Opposizione in piazza contro la «lex Tusk»
Polonia Proteste contro la legge che vieta di fare politica a chi ha collaborato con la Russia»
Polonia Proteste contro la legge che vieta di fare politica a chi ha collaborato con la Russia»
È «mezzogiorno di fuoco» oggi a Varsavia. Sono attese centinaia di migliaia persone per dire «nie» alla nuova commissione politica sulle «influenze russe» con un corteo che partirà proprio alle 12 in piazza Na Rozdrozu, a pochi passi dalla sede della cancelleria del Consiglio dei ministri.
Il riferimento è anche alla celebre «chiamata alle urne» del 1989 e al manifesto di Tomasz Sarnecki, ispirato al western di Fred Zinnemann e raffigurante lo sceriffo Will Kane (Gary Cooper) con un gilet accompagnato dal logo di Solidarnosc, il primo sindacato indipendente del blocco sovietico. Il 4 giugno di 34 anni fa si svolsero le prime elezioni parzialmente libere nel Paese sulla Vistola in seguito alla trasformazione di Solidarnosc in un partito politico. Allora il sindacato e partito di Lech Wałesa avrebbe conquistato quasi tutto il conquistabile alle urne nonostante avesse soltanto il 35% dei seggi a disposizione al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco.
A sfilare oggi dovrebbe esserci anche lo stesso Wałesa destinato a tagliare quest’anno il traguardo degli 80 anni: «Sono persone senza alcun valore o principio. Sono capaci di tirare in ballo persino il Signore in questi affari legati ai loro atti criminali. Per questo sono pronti a far sprofondare il paese in una guerra civile perché prima poi la nazione dice basta». E in questi termini che Wałesa parla della destra populista di Diritto e giustizia (Pis), formazione creata dai fratelli Kaczynski che governa ininterrottamente la Polonia dal 2015. Anche se lo scenario di una guerriglia, evocato dall’ex leader sindacale, appare assai improbabile, sono anni che va avanti la cosiddetta guerra «polsko-polska», un conflitto ideologico ed istituzionale nella società polacca tra sostenitori e oppositori del Pis, mentre il paese resta sempre spaccato in due. Rinominata «lex Tusk» dalla stampa indipendente e dall’opposizione, la legge firmata lunedì scorso dal presidente polacco, Andrzej Duda – anch’egli espressione del Pis – prevede fino a 10 anni di interdizione dai pubblici uffici per chi sarà accusato di aver fatto gli interessi del Cremlino e dell’oligarchia russa nell’ultimo quindicennio.
L’opposizione, e almeno la metà del paese, sono convinti che il Pis abbia creato questa commissione soltanto per discreditare la figura dell’ex premier e presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, numero uno del centrodestra di Piattaforma civica (Po). Dovrebbe essere lui infatti il principale rivale del Pis alle prossime parlamentari previste in autunno. Difficile definire l’ultima creatura del Pis, un organo imparziale, essendo destinata ad essere composta in maggioranza da deputati eletti tra le file del partito di Jarosław Kaczynski e dei suoi alleati, come gli ultraradicali di Polonia Solidale (Sp), di cui è leader il “superministro alla giustizia” e procuratore generale Zbigniew Ziobro. Inoltre, i membri della commissione godranno di una speciale immunità che li proteggerebbe nel caso in cui le accuse da essi presentate vengano poi smentite dai fatti. Di certo oggi Tusk e il suo partito non sfileranno a braccetto con i ruralisti democristiani del Partito Popolare Polacco (Psl), né tantomeno con Polonia 2050 del giornalista Szymon Hołownia. Eppure, il corteo di oggi servirà a ricompattare le forze all’opposizione.
Intanto Duda è corso ai ripari dopo gli strali del Dipartimento di stato Usa e il recente dibattito al parlamento europeo. In tali sedi la nuova legge è stata percepita come un attacco alla democrazia da parte di un potere politico che sembra disposto a tutto pur di non essere sconfitto alle urne. Da lì la proposta di cambiare l’attuale legge, garantendo tra l’altro ai futuri accusati il diritto a un ricorso effettivo. Comunque vada tutto lascia presagire che il Pis potrà infangare e denigrare i suoi rivali a proprio piacimento in vista della prossima tornata elettorale.
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