Orfini: «Sel con noi, a Roma ci ripensi»
Amministrative Il presidente Pd: Fassina partecipi alle primarie, dalla regione ai municipi evitiamo rotture. Vendola rientri in coalizione, non torni indietro ai tempi della testimonianza
Amministrative Il presidente Pd: Fassina partecipi alle primarie, dalla regione ai municipi evitiamo rotture. Vendola rientri in coalizione, non torni indietro ai tempi della testimonianza
Presidente Matteo Orfini, il premier Renzi ha detto: «Noi siamo disponibili alle alleanze, se la sinistra non lo è più ne prendiamo atto». Il centrosinistra è morto anche nelle città?
Credo di no. Lo spero. Com’è sempre stato nella storia d’Italia alle amministrative si possono avere maggioranze anche fra forze che nazionalmente hanno posizioni diverse. Con il centrosinistra abbiamo vinto e governiamo bene in quasi tutti i comuni e le regioni d’Italia. In questi anni, benché divisi in parlamento, abbiamo continuato a governarli bene. Perché dovremmo interrompere in modo artificioso progetti che funzionano? Tanto più che per i candidati utilizzeremo ancora le primarie, lo strumento scritto nel dna del centrosinistra. Le condizioni per tenere vivo il centrosinistra ci sono. Mi impegnerò su questo, per la verità ci stiamo già impegnando.
Ma se il centrosinistra funziona bene, perché con l’Italicum e il premio alla lista avete deciso di cancellarlo?
Il premio al primo partito è un elemento di saggezza in un paese in cui quello alla coalizione ha prodotto ammucchiate che vivevano solo per arrivare in parlamento e un momento dopo sfasciarsi. L’Italicum non preclude la rappresentanza alle forze più piccole: su questo siamo venuti incontro alle giuste richieste anche di Sel. La divaricazione fra noi c’è stata quando Vendola è tornato indietro rispetto alla prospettiva di aderire al partito socialista europeo.
Lei parla di rotture «artificiose» nelle amministrazioni. A Roma la frattura però è stata sulla cacciata di Marino: Sel vi accusa di averlo dimissionato in modo notarile, impedendo una discussione trasparente nell’aula consiliare.
Non è vero. È stato Marino a scegliere di ritirare le dimissioni anziché portarle al dibattito dell’aula. Sel ha annunciato la mozione di sfiducia ben prima della nostra decisione. Ma la discussione sul passato interessa solo chi vuole tenerci divisi. Oggi l’obiettivo è non rinunciare alla città e rilanciare la coalizione con energie che in gran parte vengono dal tessuto amministrativo che insieme abbiamo messo in campo in questi anni. Oltre ai limiti, tra le cose positive c’è l’esperienza dei municipi e quella fondamentale della regione Lazio: sarebbe sbagliato disperderla per ragioni nazionali.
Restiamo sul caso Marino. Prima della sua cacciata c’è la cacciata di Sel dalla giunta, con il licenziamento del vicesindaco Luigi Nieri.
Di questo deve chiedere conto a Marino.
Vuol dire che il sindaco all’epoca non rispose a un imput suo, o del Pd?
Il sindaco ha agito in autonomia, lo ha sempre rivendicato. Ma, ripeto: ha senso parlare ancora di questo o piuttosto dei problemi della città? La sinistra pensa che la soluzione possa venire dalla vittoria di Grillo e della destra o da un rilancio di una stagione di governo, correggendo gli errori?
Marino sostiene che l’avete fatto fuori perché volete fare il villaggio olimpico a Tor Vergata secondo i desideri di Malagò e Montezemolo.
Marino ha sottoscritto la candidatura di Roma alle Olimpiadi con un progetto che prevede il villaggio olimpico a Tor Vergata. Io Caltagirone non lo conosco, lui, a giudicare dalle nomine, aveva una certa consuetudine.
E se Marino si ricandidasse?
Farà quello che riterrà.
