Internazionale

A Beirut cadono palazzi, a Baalbek strage di paramedici

Soccorritori alla ricerca dei colleghi colpiti da un raid a Baalbek foto Afp/Nidal SolhSoccorritori alla ricerca dei colleghi colpiti da un raid a Baalbek – Afp/Nidal Solh

Medio Oriente Pesantissimi raid sul Libano, colpita di nuovo anche la Siria. Altri due prigionieri palestinesi morti in custodia, mentre a Gaza proseguono le stragi e Borrell chiede alla Ue di interrompere i rapporti con Israele

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 16 novembre 2024

«Non si può proseguire con il business as usual»: si intitola così l’articolo pubblicato ieri sul sito dell’Unione europea da Josep Borrell, alto rappresentante (uscente) per gli esteri. Borrell spiega perché ha chiesto un tavolo dei ministri degli esteri Ue per discutere l’interruzione dei rapporti diplomatici con Israele.

Il tavolo ci sarà la prossima settimana ma difficilmente Borrell otterrà quanto auspica, «la sospensione del dialogo politico con Israele». Borrell si toglie comunque più di un sassolino dalla scarpa parlando di pulizia etnica a Gaza, di disprezzo del diritto internazionale e pure di doppio standard: «In altre situazioni…abbiamo messo in atto numerose sanzioni – dal divieto di rilascio dei visti all’inserimento in liste di terroristi, dalla restrizione delle importazioni alle sanzioni economiche. Finora Israele è stato risparmiato da qualsiasi conseguenza significativa».

EPPURE DI CRIMINI ne sono stati dimostrati molti. Altri sono invisibili. Come le due ultime morti in custodia annunciate ieri dal ministero per i detenuti dell’Autorità nazionale palestinese: con un numero record di 11.400 incarcerazioni in 13 mesi, ai 43 decessi in prigioni israeliane si aggiungono il 61enne Samih Alawi e il 44enne Anwar Aslim.

Il primo, membro di Hamas a Nablus, era in detenzione amministrativa dopo dieci anni di carcere e non stava ricevendo cure mediche per problemi pregressi pur avendo perso 40 chili a causa della scarsità di cibo a disposizione; Aslim, catturato a Gaza, era in buona salute prima dell’arresto ma – secondo il Palestinian Prisoners’ Society – era stato sottoposto come gli altri detenuti a gravi abusi, quel regime di terrore che l’ong israeliana B’Tselem ha descritto in un rapporto di agosto «una rete di campi di tortura».

Sono tornati a Gaza, invece, dal valico di Karem Abu Salem venti palestinesi catturati dalle truppe israeliane in questo mese di assedio totale del nord (sarebbero migliaia gli arrestati, uomini separati dalle famiglie). Intanto i raid aerei israeliani sono proseguiti, uccidendo 38 palestinesi in un giorno. Tra loro sette in un bombardamento su una tenda nella cosiddetta «zona umanitaria» di al Mawasi, una donna a Rafah nel raid sulla casa della famiglia Abu al-Hussein e cinque persone tra Gaza City e Beit Lahiya (il bilancio aggiornato dal 7 ottobre 2023 sfiora i 43.800 uccisi).

Da parte sua ieri l’ala militare Hamas ha detto di aver ucciso tre soldati a Beit Lahiya, nel nord assediato, mentre quella politica si è detta «pronta per un cessate il fuoco». A parlarne all’Afp è Bassem Naim del politburo che si rivolge a «Trump perché faccia pressioni sul governo israeliano…Hamas ha informato i mediatori di essere a favore di qualsiasi proposta conduca al cessate il fuoco definitivo e al ritiro (israeliano) da Gaza». Le richieste ormai note ora si scontrano con la squadra trumpiana pronta a entrare alla Casa bianca con un bagaglio di «il popolo palestinese non esiste» e di «annessione di Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr)».

INTANTO IN LIBANO sale il bilancio dei paramedici uccisi in due raid israeliani a Baalbek, nell’est, e Nabatieh a sud: 22 morti che portano a oltre 200 le vittime tra gli operatori umanitari libanesi in 13 mesi. Potrebbero essere di più, ieri si continuava a scavare mentre i pezzi di corpi ritrovati venivano sottoposti al test del Dna: «Siamo persone che ne aiutano altre – racconta Saiid Othman, un volontario, ad al Jazeera – Ho iniziato a chiamare Haidar, era mio amico da 45 anni. Ho chiamato gli altri, non ha risposto nessuno. Erano tutti miei fratelli».

Il ministro italiano Tajani ha detto di aver chiesto spiegazioni a Tel Aviv: «Un proiettile di artiglieria inesploso ha colpito la palestra della nostra base Unifil» a Shama, in Libano. Pesanti raid a sud (un’intera famiglia uccisa, 5 persone), a Beirut con interi edifici collassati e a Damasco con il quartiere che ospita l’Onu e le ambasciate colpito da Israele per la seconda volta in due giorni (7 siriani uccisi dopo i 23 di giovedì).

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