Internazionale

Oggi in Egitto tre processi agli attivisti simbolo della «generazione carcere»

Oggi in Egitto tre processi agli attivisti simbolo della «generazione carcere»L'attivista leader della rivoluzione del 25 gennaio, Alaa Abdel Fattah

Il Cairo Alla sbarra Alaa Abdel Fattah e Mahienour el Massry, le voci più note dell'opposizione al regime di al-Sisi. Parte la campagna per il rilascio

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 30 dicembre 2017

Oggi in Egitto tre diversi tribunali si troveranno a dover decidere sulla sorte di numerosi attivisti. È l’ennesima goccia in uno stillicidio continuo di processi, condanne, arresti e denunce che ormai da oltre quattro anni colpisce chi si schiera contro il presidente al-Sisi e in difesa dei diritti umani. Stavolta dall’Egitto è stata lanciata una campagna per tenere alta l’attenzione sui processi e non lasciarli cadere nel silenzio.

L’occasione è data anche dal fatto che in due di questi processi sono coinvolti alcuni degli attivisti egiziani più importanti e più noti anche a livello internazionale.

Ad Alessandria sarà Mahienour el Massry, avvocatessa trentunenne, a comparire in aula insieme ad un gruppo di altri avvocati, tutti a processo per una protesta contro il trasferimento delle due isole egiziane di Tiran e Sanafir all’Arabia saudita.

Insieme a Moatasem Medhat del partito Pane e Libertà, el Massry è stata arrestata il 18 novembre durante un’udienza a cui era stata convocata. Negli anni Mahienour si è sempre distinta per il suo essere in prima linea a difesa dei più deboli.

Si è occupata di lotte dei lavoratori, processi militari, bambini di strada e rifugiati siriani e ha già scontato quasi due anni di carcere tra il 2014 e il 2016, ricevendo il premio internazionale Ludovic Trarieux per i diritti umani.

E sempre nella giornata di oggi è atteso anche un’altro importante processo contro Alaa Abdel Fattah, attivista simbolo della rivoluzione egiziana del 25 gennaio 2011, in carcere ormai da oltre tre anni.

Abdel Fattah era stato imprigionato e condannato in base alla famigerata legge sulle proteste emanata dai militari golpisti nel 2013. Oggi però, a 18 mesi dal suo fine pena, rischia un’ulteriore condanna con l’accusa di aver «insultato» la magistratura. Definito il «detenuto di tutte le epoche», Abdel Fattah è stato incarcerato sotto tutti i regimi che hanno governato l’Egitto negli ultimi anni (da Mubarak passando per Morsi fino ad al-Sisi).

Sono processi simbolici, che mettono alla sbarra alcune delle icone di quella che Amnesty International definiva «generazione protesta» e che oggi invece è stata ribattezzata «generazione carcere». Ma l’invito a continuare a resistere e lottare arriva proprio da loro, dalle celle in cui sono rinchiusi.

Scriveva Mahienour alcune settimane fa dal carcere: «In realtà sono sicura e vedo che la rivoluzione per cui milioni di persone stanno pagando il prezzo, è ancora nel cuore di ognuno/a di noi ed è ancora in grado di minacciarli e terrorizzarli… Nonostante tutto siamo ancora forti!».

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