Autonomia, costituzionalisti in campo per l’ammissibilità del referendum
Il convegno Per gli esperti il quesito è chiaro e omogeneo e riguarda il complessivo disegno politico. Inoltre la legge Calderoli è collegata alla manovra in modo solo formale, vista l'invarianza di spesa
Il convegno Per gli esperti il quesito è chiaro e omogeneo e riguarda il complessivo disegno politico. Inoltre la legge Calderoli è collegata alla manovra in modo solo formale, vista l'invarianza di spesa
Il referendum sull’autonomia differenziata si celebrerà dopo la sentenza della Corte costituzionale di ieri che ne ha cassato i due principi fondanti e ne ha «interpretato» altre norme in senso opposto a quello in cui si stava muovendo il governo? Prima ancora del tema della sua ammissibilità (ancora da parte della Consulta che dovrà pronunciarsi a gennaio) la parola passa ora alla Cassazione, che dovrà dire se residuano nella legge Calderoli altri punti su cui possa essere celebrato il referendum.
Il tema è stato affrontato ieri mattina, prima della sentenza della Corte, da un convegno all’Università La Sapienza di Roma a cui hanno partecipato una ventina di costituzionalisti, tra cui due ex presidenti della Corte, Gaetano Silvestri e Giovanni Maria Flick. Il convegno è stato convocato dal professore Gaetano Azzariti, presidente dell’associazione Salviamo la Costituzione che è una dei promotori del referendum, allo scopo di «esporre le buone ragioni dell’ammissibilità» del quesito, dinanzi a «una giurisprudenza della Corte ondivaga» nel passato, talvolta al limite dell’incomprensibilità su alcuni referendum.
Le ragioni dell’ammissibilità sono state espresse da Azzariti e da Barbara Pezzini e poi ribadite nei suoi vari aspetti dai giuristi intervenuti, che hanno smontato le tesi dei sostenitori dell’inammissibilità (pochi giuristi e molti politici, come ha evidenziato Silvestri). «Se non fossi convinto delle ragioni dell’ammissibilità – ha scritto Flick in un messaggio letto da Azzariti – non avrei accettato di presiedere il comitato promotore». Innanzi tutto, il quesito è chiaro e omogeneo perché riguarda non solo una intera legge, ma anche il suo complessivo disegno politico; in secondo luogo, il collegamento con la legge di Bilancio è solo formale, visto che la legge prevede l’invarianza finanziaria.
«Troppo facile fare come gli abati del Medioevo che per mangiare l’abbacchio a quaresima dicevano “ego te baptizo piscem”» ha detto Maria Agostina Cabiddu. Tanto meno è una legge costituzionalmente necessaria: lo dimostrano le Intese avviate con le regioni richiedenti dai governi Gentiloni e Conte Uno. «Semmai è superflua», ha detto Massimo Siclari. «Trovo strano – ha detto Silvestri – che mettiamo in campo tanta dottrina per dimostrare scientificamente l’ovvio», cioè l’ammissibilità.
Il convegno si è svolto la mattina, al buio rispetto al pronunciamento della Consulta, ma ci si è interrogati sui possibili diversi scenari a seguito della sentenza. Si è dato per scontato che la Corte non avrebbe bocciato in toto la legge, unico sviluppo che farebbe cadere il referendum. Questo rimarrebbe in piedi, ha sottolineato Massimo Villone e tutti gli intervenuti, nel caso di bocciatura parziale della legge, perché la Cassazione dovrebbe prendere atto che c’è una parte residua su cui far esprimere i cittadini. Villone ha espresso qualche timore davanti a una sentenza interpretativa e additiva della Consulta.
Orbene, ieri pomeriggio è arrivata una complessa sentenza che cassa due punti essenziali e indica su altri punti una interpretazione vincolante. Azzariti si è detto convinto che anche in un simile contesto la Cassazione darà il via libera al referendum riformulandolo. Infatti, al di la delle singole norme, i cittadini sono chiamati a pronunciarsi «sul disegno complessivo» rappresentato dalla legge Calderoli. Se la Cassazione manderà avanti un quesito ridenominato è bene che la Consulta si pronunci per la sua ammissibilità, ha insistito Silvestri, per consentire la «massima libertà» ai cittadini, che costituisce la ratio più profonda del referendum abrogativo dell’articolo 75 della nostra Carta.
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