Europa

Belgio, abusi su minori. Il Papa: «È la nostra vergogna e umiliazione»

Re Philippe e il premier De Croo hanno sottolineato le colpe del clero Bergoglio ha paragonato gli abusi al massacro dei bambini di Erode

Pubblicato circa 4 ore faEdizione del 28 settembre 2024
Paolo RodariBRUXELLES

Il cielo scuro e carico di nubi sopra Bruxelles, nel secondo giorno del viaggio di Francesco nel cuore dell’Europa, sembra voler assecondare le ombre che in parte hanno caratterizzato la presenza della Chiesa cattolica in Belgio. La «contro testimonianza» degli abusi su minori commessi dai preti è un crimine orribile che qui ha fra i suoi carnefici anche un vescovo.

QUATTORDICI ANNI FA, infatti, è stato il presule emerito di Bruges, Roger Vangheluwe, ad ammettere l’abuso commesso tempo addietro su un minore, un suo nipote. Anche dopo l’ammissione delle proprie colpe Vangheluwe, oggi 87enne, aveva provato a minimizzare dicendo che con il minore ebbe soltanto «una relazione». Ma la dimissione dallo stato clericale comminatagli dal Papa lo scorso marzo, seppure con pesante ritardo ha costretto il religioso a non fuggire dalle proprie responsabilità.

RE PHILIPPE e il premier Alexander De Croo hanno accolto Bergoglio nel Palazzo di Laeken sorridendo, ma le loro parole non hanno fatto sconti. Dopo le accuse rivolte nel 2022 alla Chiesa davanti al Papa dal primo ministro canadese Justin Trudeau, è la seconda volta che un capo di Stato parla esplicitamente alla presenza del vescovo di Roma degli abusi commessi da sacerdoti, segno che la ferita nel Paese è aperta e ancora chiede giustizia. «Dobbiamo tentare di risolvere questi casi senza tacerli, non basta parlarne, bisogna fare dei passi concreti», ha detto De Croo. «Dei bambini sono stati orribilmente feriti, segnati per la vita», ha ricordato re Philippe al Papa il quale, comunque, non ha voluto nascondersi. E anzi, come non aveva mai fatto in precedenza, ha paragonato gli stessi abusi del clero al massacro dei bambini perpetrato, secondo il racconto biblico, da Re Erode: «È lo stesso della Chiesa oggi», ha detto. E ancora: «È la nostra vergogna e la nostra umiliazione».

DA QUANDO, nei decenni scorsi, gli abusi sessuali commessi dai preti su minori sono emersi in tutto il mondo, la Chiesa ha dovuto fare i conti con essi. Benedetto XVI per primo ha iniziato a incontrare le vittime dopo anni di oblio, mentre Francesco ha stabilito l’obbligo di denuncia (interno) delle violenze e la punibilità anche per i vescovi che coprono. Eppure, le resistenze non mancano. Diverse personalità nella Chiesa, anche singoli fedeli, tendono a difendere i sacerdoti dicendo che secondo le statistiche la grande maggioranza degli abusi avviene altrove, ovvero in famiglia o nel mondo dello sport e della scuola. Seppure le statistiche siano verosimili, le giustificazioni sono inaccettabili per Francesco che ha detto: «Un solo abuso è sufficiente per vergognarsi». E ha continuato: «Che gli altri chiedano perdono per la loro parte, ma anche la Chiesa deve chiedere perdono per questo».

NEL BELGIO che nel 2010 aveva vissuto le perquisizioni della polizia nella casa dell’ex primate Godfried Daneels e lo scoperchiamento delle tombe di tre cardinali all’interno della cattedrale di Malines alla ricerca di prove sugli abusi, il Papa non fa suo quel clericalismo che tende a minimizzare i crimini. E si mette invece dalla parte delle vittime, anche incontrandole in forma privata. Alcune di loro si sono dette «sollevate» dalle parole pubbliche di Francesco, ma nello stesso tempo attendono l’attivazione di un sistema universale di riparazione e l’assunzione della piena responsabilità per il disastro che gli abusi hanno provocato nelle loro vite. Le risposte devono arrivare anzitutto dalle gerarchie, troppo spesso restie ad agire: «Non c’è misericordia senza giustizia», disse già nel 2016 l’ex pm della Santa Sede Charles Scicluna commentando a caldo la visione de Il caso Spotlight, il film sugli abusi sessuali dei preti di Boston che testimoniò centinaia di crimini coperti dall’arcivescovo Bernard Law.

PER QUESTE PAROLE ricevette diverse critiche da mondi conservatori legati alla Chiesa. Seppure la strada aperta da Benedetto e confermata da Francesco non lasciasse spazio a dubbi. E non ne lascia oggi. In Belgio nel 2022 Lucas Van Looy, vescovo emerito di Gand, ha rinunciato al cardinalato avendo ammesso di non aver sempre reagito con sufficiente energia agli abusi dei preti della sua diocesi. È la strada dell’assunzione delle proprie responsabilità, della giustizia senza della quale non c’è misericordia.

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