Si è reiscritto al Pd. Se partecipasse alle primarie?
Se ha i requisiti, potrà partecipare alle primarie.
Marino ha i requisiti?
Immagino di sì.
La sinistra ha lanciato la corsa di Fassina fuori dalle primarie.
Siamo sicuri che è così? Ho visto che Fassina si è candidato e che ha deciso una linea. Ma la sua linea non rappresenta quella di tanti amministratori di Sel. Non mi sembra neanche un’impostazione che parla agli elettori e agli iscritti di quel partito. Non so dove è stata decisa questa candidatura. Anzi lo chiedo: dove? Da noi le candidature le decidono gli elettori. Faccio un invito a Fassina: si misuri nelle primarie.
Fassina è sostenuto da forze e persone di diverse culture. Sta facendo un giro di ascolto della città. Per candidarsi non esistono solo le primarie.
A me non risulta che gli amministratori condividano l’impianto della rottura del centrosinistra. Fassina ascolti anche loro.
«Il centrosinistra è morto» lo ha detto più volte anche Nichi Vendola, fra gli altri.
Questa è la linea politica nazionale di Nicola Fratoianni, forse di Vendola: ma per lo più di persone che non vivono a Roma.
Le primarie cominciano ad essere impraticabili da sinistra: a Milano per Giuseppe Sala arrivano gli endorsement di esponenti di centrodestra. Com’è successo alle regionali liguri.
No, in Liguria è successo che chi ha perso le primarie ha sfasciato tutto.
Cofferati ha lasciato il Pd denunciando il voto inquinato.
Il ragionamento sarebbe: per paura che qualche elettore di destra voti il nome di sinistra Cofferati – che io ho sostenuto – ha prodotto la vittoria della destra. È un ragionamento che fa disastri.
Non è che in Liguria la destra ha vinto perché la vostra candidata piaceva più a destra e che a sinistra?
Questa è stata la campagna politica per danneggiarci. Vogliono fare così anche a Milano, Torino, Roma?
Le coalizioni nelle città si sono rotte su vicende precise, non per capriccio. A Bologna lo sgombero di un’occupazione, a Roma la cacciata di Marino.
La verità è che a Roma la giunta è caduta per l’inadeguatezza del sindaco. E invece cos’è successo a Torino? Nulla. La linea politica nazionale è cambiata e Sel ha rotto con Piero Fassino.
Non è che invece ora avete realizzato che in molte città senza la sinistra non vincerete? A Roma i sondaggi vi danno molto sotto i 5 stelle.
No, per me non rompere una storia di buon governo è importante. Anche perché se Sel decide che il Pd è impraticabile, dovrà rompere ovunque. Quanto ai sondaggi, quelli che li citano poi non li pubblicano: perché non esistono. I nostri ci dicono che il Pd se la gioca già ora senza neanche il traino di un candidato.
Sarà Roberto Giachetti il vostro candidato sindaco?
Quando sarà chiaro il perimetro della coalizione scriveremo le regole. Il candidato lo decideremo con le primarie.
Avete già inglobato dieci parlamentari vendoliani. Puntate a una nuova rottura di Sel?
Spero che la sinistra resti più unita possibile, di rotture ce ne sono state anche troppe. Semmai il nostro obiettivo è tenere tutti insieme nel centrosinistra. Seguendo l’appello di Pisapia, Doria e Zedda, tre sindaci che sono la prova che in questo perimetro anche le forze a sinistra del Pd hanno possibilità di incidere e governare bene. Fuori da questo perimetro invece c’è solo la testimonianza. E un favore alle destre. E l’idea di riportare indietro le lancette dell’orologio. Nel 2009 Vendola ruppe con Rifondazione per contestare proprio quell’impianto minoritario, per misurarsi in una sfida di governo. Oggi tornare a prima di quella rottura sarà difficile per chi ha contribuito a costruire la stagione del buon governo di centrosinistra.
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