Basta aprire una mappa della Siria del nord-est e cerchiare prima i nomi delle città che la Turchia ha già occupato militarmente nell’aprile 2018 (Afrin) e nell’ottobre 2019 (Gire Spi e Serekaniye), e poi quelle che ieri il presidente Erdogan ha indicato come le nuove prede: Tel Rifaat e Manbij. Appare subito chiara l’intenzione di dare continuità a quel corridoio di terre al confine turco-siriano che Ankara chiama safe zone, ma che nella realtà è l’occupazione ormai stabile di un pezzo di Siria, il tentativo di porre fine all’esperienza del confederalismo democratico nel Rojava e pure il muro fisico al...