Uno dei messaggi a favore del voto utile spiega molto bene che se voti per Lula, Lula vince al primo turno, mentre se voti per un altro candidato, al secondo turno passa Bolsonaro.
La chiarezza politica risiede nel capire che la linea di demarcazione, oggi, al termine della campagna elettorale, non è tra chi era contro o a favore del golpe contro Dilma Roussef, né è possibile tracciarla tra Pt e antipetismo. La polarizzazione fondamentale è tra bolsonarismo e antibolsonarismo, l’obiettivo fondamentale è rimuovere Jair Bolsonaro dalla presidenza, impedirgli di continuare a usare il governo per attentare alla democrazia e attaccare tutti coloro che non sono d’accordo con il suo discorso di odio e la sua politica economica a favore del capitale speculativo.

Lula in questo senso rappresenta non solo il Pt, la sinistra, la democrazia. Rappresenta e unisce tutti coloro che si oppongono a Bolsonaro e al bolsonarismo, che si identificano in questo obiettivo.
Ogni giorno che passa cresce l’appoggio a Lula da parte di persone che ci tengono a spiegare le loro differenze con il Pt, che non sono di sinistra o erano indecise e pensavano di votare per altri candidati. È il momento di guadagnare voti che possono portare Lula a vincere domenica al primo turno, evitando qualsivoglia avventura golpista.
La destra si rende conto che non può vincere con un candidato come Bolsonaro, con i suoi discorsi nefasti e i suoi atteggiamenti. Ma cerca di impedire che al primo turno stravinca Lula.

In questa campagna la destra ha potuto contare sull’appoggio dei media, che hanno ripescato le accuse contro Lula, il Pt, la sinistra, presentando l’antipetismo come contrappunto all’antibolsonarismo. Ma la destra non ha nulla da proporre al Paese, insiste solo sul presunto rischio rappresentato dal ritorno del Pt al governo e da un nuovo mandato per Lula.

In Brasile ci sono già state elezioni che hanno deciso il futuro del paese per lungo tempo. Quelle vinte da Fernando Collor de Mello, aiutato da Tv Globo con una versione falsificata del dibattito che tenne con Lula, nel 1989, furono le prime dopo la dittatura – le precedenti si erano svolte quasi 30 anni prima – e decisero l’ingresso del Paese in un ciclo neo-liberale che durò dal 1990 al 2002.

Le elezioni del 2002 portarono per la prima volta il Pt alla Presidenza della Repubblica, con la vittoria di Lula. E si aprì il ciclo più virtuoso della storia brasiliana fino a quel momento, con il rafforzamento della democrazia, lo sviluppo economico, una redistribuzione del reddito attraverso la creazione di 20 milioni di posti di lavoro formali e un aumento dei salari minimi del 70% al netto dell’inflazione.

Per questo i governi del Pt furono eletti e rieletti democraticamente nelle quattro successive tornate elettorali. Dovevano restare vittima di un colpo di Stato – una sentenza politica senza nessuna base legale contro Dilma e l’arresto e la condanna di Lula, altrettanto infondate – perché il ciclo si chiudesse.
Con il fallimento dei governi di restaurazione neoliberale Temer e Bolsonaro, più i disastri compiuti da quest’ultimo alla guida di un un governo profondamente neoliberista, autoritario e repressivo che ha alimentato la violenza, la diffusione delle armi e la perdita di prestigio internazionale del Brasile, le elezioni del 2 ottobre sono le più importanti, perché o prolungheranno l’attuale ciclo catastrofico – cosa che nessun sondaggio indica – o riapriranno un ciclo virtuoso nella storia del Paese.

La scelta dunque è tra due mondi antagonisti, due diversi modelli di Brasile. Sconfiggere il Bolsonarismo – e farlo al primo turno – ha un significato profondo. Significa rifiutare l’uso delle istituzioni per promuovere le disuguaglianze, la violenza, la protezione delle milizie e della famiglia corrotta che si è impadronita dello Stato. Vuol dire riaffermare il valore della democrazia, affinché non la si distrugga mai più. Significa fare dello Stato uno strumento di crescita economica e di inclusione sociale, garantendo condizioni minimamente dignitose a tutta la popolazione. Significa recuperare l’immagine degradata del Brasile nel mondo.

Nell’ora decisiva delle elezioni più decisive, con la destra che progetta di portare la disputa al ballottaggio, per eleggere Lula al primo turno e consegnargli il miglior Congresso possibile, in grado di riscattare il Brasile, non si può perdere nessun voto.