Dovere spendere qualche riga per spiegare l’inopportunità di patrocinare a Milano un evento (mostra fotografica) dedicato al battaglione Azov e reclamizzato attraverso un ritratto in bianco e nero del volto di Denys Prokopenko, comandante del battaglione, rappresenta già il segnale di una grave e diffusa crisi del pensiero critico. Un meccanismo di omologazione che vede le persone dividersi in tifoserie e ripetere slogan, mentre la memoria personale e collettiva ormai non supera l’ultimo aggiornamento social via cellulare. Con alcune inevitabili conseguenze di stile neomaccartista, come ben sintetizzato dall’ex vice-sindaco di Milano, Luigi Corbani: “Mi secca alquanto questo meccanismo per cui se...