I tamponi positivi registrati ieri sono stati oltre 132 mila. L’ultima volta in cui erano stati così numerosi risale al 2 febbraio, pochi giorni dopo il picco dell’ondata provocata in gennaio dalla variante Omicron. Allora, complice l’obbligo di green pass, i tamponi erano stati oltre un milione, ieri nemmeno la metà. E infatti il tasso di positività di ieri (28,4%) è più che raddoppiato rispetto ad allora. È possibile dunque che il virus stia circolando su un livello molto più elevato rispetto a quello ufficiale, e che siano tantissimi i casi positivi che non vengono registrati tra asintomatici e test casalinghi. Stavolta anche il numero di decessi sale: in un giorno se ne contano 94, una volta e mezza la media degli ultimi sette giorni. Così come i ricoverati positivi in terapia intensiva, ancora sotto controllo in assoluto (sono 323) ma con venti posti letto occupati in più in 24 ore.

Superare a inizio estate la soglia dei centomila nuovi casi al giorno fa definitivamente crollare l’ipotesi del «virus stagionale». Le varianti appaiono a qualunque latitudine e attraversano il pianeta nel giro di pochi giorni. L’ondata di Omicron 5 colpisce simultaneamente anche la Francia, dove ieri è stata superata un’altra soglia psicologica, quella dei duecentomila casi giornalieri, e in Germania. Ma tra i luoghi più colpiti dalla variante ci sono paesi del nord e del sud come il Brasile, vaccinati o a prevalenza No Vax come la Russia, da questo lato del mondo o a molti fusi orari di distanza come Taiwan e Australia.

Anche le campagne vaccinali programmate su base annuale sembrano un’arma spuntata contro il coronavirus. Per l’influenza, ad esempio, l’Oms si riunisce in febbraio e in settembre per stabilire quale aggiornamento del vaccino debba essere raccomandato per i due emisferi, sapendo che i ceppi che circolano in un emisfero nella stagione fredda sono destinati a diffondersi nell’altro sei mesi dopo. Il coronavirus invece sembra accumulare mutazioni genetiche a un ritmo regolare (circa due al mese, meno dell’influenza). E poi, per motivi ancora poco conosciuti, subire accelerazioni che fanno apparire ceppi con grappoli di mutazioni che le rendono più contagiose e capaci di aggirare gli anticorpi sviluppati per vaccinazione o malattia pregressa.

Tanto è vero che, mentre la variante Omicron 5 deve ancora raggiungere il suo picco di diffusione, ce n’è già un’altra sulla rampa di lancio. L’hanno avvistata per primi i ricercatori indiani e l’hanno battezzata Ba.2.75. Il prefisso fa capire che si tratta di una nuova cugina del ramo Omicron. Ha infatti 45 mutazioni in comune con la variante Ba.2, più altre quindici nuove di zecca. Alcune, in altre varianti, sembrano conferire al virus la capacità di eludere le difese immunitarie preesistenti.

Ma prevedere a tavolino, anzi in laboratorio, la pericolosità di una variante è praticamente impossibile. I ricercatori sono preoccupati perché la variante è stata individuata in un numero di casi relativamente piccolo – di cui 46 solo in India – ma in quattro continenti diversi, Europa compresa. Come se fossimo agli esordi di un nuovo focolaio globale.

Indipendentemente da questa nuova variante, tenere sotto controllo le ondate a colpi di vaccini mono o bi-valenti in continuo aggiornamento sembra utopistico. Ancor meno sostenibile la reintroduzione di lockdown e zone rosse, un approccio superato ovunque tranne che in Cina: a Shanghai da ieri sono ripartiti test a tappeto dopo l’individuazione di 8 nuovi casi. Non che i vaccini siano inutili: quelli sviluppati contro altre varianti stanno smorzando l’impatto sanitario delle varianti, che in altri tempi avrebbero mandato ripetutamente in tilt gli ospedali. Ma l’aggiornamento alla variante Omicron emersa a dicembre 2021 arriverà probabilmente in settembre, cioè nove mesi e parecchie mutazioni dopo. Salverà milioni di anziani e fragili, che già oggi si ammalano di Covid molto meno gravemente di prima. Ma non basteranno a frenare le ondate pandemiche. «Bisognerà rassegnarsi a convivere con i saliscendi, sapendo che ogni tanto si presenterà una variante pericolosa come avviene con l’influenza e preparandosi allo shock» confessa un dirigente del ministero della salute. «Non ha più molto senso seguire giorno dopo giorno il bollettino dei casi, dei ricoveri e dei decessi. Ma per il momento nessuno a livello politico si assumerà la responsabilità di un simile cambio di strategia».