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Orientale occupato: «Sulla Palestina l’università prenda posizione»

Orientale occupato: «Sulla Palestina l’università prenda posizione»Napoli, Palazzo Giusso

Il rettore contro gli studenti Iniziative previste anche negli atenei di Padova e Venezia. L'appello degli accademici italiani: «Chiediamo la fine immediata della guerra contro Gaza»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 7 novembre 2023

L’università Orientale di Napoli occupata ieri mattina, sulla facciata lo striscione «Con la Palestina fino alla vittoria». Gli studenti hanno bloccato le attività nella sede centrale di Palazzo Giusso: «La striscia di Gaza è sotto assedio del governo israeliano nel silenzio e nella complicità degli Stati Uniti, dei governi occidentali e del governo italiano – la loro posizione -. Assistiamo a un genocidio. Sono 75 anni che il governo israeliano occupa illegalmente i territori della Palestina con ogni mezzo possibile, non risparmiandosi nemmeno armi vietate dalle convenzioni internazionali come le bombe al fosforo bianco».


Per concludere: «Il nostro atto vuole riaprire il dibattito perché l’università prenda posizione. Le nostre rivendicazioni vogliono amplificare quelle che provengono dalle piazze di queste settimane e dall’appello “Don’t stay silent” della Birzeit University di Ramallah». Mentre nelle altre sedi dell’Orientale le attività proseguiranno, a Palazzo Giusso i collettivi organizzeranno seminari e dibattiti sulla Palestina, il prossimo appuntamento dovrebbe esserci già oggi pomeriggio. Sabato prossimo sit in davanti il consolato Usa. Ieri all’Orientale era in programma, a cura del Centro studi Postcoloniali e di Genere, il seminario «Settler colonialism e questione palestinese» con Lorenzo Veracini, Viola Carofalo, Iain Chambers, Hafsa Marragh, Miguel Mellino e Daniela Pioppi. L’incontro si è tenuto comunque ma nello spazio davanti Palazzo Giusso. Il 20 novembre lo stesso Centro terrà un nuovo seminario sugli eventi in corso con l’intenzione di farne appuntamento fisso.

Tra i temi sollevati ieri pomeriggio anche il silenzio delle università e i rapporti con l’industria bellica: «Sappiamo che il nostro ateneo, come altri, intrattengono rapporti di partenariato con le università israeliane e l’apparato militare-industriale italiano – spiegano gli studenti -. Non vogliamo un’accademia complice di ciò che sta facendo un governo coloniale: le università israeliane hanno fornito giustificazioni ideologiche e tecnologie militari. Vogliamo anche che cessi ogni forma di collaborazione con le aziende che producono armi come la Leonardo spa e la sua fondazione Med-or».

Il rettore Roberto Tottoli (con l’appoggio della ministra Bernini) ha stigmatizzato l’iniziativa: «Un gruppo di incappucciati è entrato a Palazzo Giusso, ha fatto uscire il personale e si è barricato. Condanniamo l’occupazione, un atto di violenza perpetrato nei confronti non solo dell’ateneo ma della democrazia e delle istituzioni». Il 2 novembre ci sono state occupazioni anche nelle università di Padova e Venezia (per un giorno) in risposta all’appello della Birzeit University a cui sono seguiti dibattiti e iniziative. Stamattina a Padova ci sarà un presidio davanti Palazzo Bo per chiedere che durante la seduta del senato accademico venga discussa una presa di posizione su quanto sta accadendo in Palestina: «Questo silenzio è inaccettabile». A Venezia domani mattina nel cortile della Ca’ Foscari presidio in sostegno della popolazione palestinese.

Venerdì scorso è stato diffuso un testo indirizzato al governo (in tre giorni quasi 3mila firme), titolo «Appello da parte di accademici e accademiche italiane per chiedere il cessate il fuoco e il rispetto del diritto umanitario internazionale». Nel testo si legge: «Uniti dalla richiesta di porre un’immediata fine alla guerra contro Gaza, riteniamo sia nostro dovere dissociarsi dalle posizioni finora intraprese dal governo del nostro Paese. Da molti anni denunciamo ciò che accade in Palestina e Israele dove vige, secondo Amnesty International, un illegale regime di oppressione militare e Apartheid».

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