIl vicepremier forzista Antonio Tajani – Ansa

Consiglio dei ministri Informativa di Calderoli, Veneto, Piemonte, Liguria e Lombardia già pronte a trattare con il governo. Ma il vicepremier Tajani dà voce ai mal di pancia dei forzisti e avverte: ogni riforma deve essere nell'interesse di tutti i cittadini. Sul concordato preventivo biennale la contrarietà del sindacato: "Si continuano a privilegiare categorie che, secondo lo stesso Mef, hanno un tax gap del 70%"

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 27 luglio 2024

In un consiglio dei ministri che ha approvato in via definitiva il decreto correttivo sulle scadenze fiscali e il discusso concordato preventivo biennale, sul quale si è subito fatta sentire la voce critica della Cgil, a tenere banco è stata anche l’informativa di Roberto Calderoli sull’autonomia differenziata. Una relazione, quella del ministro leghista per gli Affari regionali, che ne ha definito i principi generali e le modalità di approvazione delle intese fra lo Stato e una Regione.

Sono state già trasmesse al governo le richieste di avvio di negoziato da parte di Veneto, Piemonte, Liguria e Lombardia. Ma soprattutto nella discussione è arrivato un intervento-avvertimento del forzista Antonio Tajani. Il vicepremier ha così dato voce alle preoccupazioni delle regioni meridionali, e al tempo stesso dei tanti mal di pancia all’interno di Forza Italia. Uno per tutti quello del vicesegretario e governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, che nei giorni scorsi ha già espresso a più riprese le sue perplessità.

Con consumata diplomazia, Tajani aveva anticipato la natura del suo intervento a Giorgia Meloni, ribadendo poi prima del Cdm che “l’autonomia non è un dogma di fede, quindi vigiliamo affinché venga ben applicata. Dire vigilare non vuol dire mettersi di traverso, significa fare le cose fatte bene”. In controluce i rischi per Forza Italia di perdere la presa sul suo, ancora cospicuo, bacino elettorale al Sud. Di qui tutta una serie di questioni “che devono essere tenute in conto, perché ogni riforma deve essere applicata bene e nell’interesse generale di tutti i cittadini”. Tajani ha anche chiesto a Calderoli una copia dell’informativa.

Quanto al decreto correttivo sulle scadenze fiscali, il viceministro Maurizio Leo ha spiegato che “il correttivo procede ad una ridefinizione dei termini per la presentazione delle dichiarazioni, spostando dal 30 settembre al 31 ottobre la scadenza per l’invio delle dichiarazioni relative alle imposte sui redditi e all’Irap. Viene poi ampliato da 30 a 60 giorni il termine per il pagamento degli avvisi bonari ricevuti a seguito del controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni”.

Ben più impattante il tema del concordato preventivo biennale, altro meccanismo con cui il governo conta di incassare risorse da utilizzare per la manovra. Per favorirne l’adesione arriva una flat tax incrementale sul maggior reddito concordato, con aliquote variabili dal 10 al 15% in base al punteggio Isa, quello che indica l’affidabilità fiscale. Vengono inoltre rivisti gli acconti, con una minore maggiorazione. “Misure di fondamentale importanza – ha sottolineato Leo – per fornire maggiore chiarezza e flessibilità ai contribuenti, facilitando il rispetto delle scadenze fiscali e rendendo più agevole la gestione degli obblighi tributari”.

Ai giudizi favorevoli di Confcommercio, Confartigianato e Cna si contrappongono le motivate critiche della Cgil con il segretario confederale Christian Ferrari: “Ribadiamo la nostra contrarietà, si favoriscono gli evasori liberandoli dall’obbligo di pagare le imposte sul reddito effettivo. Si tratta di un provvedimento oggi ulteriormente peggiorato, con la previsione di una flat tax incrementale tra il 10 e il 15%, nel disperato tentativo di aumentare il numero di adesioni che – a quanto risulta – saranno molto basse, al punto che si prevede un effetto insignificante sulle casse pubbliche. Perché, in assenza di controlli, resta più conveniente evadere che pagare qualcosa di più”.

Secondo Ferrari “va ribaltato l’approccio, utilizzando tutti i mezzi tecnologici disponibili per contrastare l’evasione, a partire dall’incrocio massivo e preventivo delle banche dati, compreso il redditometro che invece, secondo quanto riferisce il ministro Salvini, è stato deciso di superare definitivamente. Il governo evidentemente non ha alcuna intenzione di procedere in questa direzione, e vuole continuare a privilegiare categorie che, secondo lo stesso Mef, hanno un tax gap del 70%, a discapito di lavoratori e pensionati, che sono rimasti gli unici a pagare tutto il dovuto”. Scontata la mobilitazione del sindacato “per impedire questa deriva, e tutelare i diritti delle persone che rappresentiamo”.

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