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Palermo, diossina nell’aria dopo l’incendio alla discarica

Palermo, diossina nell’aria dopo l’incendio alla discaricaLa discarica di Bellolampo a Palermo – Ansa

Emergenza climatica Il governatore Schifani: «Nessun allarme». Il sindaco Lagalla: «Attivata una task force»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 30 luglio 2023

Almeno per una giornata intera, l’aria di una vasta zona della città di Palermo è stata satura di diossina, prodotta dall’incendio, spento dopo tre giorni, di una delle vasche, colma di rifiuti, della discarica di Bellolampo. E il livello della sostanza tossica, secondo i rilievi fatti dai tecnici dell’Arpa – ma solo in una centralina della città – è stato tre volte superiore alla quota di 300 grammi per metro cubo, che per gli esperti rappresenta, in assenza di un limite vero e proprio, il parametro che rileva la presenza di una sorgente emissiva in un ambiente urbano.

IL CAMPIONE ANALIZZATO si riferisce alla fascia oraria tra le 22 del 24 luglio e le 22 del giorno seguente. E questo potrebbe spiegare i malori segnalati in quei giorni da centinaia di persone che hanno avuto sintomi di intossicazione: mal di testa, nausea e diarrea. Per gli esperti dell’agenzia per l’ambiente in quel lasso di tempo, nella zona Inserra, c’è stata «una concentrazione pari a 939 TE fg/m3», un dato dicono «da attenzionare». «Adesso ci aspettiamo che in aria-ambiente visto che è stato spento l’incendio i livelli si siano abbassati – dice Anna Abita, responsabile dell’unità operativa complessa della qualità dell’aria dell’Arpa – Inizieremo una campionatura sul suolo per valutare la ricaduta di queste sostanze nella zona circostante alla zona della discarica Bellolampo e nelle aree limitrofe».

La dirigente spiega che «la presenza della diossina non è pericolosa per la respirazione, ma per l’ingestione». E questo è il punto sul quale si sta concentrando l’attenzione degli esperti e che non fa stare tranquilla l’amministrazione di Roberto Lagalla. «Le diossine di per sé non scompaiono, sono sostanze persistenti ed entrano nella catena alimentare – avverte Anna Abita – Sono sostanze liposolubili. Il problema non è tanto nell’acqua e forse neanche nell’aria, a meno che non si sia sotto la sorgente emissiva, ma quello che può essere accumulato nel grasso nel passaggio nella catena alimentare».

Dello stesso avviso, ma sempre con cautela, Salvatore Cocina, capo della protezione civile in Sicilia e in passato dirigente dell’Arpa. «Mi pare che l’aria ormai a Palermo sia sufficientemente pulita, il problema è che la diossina si è depositata sui terreni circostanti e quindi potrebbe entrare nel ciclo alimentare, se si consumassero verdure o latte ricavato da mucche che pascolano in quella zona».

E SE IL GOVERNATORE Renato Schifani minimizza perché «non mi risulta un allarme diossina ma valuteremo i valori dell’Arpa», il sindaco Roberto Lagalla sta con i piedi per terra: «Il rapporto dell’Arpa attesta, coerentemente con la presenza di fonti emissive locali, un innalzamento dei livelli di diossina durante la fase acuta degli incendi». E come si sostiene nella relazione dei tecnici anche se «l’eventuale esposizione a diossine e furani non pone rischi connessi alla inalazione diretta», «si rende comunque necessario verificare la presenza di eventuali residue concentrazioni sul terreno».

Dopo avere ricevuto il rapporto dell’agenzia, il Comune «ha immediatamente attivato una task-force composta dalle competenti istituzioni tecniche per verificare se siano necessari specifici provvedimenti da assumere nelle prossime ore, nelle more degli ulteriori rilevamenti». In attesa della prevista ordinanza, sono state prese misure precauzionali da adottare in un raggio di 4 chilometro intorno alla discarica: si raccomanda una particolare cura nel lavaggio dei prodotti ortofrutticoli dell’area, il lavaggio delle superfici e delle strade. L’Asp effettuerà un controllo sanitario negli allevamenti.

IL PD GIÀ NEL PRIMO pomeriggio incalzava. Con una interrogazione a Schifani, la deputata all’Ars Valentina Chinnici chiede quali provvedimenti siano stati adottati subito dopo l’incendio «e quali provvedimenti si intendono prendere per monitorare e rilevare l’eventuale stato di inquinamento dei terreni e delle coltivazioni, che potrebbero produrre danni anche a lungo termine per la salute».

Chinnici domanda perché l’Arpa abbia eseguito rilevamenti solo in punto, in zona Inserra e «perché non sia stata monitorata e comunque messa in preventiva allerta tutta la zona che riguarda Borgo Nuovo», vicina alla discarica di Bellolampo. E ancora, «perché non siano state effettuate analisi in merito alla ricaduta della diossina sui terreni, particolarmente su pascoli e su quelli coltivati; se si intendono adottare misure al fine di scongiurare l’uso di alimenti potenzialmente contaminati dalle diossine; se ed eventualmente quali interventi sono stati programmati al fine di monitorare la qualità delle acque della falda idrica sotterranea e la stabilità delle vasche di rifiuti».

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