Mosca, soldati della Guardia nazionale russa marciano sulla Piazza Rossa foto Ap
Mosca, soldati della Guardia nazionale russa marciano sulla Piazza Rossa – Ap
Internazionale

Ogni tank distrutto 5mila euro. Donbass, «cercasi volontari»

Guerra in Ucraina Diffusi per la prima volta i compensi dei cosiddetti kontraktniki, per spingere verso il fronte i giovani dell’estremo oriente russo. Alcuni circoli politici europei e americani vedono nello scontro tra le diverse componenti etniche in cui la Russia è divisa un’opzione valida per condizionare il Cremlino

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 16 luglio 2022

A Ulan Ude, nell’estremo oriente russo, l’Accademia agricola statale ha pubblicato sul suo sito internet un avviso che in altri tempi sarebbe stato irrituale: «Cerchiamo volontari per combattere nel Donbass, offriamo in cambio un reddito stabile e dignitoso, oltre a benefici sociali».

Il messaggio comprende un dettagliato resoconto della retribuzione che spetta ai cosiddetti kontraktniki, gli uomini che partono per il fronte con contratti generalmente di sei mesi.

L’indennità giornaliera è di 53 dollari al tasso stabilito quotidianamente dalla Banca centrale. A quelli si deve aggiungere un compenso di ottomila rubli, circa 130 euro, per ogni giorno di «operazioni offensive attive».

NON È FINITA. Il sito dell’Accademia agricola permette anche di conoscere i bonus che sono riconosciuti ai volontari. Trecentomila rubli, e quindi cinquemila euro, per ogni aereo o carrarmato nemico distrutto. Duecentomila per i droni. Cinquantamila per i veicoli militari.

Mai prima di oggi era stato possibile ottenere informazioni così chiare sulla ricompensa economica che il governo russo e le società di contractor prevedono per la manodopera della loro guerra.

Si tratta di cifre significativamente più alte rispetto al salario medio, che in Russia si aggira secondo stime ufficiali attorno ai mille euro e che nelle zone economicamente depresse, come la Repubblica buriata, di cui Ulan Ude è la capitale, è fermo in molti casi sotto la metà.

Nella Repubblica buriata della guerra ucraina come possibilità di un impiego si discute apertamente

Questa è una delle ragioni che spinge da mesi migliaia di giovani dell’Asia russa ad arruolarsi per il Donbass. Proprio nella parte orientale del paese la campagna del governo è più forte.

Secondo il portale web Lyudy Baikala, lo stesso manifesto pubblicato sul sito internet dell’istituzione universitaria si trova in città anche sugli autobus e nelle stazioni.

Insomma: l’invasione dell’Ucraina come possibilità d’impiego è un argomento di cui si discute apertamente nelle scuole, nei circoli sportivi e anche nelle famiglie.

L’altra ragione ha a che fare con la sfera per così dire psicologica. I volontari appartengono a minoranze etniche e con questa guerra si aspettano di ottenere piena cittadinanza nella Federazione russa di fronte a discriminazioni che negli ultimi tre decenni sono aumentate in modo drastico.

I DATI A DISPOSIZIONE ancora non permettono di stabilire quanti uomini impiegati nel Donbass arrivino dall’estremo oriente. Ma una tendenza nelle dinamiche di combattimento emerge oramai con evidenza.

La Russia ha sostituito le truppe regolari che hanno preso parte alla prima fase delle ostilità con un numero sempre più elevato di kontraktniki.

Così, la dinamica dell’offensiva è cambiata, e lo dimostra il passaggio dalle incursioni in profondità nel territorio ucraino a quella che è considerata oggi una guerra di attrito, che può essere condotta da personale con un grado minore di addestramento e probabilmente permette allo stato maggiore valutazioni elastiche sull’impatto delle perdite.

Nel corso degli ultimi mesi è stata messa in rilievo la possibilità che l’elevato impegno bellico possa riaprire in alcune Repubbliche una questione identitaria, il che avrebbe conseguenze significative sulla stabilità della struttura federale. Proprio la spinta nazionalista è stata, dopotutto, una delle cause che hanno condotto alla fine dell’Unione sovietica.

QUESTA IPOTESI incrocia le idee, se non i piani, di alcuni circoli politici europei e americani che vedono nello scontro tra le diverse componenti etniche in cui la Russia è divisa una delle opzioni valide per condizionare il Cremlino.

Nessuno può escludere che i reduci della guerra nel Donbass, una volta ritornati nelle loro regioni, possano essere tentati di organizzarsi per ottenere maggiore autonomia.

Ma questa prospettiva sembra oggi lontana.

Prima di tutto perché il numero di Repubbliche in cui le minoranze etniche hanno quote maggioritarie di popolazione è limitato. E poi perché, com’è stato detto, chi decide di partire per combattere in Ucraina lo fa in molti casi oltre che per il denaro anche per essere riconosciuto in modo completo come cittadino russo.

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