Un’anziana passante nelle strade fortificate del centro di Odessa – Ap
Internazionale
Odessa stretta tra cielo e terra
La guerra avanza Allarmi e boati sempre più vicini scuotono da ieri la città sul Mar Nero, che si affida alla contraerea. I traccianti illuminano il porto. E la flotta russa cerca un varco nella baia minata
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 23 marzo 2022
Sabato AngieriODESSA
Poco prima delle 20 il porto d’Odessa si è illuminato. Una prolungata azione di sbarramento della contraerea ucraina ha cercato di neutralizzare uno o più droni russi e forse cinque missili provenienti da una nave vicina alla base di Sebastopoli. Non è chiaro se qualche colpo sia riuscito ad andare a segno, ma dal mare si sono viste delle esplosioni. Mentre chiudiamo quest’articolo non sono ancora certe entità dei danni e tipo di strutture colpite.
SI SA CHE LA BAIA È MINATA e si sa che la marina russa sta cercando di far saltare le cariche sott’acqua per aprirsi un varco in vista di un eventuale sbarco. L’attacco di ieri mattina all’alba aveva proprio a questo scopo. Si sa anche, o almeno tutti in città dicono di esserne convinti ma al momento non ci sono conferme ufficiali, che a poca distanza da Odessa sarebbe in attesa un sottomarino nemico. I più fantasiosi (o timorosi) dicono di essere certi che si tratti di un sottomarino nucleare ma riportiamo questa voce solo come segno evidente della tensione psicologica alla quale sono quotidianamente sottoposti gli abitanti della città.
D’altronde, ciò che possiamo confermare per esperienza diretta è che la situazione sta mutando anche qui. Le sirene la scorsa notte hanno suonato tre volte e per tutto la mattina si sono sentite le raffiche della contraerea. Poco prima delle 13 dei boati più forti hanno fatto alzare gli occhi al cielo a tutti e si sono viste per la prima volta le scie bianche dei razzi. Nel pomeriggio ancora sirene e ancora colpi. Durante il giorno assomigliano a dei tonfi, mescolati tra il clangore delle ruote sull’asfalto e il poco traffico fuori dal centro, più secchi e distinguibili nel silenzio delle strade del centro. Di notte si sentono forte e riecheggiano.
Al momento, stando alle dichiarazioni dell’esercito ucraino, la contraerea di Odessa è ancora pienamente operativa ed efficiente e la struttura delle difese terrestri e marine del porto non è danneggiata. Non è un’informazione tra le altre e, soprattutto in un contesto bellico come quello che stiamo vivendo dal 24 febbraio, aiuta a capire molti degli sviluppi delle operazioni sul campo.
Ad esempio, a Mariupol i russi sono riusciti quasi subito a mettere fuori combattimento i sistemi anti-missilistici e antiaerei della città. E le conseguenze si sono viste: in quella parte dell’Ucraina l’aviazione russa ha acquisito la supremazia aerea e le truppe di Kiev non sono più riuscite a rispondere al fuoco, con le conseguenze drammatiche che ben conosciamo. Nel resto del Paese, contrariamente a quanto si credeva all’inizio, i russi non sono stati in grado di annientare le difese ucraine e si è determinata quello che gli analisti militari definiscono un contesto di «superiorità aerea». In altri termini, seppure l’aviazione di Putin sia nettamente più forte, la controparte riesce ancora ad alzarsi in volo e a rispondere al fuoco.
QUESTO AIUTA A CAPIRE perché, ancora oggi, molti fronti siano in fase di stallo. Nonostante la limitata disponibilità di velivoli e di droni, Kiev sta infliggendo gravi perdite alla fanteria russa e, soprattutto, ai suoi mezzi corazzati. Molti video diffusi da parte ucraina hanno mostrato carrarmati in fuga sotto i colpi dei droni, camion in fiamme ai bordi delle autostrade o blindati abbandonati dall’equipaggio. Questo perché, se fanteria e mezzi corazzati non lavorano in sinergia, questi ultimi risultano particolarmente esposti agli assalti dal cielo.
Inoltre, c’è la questione delle linee di approvvigionamento. Senza un’adeguata protezione diventa estremamente pericoloso addentrarsi troppo nel territorio nemico e, finora, i russi hanno registrato sempre perdite significative nelle zone in cui si sono arrischiati troppo oltre. Per questo motivo la mappa dei teatri di guerra attualmente aperti in Ucraina ha una struttura “tentacolare”.
Mosca ha bisogno di stabilire dei punti sicuri per le proprie truppe e al momento oltre alla linea del confine bielorusso e del confine orientale (Kharkiv e Mariupol) non si notano avanzate significative. Sul Mar Nero è diverso perché la Crimea ospita l’importante base di Sebastopoli ed è collegata alla provincia di Rostov sul Don da un ponte.
QUESTA RAPIDA RICOGNIZIONE ci fa tornare a Mariupol. Perché, si chiedono in molti, è proprio lì che si stanno concentrando gli sforzi dell’esercito russo? Ci sono tre motivazioni principali. La prima è che Mariupol faceva parte dei confini dell’oblast di Donetsk prima del 2014 e, stando a quanto ha dichiarato Putin stesso, la Russia esige che i confini delle repubbliche separatiste del Donbass siano ristabiliti a quella data.
Probabilmente Mosca si aspettava una maggiore empatia dei molti filo-russi presenti in quella zona, ma finora non abbiamo assistito a manifestazioni significative in tal senso. Anche perché l’intelligence ucraina si è concentrata fin da subito nella repressione di qualsiasi movimento che potesse favorire l’invasore. Forse è per questo che negli ultimi giorni si moltiplicano le voci di comportamenti aggressivi delle truppe di Kiev verso i civili che hanno scelto di rifugiarsi al di là dei confini russi. In secondo luogo, c’è l’importanza strategica e commerciale,
Mariupol è la porta del Mar d’Azov ed è un porto molto importante, soprattutto se lo si considera come l’eventuale sbocco sul mare di un ipotetico stato cuscinetto tra la Russia e l’Ucraina dopo la guerra. In ultima analisi c’è la guerra. Se Mariupol cadesse l’esercito russo avrebbe la strada libera fino a Mykolaiv e potrebbe, forse, tentare l’attacco finale a Odessa. In questo modo si chiuderebbe totalmente l’accesso al mare all’Ucraina che, fino ad oggi aveva la seconda costa più estesa in questa parte di mondo dopo la Turchia.
PROPRIO ANKARA, nonostante la posizione ambigua di supporto alle difese ucraine e di mediatore con la Russia, sta beneficiando maggiormente della chiusura di Odessa e di Mariupol. Il porto del Bosforo è al momento lo scalo scelto dalle grandi navi porta-container per sostituire Odessa e, in un contesto di alta instabilità che sembra avrà strascichi lunghi, acquisterà sempre più importanza strategica.
Chiudiamo con la notizia che oggi gli ucraini hanno contrattaccato a Makariv, a est di Kiev, e sono riusciti a riconquistare la zona. Tale vittoria rallenterà ulteriormente le operazioni di terra russe e ci fa capire che l’esercito ucraino si sta organizzando per degli attacchi mirati, come a Vosnesensk, riconquistata una settimana fa. Chissà che a breve non ci ritroveremo ad assistere, proprio lungo il fronte sud, a un’offensiva che miri a rompere quella continuità territoriale e strategica tanto agognata dall’esercito russo.
Errata Corrige
Allarmi e boati sempre più vicini scuotono da ieri la città sul Mar Nero, che si affida alla contraerea. I traccianti illuminano il porto. E la flotta russa cerca un varco nella baia minata
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