Oltre il muro dell’emergenza Trump. Una «classica sparatoria» americana
Ennesima strage di innocenti in Illinois, torna il terrorismo interno mentre il presidente forza la Costituzione Usa pur di sigillare i confini. Per Bernie Sanders «gli americani devono informarlo che non può dichiarare un'emergenza nazionale quando vuole e spendere soldi su un suo progetto personale»
Ennesima strage di innocenti in Illinois, torna il terrorismo interno mentre il presidente forza la Costituzione Usa pur di sigillare i confini. Per Bernie Sanders «gli americani devono informarlo che non può dichiarare un'emergenza nazionale quando vuole e spendere soldi su un suo progetto personale»
Poco dopo la dichiarazione dello stato di emergenza da parte di Trump per un’inesistente invasione di migranti illegali al confine meridionale degli Stati uniti, gli Usa si sono dovuti confrontare, ancora una volta, con quella che è la vera emergenza americana, vale a dire il terrorismo interno.
STAVOLTA È TOCCATO alla città di Aurora in Illinois: il 46enne Gary Martin è entrato nell’azienda dove lavorava e da cui era stato da poco licenziato, la Henry Pratt Company, ha estratto una pistola e ha cominciato a sparare, uccidendo 5 colleghi e ferendo diverse persone tra cui 6 poliziotti accorsi sul posto dopo che un dipendente terrorizzato aveva dato l’allarme. Martin è morto nello scontro a fuoco, ha spiegato il capo della polizia locale, Kristen Ziman: «Odio parlarne in questi termini – ha aggiunto – ma questa è una classica sparatoria sul posto di lavoro».
CHE IL VERO PROBLEMA su cui concentrarsi, tra gli altri, siano i mass shootings e non la costruzione di un muro la cui urgenza è sentita da una sola persona, è stato fatto notare da praticamente tutti gli esponenti della sinistra americana. I quali insistono sulla necessità di una legge restrittiva sulle armi mentre continuano a confrontarsi con la dichiarazione dello Stato d’emergenza che il presidente ha emesso prima di salire sull’Air Force One per recarsi a giocare a golf nella sua residenza di Mar o Lago, in Florida.
«La lotta ora a Washington va oltre un muro – ha detto Bernie Sanders -: Si tratta di stabilire se siamo o meno una nazione basata su delle leggi, dove il presidente obbedirà alla Costituzione e ai processi democratici. Gli americani devono informare Trump che non vogliono diventare una nazione autoritaria, con il Congresso e i tribunali devono mostrargli cosa sono la Costituzione e la separazione dei poteri. Il presidente non può dichiarare un’emergenza nazionale quando vuole, e spendere i soldi su un suo progetto personale».
SU TWITTER sia la socialista Alexandria Ocasio-Cortez sia la speaker della camera ed espressione dell’establishment democratico Nancy Pelosi hanno rimarcato come lo stesso Trump, affermando che non ha «bisogno di dichiarare l’emergenza nazionale» ma che preferisce farlo in quanto questa «permette di agire molto più velocemente», non crede che ci sia un imminente pericolo: è una falsa emergenza.
Joaquin Castro, deputato texano vicino alle posizioni di Ocasio-Cortez, ha chiesto a tutti i membri del Congresso, democratici e repubblicani, di firmare e sostenere una risoluzione comune «per far finire la dichiarazione di emergenza nazionale incostituzionale di Trump, che stabilisce un precedente pericoloso».
LA PRIMA CITAZIONE IN GIUDIZIO per fermare la dichiarazione di emergenza nazionale di Trump intanto è arrivata da un gruppo di consumatori, Public Citizen, a nome dei piccoli proprietari terrieri texani che vedrebbero i propri terreni affettati dalla costruzione della parete al confine. Anche per l’associazione dei legali per la protezione dei diritti civili, Aclu, ammettendo di aver dichiarato un’emergenza per aggirare il no del Congresso Trump va contro la legge, e per questo loro agiranno di conseguenza. Bisogna vedere ora cosa farà il Partito repubblicano, se difenderà la Costituzione o il suo presidente.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento