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Pd, Bonaccini battezza l’area degli scontenti

Pd, Bonaccini battezza l’area degli scontentiRomano Prodi

Cesena Nasce Energia popolare, Prodi: «Coniugare riformismo con un radicalismo dolce. Serve unità». Tra i critici del nuovo corso dem Base Riformista, Guerini: «Non seghiamo il ramo su cui siamo seduti ma sono preoccupato per l’albero»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 23 luglio 2023

Un lungo applauso ha sottolineato, ieri a Cesena, l’arrivo di Romano Prodi alla giornata conclusiva di Energia popolare, la manifestazione che ha tenuto a battesimo l’area politico-culturale di Stefano Bonaccini che, però, quasi tutti chiamano corrente. «Un invito gradito dopo tanti anni che non parlavo più» ha sottolineato il professore. Il ragionamento è partito dal quadro internazionale per arrivare al Partito democratico: «Serve una sinergia tra riformismo e radicalismo. C’è un riformismo indispensabile accompagnato da una certa necessità di radicalismo che in famiglia avremmo definito dolce. Il Pd ha ancora la possibilità di essere il perno della trasformazione ma può farlo solo con uno spirito unitario». Messaggio alla minoranza inquieta ma anche alla segretaria. «Con Thatcher e Regan è cambiato il pensiero economico – ha proseguito Prodi -. Il riformismo ha perso la bussola. Non sono contrario alle alleanze ma devono fondarsi su un’idea condivisa dell’Italia. In 15 anni il Pd ha perso 6 milioni di voti, ripensiamo agli errori fatti».

Ai centristi dem: «Il compromesso va bene ma quando ci sono solo compromessi si sfascia l’anima del Paese. Il Pd ha inseguito obiettivi di breve periodo: le legge elettorale, la riforma Rai, il finanziamento pubblico ai partiti, alcune riforme istituzionali. Li ritengo cedimenti alla situazione. Bisogna che il Pd ricominci a parlare con gli italiani affrontando la causa del declino. Non possiamo essere un partito rassegnato in un Paese rassegnato». Bene il salario minimo: «L’idea che 9 euro l’ora siano troppi non sta né in cielo né in terra». Venerdì c’era chi rimpiangeva Marco Minniti: «L’Europa deve muoversi – ha commentato Prodi – ma in Italia non affrontiamo il problema migranti. Abbiamo bisogno di forza lavoro». Quindi l’affondo sul governo: «Il Servizio sanitario viene strangolato. Non possiamo avere come obiettivo essere il b&b del mondo, la politica economica non si fa con i bonus. Serve la difesa dei diritti sociali e il ruolo dello Stato come innovatore. Non siamo stati in grado di rappresentare gli sconfitti della globalizzazione».

Il richiamo all’unità è stato indirizzato a una platea piuttosto agguerrita. «Vedo il rischio di un arroccamento identitario che diventa settario» l’affondo dell’eurodeputata Patrizia Toia. Il più velenoso è stato il sindaco di Prato, Matteo Biffoni: «Cara segretaria forse non ti abbiamo vista arrivare. Adesso però aspettiamo di vedere gli elettori». I più insofferenti sono quelli di Base riformista, Lorenzo Guerini ha fatto la sintesi: «Per la prima volta non c’è un segretario eletto con il 70%. Chi è alla guida del partito ha il dovere di interpretare questa complessità. Dobbiamo costruire un’area politicamente organizzata. Non possiamo segare il ramo su cui siamo seduti ma ho qualche preoccupazione per l’albero».

A Bonaccini il compito di fare sintesi tra l’adesione alla segreteria unitaria (con lui presidente) e un pezzo di partito scontento per aver ceduto posti, che guarda alle prossime prove elettorali come a stress test sulla tenuta di Elly Schlein. «Facciamo vivere un’area politica-culturale che superi il correntismo esasperato – il messaggio – . Il Pd è la casa di tutti. Abbiamo bisogno che il nostro riformismo sia popolare e di popolo, che la nostra radicalità non diventi minoritarismo o massimalismo. È la differenza che separa il movimentismo dalla vocazione maggioritaria». Quindi la rassicurazione: «Se pensassimo di indebolire Elly Schlein indeboliremmo noi stessi. Se vogliamo essere grandi dobbiamo essere plurali. Per vincere bisogna allargare il campo. Il Paese non potrà avere un’alternativa praticabile se si spegna il motore riformista del Pd».

Il governatore emiliano ha fatto l’elenco delle battaglie da fare, un terreno che piace a Schlein: antifascismo, sanità, migranti, condoni, transizione ecologica, salario minimo. «Dobbiamo volerci più bene, rispettarci anche nelle nostre differenze – il commento della segretaria dalla festa dell’Unità di Mantova -. Nelle nostre sedi vanno bene le discussioni poi, fuori, tutti dobbiamo essere uniti per battere la destra. La nostra gente non capisce quando siamo gli uni contro gli altri armati».

Infine, da Bonaccini un messaggio all’ex campo largo: «Noi da soli non bastiamo ma gli amici dei 5S e del Terzo Polo, per non dire di Avs, sappiano che senza di noi non andranno da nessuna parte». Parole subito rintuzzate da Carlo Calenda: «Caro Bonaccini, inutile continuare con questa tiritera sul campo largo. Come governeresti con 5S su Ucraina, rigassificatori, termovalorizzatori, giustizia, difesa? Mi concentrerei su questo problema che, per fortuna, non riguarda noi».

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