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Pcc e Vaticano, un gesuita cinese per Hong Kong

Pcc e Vaticano, un gesuita cinese per Hong Kong

Nuovo vescovo L’intesa sino-vaticana, promossa dalla Santa Sede come un’esigenza pastorale in un paese che conta 12 milioni di fedeli cattolici, è stata raggiunta guardando con molta attenzione la circoscrizione vescovile di Hong Kong

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 18 maggio 2021

«La diocesi cattolica di Hong Kong ha un nuovo vescovo». Con queste parole il Sunday Examiner, testata online della diocesi dell’ex colonia britannica, ha accolto la notizia diffusa ieri dalla Sala Stampa della Santa Sede sulla nomina del gesuita cinese Stephen Chow alla guida di una delle diocesi più delicate per la Chiesa cattolica.

Nato nel 1959 nell’ex colonia britannica, dove è a capo dell’ordine dei gesuiti, padre Chow ha ottenuto il Baccalaureato e un master in psicologia negli Usa, per poi tornare ad Hong Kong e completare gli studi di filosofia. La scelta di Chow non è casuale e arriva dopo due falliti tentativi per la nomina del vescovo di Hong Kong. I precedenti potenziali candidati erano considerati troppo vicini alle istanze del Partito comunista cinese oppure si erano esposti durante le proteste pro-democrazia del 2019, che hanno cambiato la vita politica, sociale ed economica dell’ex colonia britannica.

Chow si è infatti contraddistinto per non aver mostrato alcuna inclinazione politica evidente, tanto che in qualità di direttore di Wah Yan, uno degli istituti scolastici più elitari di Hong Kong, ha rassicurato i genitori degli alunni che il collegio non è un’organizzazione politica e pertanto sarà assicurata l’imparzialità degli insegnanti alle prese con l’educazione sulla sicurezza nazionale, voluta dal governo locale. Una neutralità che piace a Pechino e al Vaticano, che lo scorso ottobre hanno rinnovato, per un altro biennio, il difficile accordo provvisorio per la nomina dei vescovi stipulato il 22 settembre 2018, il cui testo rimane ancora segreto.

L’intesa sino-vaticana, promossa dalla Santa Sede come un’esigenza pastorale in un paese che conta 12 milioni di fedeli cattolici, è stata raggiunta guardando con molta attenzione la circoscrizione vescovile di Hong Kong. Alla diocesi dell’ex colonia britannica infatti mancava un leader permanente dal 3 gennaio 2019, quando è morto il vescovo Michael Yeung Ming-cheung, e la sua guida è passata a John Tong Hon nelle vesti di amministratore apostolico. Già vescovo di Hong Kong dal 2009 al 2017, Hon è stato richiamato all’indomani della scomparsa di Ming-cheung per colmare nella diocesi dell’ex colonia britannica un vuoto spirituale e politico, acuito dalla crisi dei rapporti sino-vaticani interrotti nel 1951. Ma soprattutto Hon aveva l’annoso compito di trattenere la figura ribelle del vescovo emerito di Hong Kong, Joseph Zen, che considera l’intesa sino-vaticana l’inizio della svendita della Chiesa e dei fedeli cattolici al Partito Comunista Cinese.

Il gesuita ora deve svolgere un ruolo cruciale per il cattolicesimo in Cina e a Hong Kong e per i rapporti sino-vaticani, cercando di allentare le tensioni in seno alla Chiesa cattolica cinese, senza però scontentare i funzionari di Hong Kong che auspicano nella stabilità politica dell’ex colonia britannica. Come la governatrice di fede cattolica, Carrie Lam.

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