Da un lato, è vero: per battere la destra occorrono tutti, ma proprio tutti, ivi compresi quel 4-5% di voti attribuiti all’area centrista, ma anche, perché no, quel 2-3% solitamente ottenuto dai partiti della sinistra radicale. Dall’altro lato, è altrettanto evidente: è impossibile che questo intero arco di forze possa concordare un programma politico comune. E allora, se il dibattito politico continua ad impantanarsi sul tema «chi sta con chi», non se ne esce: bisogna cambiare approccio, bisogna fare – se è lecito scomodare Vittorio Foa – una «mossa del cavallo». Il modo corrente di impostare la questione rivela un...