Non è la Leopolda di Renzi, non è una corrente del Pd: ieri pomeriggio a Cesena è iniziata la due giorni «Energia popolare» organizzata da Stefano Bonaccini. Lo stesso nome del gruppo che lo ha sostenuto nella campagna (persa ai gazebo) per il congresso dem. Si tratta di «un’area politico-culturale che porti a delle proposte», questa l’interpretazione autentica. Assomiglia però a una corrente? «Non ho paura di chiamare le cose col loro nome – la replica ieri di Lorenzo Guerini, big di Base riformista -. Sicuramente non è un convegno. È un’area che si organizza, che ha avuto un risultato importante al congresso e che darà il proprio contributo in una dialettica vera, di cui c’è bisogno». E Piero Fassino: «Non ho mica paura della parola corrente. I grandi partiti, tutti, hanno un dibattito che si articola attraverso diverse sensibilità. Il tema è che siano luoghi, come lo è questo, di proposta politica e non filiere per contrattare candidature».

BONACCINI, dopo la sconfitta, si è seduto al tavolo del confronto con Elly Schlein, la segreteria unitaria che ne è scaturita ha lui come presidente del partito. I malumori, in particolare da Base riformista, sono però rimasti sia sul fronte incarichi che sulla linea politica con, all’orizzonte, le liste per le europee. E magari, senza un risultato positivo, subito dopo un nuovo congresso. L’iniziativa nasce su alcuni punti: confermare il patto con la segretaria, almeno fino alle europee, sia pure chiedendo una correzione di rotta (viste ad esempio le acque agitate sulla Gpa); non disperdere «l’area Bonaccini» provando a rinsaldare la sua leadership nel campo riformista, in un partito che liquida persino i segretari in agilità.

«ABBIAMO VOLUTO CHIAMARE chi mi ha sostenuto, magari anche chi non mi ha votato e pensa sia utile al Pd un contributo di idee – le sue parole all’apertura dei lavori -. C’è stata una mozione che ha raccolto tanto consenso anche tra gli elettori, pur riconoscendo la vittoria di Elly. E soprattutto ha raggiunto la maggioranza assoluta tra gli iscritti. È un cammino che riprende non in contrapposizione a qualcuno o qualcuna, un grande partito deve essere plurale. C’è tanta gente che non vuole rinunciare a un’idea riformista del Pd e del centrosinistra».

COME A NAPOLI lo scorso week end, la parola d’ordine per adesso resta unità così a Cesena ieri c’era anche Schlein che ha puntualizzato: «Il nostro è un partito plurale, un carattere che vada valorizzato nel rispetto dell’esito del congresso, che ha dato l’indicazione della linea da seguire. Una linea che si sta sostanziando con grande compattezza nelle battaglie che stiamo portando avanti: lavoro di qualità, diritto alla casa, salute, Pnrr e il no all’autonomia differenziata di Calderoli. Su questi temi stiamo dimostrando di saper lavorare bene. A me la responsabilità di tenere insieme le battaglie».

VALERIA VALENTE alla segretaria: «Sento spesso Elly dire ‘ho vinto congresso e ho diritto dovere di portare avanti la linea che ha vinto’. Hai anche il dovere di fare sintesi». La replica: «Valeria mi ricordava la responsabilità di lasciare alle spalle il congresso. Ascolto le critiche ma dobbiamo darci un perimetro di affidabilità in cui ci sentiamo parte della stessa squadra». Oggi ci sarà Romano Prodi, nume tutelare dem, ad aprile aveva consigliato: «Se Elly non recupera la sinistra e il centro perderà le elezioni future. Serve un compromesso su tutto».

SUL FRONTE PADRI NOBILI, in mattinata Bersani aveva commentato: «Conosco Bonaccini. Non ci sarà del correntismo nel senso deteriore. Ci sarà una discussione sulle idee». E poi: «Dico a Schlein ‘hai fatto trenta, fai trentuno’: tieni ancora aperto. Uno sguardo largo sull’esigenza di costruire un campo progressista alternativo». Parole sottolineate sia dalla segretaria («Ha ragione Pier Luigi Bersani quando dice di tenere aperte, spalancate, porte e finestre») che da Bonaccini: «L’ho trovata una dichiarazione molto bella dicendo che mi conosce. Non ha dubbi che questa iniziativa viene fatta non per fare una corrente per mettersi in competizione con altri ma per avere un luogo in cui si mettono a confronto idee, a volte nemmeno tutte coincidenti, per provare a fare del Pd un partito che già il prossimo anno prova a vincere».

I MALUMORI restano. Ad esempio, nel pomeriggio l’ex capogruppo al Senato, Simona Malpezzi: «Della sostituzione di Gianni Cuperlo con Nicola Zingaretti alla guida della Fondazione dem l’ho saputo dai comunicati. Mi dispiace perché ho visto come ha lavorato, ha curato la fondazione come un pezzo di sé». Il riferimento è alla conferenza stampa con cui, in mattinata, è stato ufficializzato il cambio di guardia alla Fonazione Pd. «Un luogo in cui sviluppare un pensiero curioso, lungo e profondo e per promuovere un confronto che valorizzi il pluralismo interno, la cura delle nostre radici, guardando al futuro» le parole della segretaria.

E ANCORA: «Abbiamo l’ambizione di far tornare la politica a non essere ossessionata dall’hashtag o dalla scadenza elettorale. Una politica che alzi lo sguardo, con una prospettiva di 10, 20 anni sui processi di trasformazione, senza un dibattito ombelicale». Da Cuperlo nessun commento. Entusiasta Zingaretti: «Abbiamo deciso di dotare il Pd di un luogo di confronto, crescita e riflessione curiosa. Un servizio alle scelte dell’ultimo congresso». La fondazione ha preso il via solo nel 2019 ma con fondi scarsi. L’allora segretario Zingaretti nominò Cuperlo poi confermato da Letta. L’idea adesso è dotarla di risorse e farla aderire alla Foundation for European progressive studies cioè la fondazione dei partiti che aderiscono al Pse. E, anche se l’interessato lo bolla come un gossip, sono tutti convinti che Zingaretti voglia correre alle europee.

TRA LA MINORANZA dem la decisione è stata bollata come una rivincita della segretaria visto che Cuperlo aveva corso al congresso come rappresentante della «sinistra ortodossa». E ancora: «Un intellettuale vero, perché sostituirlo?», evidentemente non riconoscendo lo stesso status a Zingaretti. Altri, invece, fanno notare che la fondazione dem ha come missione riunire le varie fondazioni di area esistenti, compresa ItalianiEuropei guidata da Massimo D’Alema. Dal Nazareno la replica: «Il ruolo è legato alla segreteria, l’incarico era scaduto con la conclusione della leadership Letta. Cuperlo non si occupava più della fondazione da mesi». A breve potrebbe cambiare anche il coordinatore dei sindaci Pd: a Matteo Ricci potrebbe subentrare il primo cittadino di Bologna, Matteo Lepore.