Tommaso Verdini e gli altri quattro arrestati (ai domiciliari) per l’inchiesta della procura di Roma sugli appalti dell’Anas saranno interrogati la settimana prossima, passato il Capodanno. «Spregiudicati», così la gip Francesca Cirianna definisce nella sua ordinanza gli indagati per corruzione e turbativa d’asta, ricostruendo il complesso giro di consulenze che vede al centro la Inver, la società di lobbing che fa capo a Verdini junior. Per gli investigatori esisterebbe un vero e proprio sistema: i funzionari dell’Anas Paolo Veneri e Luca Cedroni avrebbero in più occasioni passato informazioni sulle gare a Fabio Pileri, socio della Inver, che poi le avrebbe utilizzate per favorire alcuni imprenditori interessati ai lavori sulla rete viaria italiana. In cambio, attraverso Verdini (papà e figlio) si promettevano coperture politiche e istituzionali: «raccomandazioni per la conferma in ruoli apicali di Anas o comunque la ricollocazione in ruoli apicali ben remunerati».

LO MENTE DIETRO tutto questo sarebbe Denis Verdini, exparlamentare fedelissimo di Silvio Berlusconi e attualmente agli arresti domicliari anche lui per altri guai di carattere giudiziario. I pm lo definiscono «socio di fatto» della Inver e sostengono che abbia percepito «in nero» parte dei proventi della società. Il ruolo centrale di papà Denis risiderebbe un po’ nel suo (noto) peso politico del passato e un po’ nei suoi rapporti con sottosegretario leghista aFederico Freni, evocato – ma non indagato – come sponda interna al governo. Di lui gli indagati parlano in diverse intercettazioni, dipingendolo come una specie di garante istituzionale delle varie promesse fatte ai funzionari dell’Anas. È per questo che ieri alla Camera è stato evocato il leader della Lega Matteo Salvini, invitato dal pentastellato Federico Cafiero de Raho e da Angelo Bonelli a venire a riferire in aula e scatenando una piccola baraonda che probabilmente è destinata a lasciare strascichi anche nei prossimi giorni.

«Quando s’è fatto la lista d’accordo con Massimo, quando nel Consiglio di amministrazione è passato con loro e gli ha dato una mano quello della Lega, lui ha fatto un accordo con quelli della Lega di futura collaborazione con Matteo e con noi tramite Freni un rapporto di intermediazione…ci ha chiesto una lista di persone interne a quel gruppo da aiutare e noi gli abbiamo messo un po’ di persone che ci hanno dato i nostri», dice Pileri in un’intercettazione che tira in mezzo il Carroccio. Freni, dal canto suo, sottolinea di essere completamente estraneo all’inchiesta e di non essere indagato: «Ho visto alcune di queste persone qualche volta, altre non so neppure chi siano. In ogni caso nessuno m’ha mai formulato richieste inopportune».

DUNQUE quelle nelle intercettazioni non sarebbe altro che millantato credito e, a questo punto, gran parte del lavoro investigativo risiederà nella verifica dell’esistenza dei favori di cui gli indagati parlano e che però il sottosegretario.

LA SPREGIUDICATEZZA di cui parla la giudice Cirianna, in ogni caso, trova concretezza nella scansione temporale dell’inchiesta: «Le condotte sono avvenuti in epoca recente, nell’estate/autunno del 2022 e si sono protratte fino ad aprile/maggio del 2023 (epoca a cui risalgono gli ultimi pagamenti alla Inver dei fittizi incarichi di consulenza)», si legge nelle 77 pagine dell’ordinanza firmata lo scorso 20 dicembre. «Nonostante le indagini in corso e le perquisizioni del luglio dello scorso anno – scrive ancora Cirianna – gli imprenditori hanno continuato a coltivare e sostenere il rapporto illecito con i Verdini e di conseguenza con i pubblici ufficiali confermati in Anas, limitandosi ad accorgimenti formali e documentali». Da qui il pericolo di reiterazione dei reati e la necessità di disporre gli arresti domiciliari per cinque degli indagati (Tommaso Verdini, Fabio Pileri, Antonio Veneziano, Stefano Chicchiani e Angelo Ciccotto) e l’interdizione dai pubblici uffici all’Anas per dodici mesi per Paolo Veneri e Luca Cedrone.