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Parigi a fumetti, movimenti e scenari politici secondo Enrico Pinto

Parigi a fumetti,  movimenti e scenari politici secondo Enrico PintoDa «Lo schermo bianco», edito da Coconino Press

Intervista L'autore racconta il suo graphic novel di esordio, «Lo schermo bianco», edito da Coconino Press

Pubblicato circa un anno faEdizione del 18 novembre 2023

La storia del nuovo millennio è così convulsa e drammatica che alcuni avvenimenti, come l’ondata di attentati in Europa e le primavere arabe-le prime rivoluzioni organizzate grazie ai social network a agli smartphone- sembrano molto lontani. Ma sono questi gli elementi che Enrico Pinto, giovane architetto italiano di stanza a Parigi, ha respirato e ha utilizzato come coordinate narrative del suo sorprendente graphic novel di esordio Lo schermo bianco (Coconino Press). Pur essendo attraversato da tematiche complesse, il libro si legge come un fumetto d’azione, disegnato con la freschezza e il senso del ritmo e del racconto tipico dei classici. Ne abbiamo parlato con l’autore in occasione del lancio a Lucca Comics and Games.

Come si diventa fumettisti se si è architetti?
Questo è il progetto che mi ha spinto a lasciare da parte l’architettura e fare fumetti. Ho iniziato nel disegnando sull’ipad, ma il passatempo di disegnare le persone in metropolitana- come fa il protagonista Salvo- mi ha aiutato a entrare nella storia. A Barcellona ho iniziato a disegnare nella metropolitana; l’idea del thriller e del mistero è nata a Parigi, dove sono arrivato nel 2018. Qui ancora oggi si sente un’atmosfera post attentati, come un fantasma che si aggira nei luoghi delle esplosioni. Qualcuno una volta mi ha detto «sarebbe il modo più contemporaneo per morire» e da lì ho iniziato a pensare che se ci fosse stato un terrorista sulla metropolitana sarebbe potuto finire tra i miei disegni. Poi si sono aggregate altre storie e luoghi, come la Biblioteca Nazionale, un luogo veramente stupendo. Volevo parlare della città, affrontare il dialogo tra architettura e società. La trasformazione de Les Halles e le immagini della voragine creata dalla demolizione dei padiglioni mi tormentavano; la foto di Doisneau che si chiama Les oiseaux è ancora sul mio desktop. Rappresenta la fine di un tempo, di un tipo di città. Parigi è stata un laboratorio di cambiamento urbano e di conseguenza sociale.

Alcune rivoluzioni recenti sono state portate avanti attraverso gli smartphone, ma «Lo schermo bianco» dei telefonini alzati qui è il simbolo dei manifestanti che si mobilitano contro la candidata di destra.

Mi interessava criticare i movimenti di estrema destra, molto diffusi in Europa. La storia è ambientata a Parigi, ma un po’ ovunque l’assenza della sinistra è rimpiazzata da movimenti non abbastanza forti. Il personaggio di Sistine sostiene il movimento dello schermo bianco ma mi interessava anche mostrare le debolezze di un certo modo di fare rivoluzione. Uno degli elementi fondamentali è il racconto dei movimenti sui social, l’onnipresenza degli schermi, il fatto di partecipare trascinati dagli schermi. Il personaggio di Salvo il protagonista disegnatore, pur essendo innamorato di Sistine, non è molto convinto, cerca di metterla in guardia. Volevo avvicinarmi alla storia tracciando uno scenario politico con lo strumento del fumetto; poi è diventato uno sfondo sul quale far agire dei personaggi spinti da questioni di vita o di morte come la libertà e la giustizia.

«Nous avant tous», è lo slogan della candidata di destra alla presidenza.

«Noi prima di tutto». Una destra razzista che si riduce a un solo slogan.

Lo schermo ha una speciale applicazione che può filmare, è uno strumento ambiguo, di controllo: un riferimento ai lati oscuri dell’iperconnessione o alla demagogia di alcune delle mobilitazioni recenti?
All’inizio avevo pensato a questo schermo bianco come simbolo, poi ho visto un documentario su Carlo Giuliani che mi ha commosso molto. Durante Genova si è iniziato a filmare le proteste. Se si vuole fare una protesta, l’unica arma dei manifestanti è quella di documentare. L’idea di utilizzare i telefoni per creare rete mi ha convinto quando ho scoperto la piattaforma Forensic Architecture, che grazie ai video degli utenti creano delle mappe 3D molto utili a chiarire la dinamica di certi incidenti (attentati, esplosioni, aggressioni). Quindi le parti nel libro in blu, ovvero quelle filmate dagli schermi bianchi, sono quelle davvero reali. Il resto nella nostra era è falsificabile. La tecnologia va avanti velocissima: ho provato a disegnare anche questo, ma a mano.

C’è un parallelismo tra gli edifici e le persone, entrambi nascondono segreti, invecchiano. Sistine, la protagonista femminile ha il nome di una tra le opere architettoniche più importanti della cultura occidentale.

È così che inizia il libro, con piccoli elementi del corpo (i nasi) che fanno parte di una facciata, che nasconde una struttura interna. Ho giocato con questa metafora, un buon edificio ha bisogno di una manutenzione ed è abitato…Sistine forse è il personaggio più interessante, nasconde molto dietro una facciata esuberante, riesce ad affrancarsi da Auguste, il capo architetto dello studio dove lei e Salvo lavorano. In lui ho cercato di condensare le contraddizioni dell’architettura contemporanea che sono centrali nel libro.

Come il rapporto tra architettura e natura?
Sì, mi attirava il tema delle belle rovine; l’architetto fa di tutto per costruire edifici senza pensare a come dovremmo vivere le città. Salvo è frustrato, come in certe circostanze lo sono stato anch’io come architetto, perché lavora in sostanza per dei promotori immobiliari il cui obiettivo è quello di costruire, anche a costo di distruggere l’ambiente, fare case quando ve ne sono di disabitate etc. C’è una grande contraddizione che volevo rendere visibile attraverso l’architettura; rincorrendo il mito della sostenibilità negli anni ’70 a Las Halles si sventra di nuovo la città, sin da allora il greenwashing è molto diffuso.

Il verde invade i luoghi architettonici più importanti come la Biblioteca Nazionale…
…la cui forza è la foresta sotterranea, che oggi sarebbe impensabile realizzare. Voluto da François Mitterand, quest’edificio iconico ha quattro torri a elle situate negli angoli-che alcuni dicono simboleggiare dei grandi libri- e un grande vuoto al centro, che ospita appunto questa foresta inaccessibile. Immaginare cosa succederebbe se qualcuno potesse entraci e abitarci mi ha fatto pensare al giardino dell’Eden, un luogo proibito, la concretizzazione di come natura e architettura si escludano a vicenda. Uno dei luoghi più rigogliosi della città è inaccessibile.

Che ruolo ha il vuoto?
Fondamentale: la chiamata del vuoto che menziona Sistine a Salvo sui binari della metropolitana, è una provocazione, che poi si traduce negli spazi dove si svolge la storia.

Lo schermo bianco è una storia d’azione, con un ritmo da thriller e forti elementi di genere, interrogatori, inseguimenti, indagine…
Sono un grande fan dei film d’azione e trasportare al fumetto elementi cinematografici di genere era uno dei miei obiettivi. Era una sfida raccontare qualcosa di così movimentato con disegni che sono statici. Ma lo spazio bianco-vuoto- è fondamentale per regolare e organizzare questo effetto di ritmo e credo che anche questa sia la forza del fumetto.

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