Oltremare e Seine-Saint-Denis, i «dimenticati» disertano le urne
Presidenziali francesi Il picco dell’astensione dove al primo turno la France Insoumise aveva ottenuto altissime percentuali
Presidenziali francesi Il picco dell’astensione dove al primo turno la France Insoumise aveva ottenuto altissime percentuali
Quasi quattordici milioni di francesi si sono astenuti al secondo turno delle elezioni presidenziali: il 28%, una percentuale mai vista dal 1969.
Un dato preoccupante sotto molti punti di vista, e in particolare per la tenuta della «diga repubblicana», l’alleanza tattica tra tutti i partiti francesi per impedire l’avanzata dell’estrema destra dei Le Pen.
«Quando il 28% degli elettori si astiene, prendendo il rischio dell’elezione [di Marine Le Pen], si comprende sino a che punto le idee di estrema destra siano ormai banalizzate nel nostro paese», ha detto il segretario del Partito comunista francese Fabien Roussel.
L’astensione è stata particolarmente alta nei territori d’oltremare (Guadalupa, Guyana, Martinica…) e nella Seine-Saint-Denis, il dipartimento a nord di Parigi, uno dei più poveri del paese. In entrambi questi territori, la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon aveva ottenuto percentuali quasi bulgare durante il primo turno.
In altre città come Tolosa, Marsiglia o Lille, dove Mélenchon era arrivato nettamente in testa agli altri candidati, le dinamiche sono simili: un tasso di astensione tra il 30 e il 33%, in aumento di vari punti (a seconda della città) rispetto al primo turno.
Il voto degli abitanti – in particolare giovani – delle banlieues urbane era stato uno dei fattori fondamentali per l’exploit del candidato della sinistra, che ha mancato il secondo turno per soli 400mila voti. Con un’astensione che, per esempio in Seine-Saint-Denis, ha toccato il 39%, c’è il timore di una de-mobilizzazione massiccia di quelle stesse fasce ignorate per decenni dalla sinistra istituzionale, che la France Insoumise era riuscita – faticosamente e parzialmente – a coinvolgere in questa tornata elettorale.
Allo stesso tempo, l’avanzata dell’estrema destra in vari territori del paese è un altro dato che sembra indicare come la «diga» anti-Le Pen sia ai minimi storici. Secondo un’elaborazione del giornale Mediapart, il Rassemblement National ha realizzato un punteggio migliore rispetto al 2017 in 32.322 comuni francesi (su un totale di 35.601). Una tendenza che indica come il partito della Le Pen non sia solo rappresentativo delle campagne, ma sia anche presente nelle zone peri-urbane o semiurbanizzate.
La redazione consiglia:
Manovre verso il «terzo turno», Mélenchon lavora all’UnioneResta, ora, il nodo delle legislative di giugno. Tradizionalmente minate da un tasso di astensione più alto delle presidenziali, le elezioni per il parlamento arrivano dopo uno scrutinio in cui sono emersi tre blocchi distinti: un blocco di estrema destra, guidato dal Rassemblement National, uno di «estremo centro», come l’ha definito lo stesso Macron, e uno di sinistra, guidato dalla France Insoumise, che sta proprio in questi giorni negoziando alleanze elettorali con i verdi e i comunisti.
Questa tripartizione elettorale è un dato inedito per il sistema francese, maggioritario e verticale. Tanto che Mélenchon ha lanciato l’idea di vincere una maggioranza relativa alla Camera e farsi nominare primo ministro, imponendo una ‘coabitazione’ a Macron. Resta da vedere come risponderanno gli elettori delusi dal secondo turno, e astenutisi in massa, alla possibilità di eleggere un parlamento in opposizione a Emmanuel Macron.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento