Papa Francesco contro il gender: «È il pericolo più brutto»
Santa Sede Durante un convegno in Vaticano nuovo attacco del Pontefice contro «l’ideologia che cancella le differenze». Eppure c'erano state delle aperture, la Federazione degli universitari cattolici: «La Chiesa abbandoni il sovrastrato che opprime le soggettività»
Santa Sede Durante un convegno in Vaticano nuovo attacco del Pontefice contro «l’ideologia che cancella le differenze». Eppure c'erano state delle aperture, la Federazione degli universitari cattolici: «La Chiesa abbandoni il sovrastrato che opprime le soggettività»
«Oggi il pericolo più brutto è l’ideologia gender che annulla le differenze». Ancora una volta papa Francesco attacca l’«ideologia gender» – formula usata solo in ambito cattolico – e la liquida come sommo pericolo per tutta l’umanità. Il contesto era particolarmente adatto: l’udienza, ieri mattina in Vaticano, ai partecipanti al convegno internazionale «Uomo-Donna immagine di Dio. Per una antropologia delle vocazioni». Il pontefice affida la lettura del proprio discorso a un prelato di Curia, perché «ho ancora il raffreddore e mi affatica leggere». Prima però pronuncia alcune parole a braccio, dedicate alla questione gender, «questa brutta ideologia del nostro tempo, che cancella le differenze e rende tutto uguale», afferma il papa. «Cancellare la differenza è cancellare l’umanità. Uomo e donna, invece, stanno in una feconda tensione».
NON È UNA NOVITÀ. Rispetto a papa Ratzinger, Bergoglio ha accantonato la «crociata» sui «principi non negoziabili», preferendo insistere più su temi sociali (guerra, migranti, ambiente). Ma non sul «gender», su cui si è espresso numerose volte, considerandolo una «colonizzazione ideologica» della modernità. L’ultima volta a inizio gennaio, ricevendo gli ambasciatori presso la Santa sede, ai quali ha detto che la teoria del gender «è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali». Ad aprile 2023, in visita nell’Ungheria del fascista Orban, Francesco aveva condannato «la via nefasta delle colonizzazioni ideologiche, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender».
DUE ANNI PRIMA a Bratislava, in un colloquio riservato con i gesuiti slovacchi pubblicato dalla Civiltà Cattolica, aveva parlato di un’ideologia «pericolosa» che consente a una persona di «decidere astrattamente a piacimento se e quando essere uomo o donna». A ottobre 2016, in Georgia, l’aveva paragonata a «una guerra mondiale per distruggere il matrimonio». Nell’udienza generale del 15 aprile 2015 si era domandato se non fosse «espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa». E nello stesso anno, in visita a Napoli, l’aveva definita uno «sbaglio nella mente umana».
LA FORMULAZIONE più ampia si trova in Amoris Laetitia, l’esortazione a conclusione del Sinodo sulla famiglia: «Nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna», «prospetta una società senza differenze di sesso», «svuota la base antropologica della famiglia», «induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina». Eppure nella comunità cattolica qualche spiraglio si è aperto. Nell’ultima Assemblea federale, la Federazione degli universitari cattolici (Fuci) ha approvato una mozione di indirizzo in cui si auspica «una Chiesa che si riscopra davvero cristiana e abbandoni tutto il sovrastrato culturale che l’ha portata, come istituzione, a opprimere le soggettività e le comunità, che si rifiuti di essere usata per giustificare discriminazione e addirittura violenza attiva contro degli esseri umani a causa della loro identità».
LA DIOCESI DI PADOVA qualche anno fa ha invitato ad approfondire «la questione del gender», senza ridurla «all’ideologia gender», perché «porta in sé alcune istanze che meritano di essere seriamente considerate». Papa Francesco ieri ha detto di aver chiesto «di fare studi», aggiungendo però su «questa brutta ideologia». Le premesse non sono incoraggianti.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento