Nuovo Nafta, il Canada resta e sul latte paga dazio a Trump
Nordamerica First Patto di libero scambio, cambia il nome non la sostanza. Ad imporsi è la nuova dottrina «bilaterale» dell'amministrazione Usa
Nordamerica First Patto di libero scambio, cambia il nome non la sostanza. Ad imporsi è la nuova dottrina «bilaterale» dell'amministrazione Usa
Quando la prospettiva di un punto d’incontro sembrava sfumata, si è salvato l’accordo per far rimanere il Canada nel patto di libero scambio con Stati uniti e Messico, il North American Free Trade Agreement, Nafta, il patto del 1994 che regola più di $1,2 trilioni di scambi commerciali tra le tre nazioni, che ora cambia nome e sostanza.
CON UNA SPECIE DI GIOCO delle tre carte realizzato attraverso incontri bilaterali, che Trump preferisce a quelli multilaterali, l’amministrazione Usa ha prima affrontato il Messico, con cui ha stretto un patto economico riguardante principalmente il mercato delle auto, poi ha dato un ultimatum al Canada.
Il nuovo accordo non entrerà in vigore immediatamente, la maggior parte delle disposizioni chiave non avrá inizio prima del 2020 e il processo prevedibilmente richiederá mesi, ma si realizza così, dopo oltre un anno di negoziati, il desiderio di Trump di rimaneggiare l’accordo commerciale nordamericano rivisto, a partire dal nome; Il nuovo accordo sarà noto come United States-Mexico-Canada Agreement, o Usmca. In realtà, oltre al nome, non ci sono sconvolgimenti epocali nel nuovo accordo. Per quanto riguarda la parte messicana, l’obiettivo è di avere più auto, così come parti di camion, prodotti negli Usa dal 2020: per beneficiare di dazi pari a zero, auto e camion dovranno avere il 75% dei componenti fabbricati negli Stati uniti, mentre ora il limite è del 62,5%. C’è anche una nuova regola secondo cui una percentuale significativa del lavoro svolto per realizzare una macchina dovrá essere completata da lavoratori che guadagnano almeno 16 dollari l’ora, indipendentemente da dove lavorino, Usa o Messico.
Più sostanziale l’accordo stretto con il Canada, che ha dovuto aprire il suo mercato del latte agli agricoltori statunitensi; il presidente Usa si è sempre espresso riguardo quanto ritenesse ingiusta la posizione del Canada di far pagare tariffe elevate per i latticini statunitensi, in modo da proteggere i produttori lattiero-caseari canadesi.
ALLA FINE IL CANADA MANTERRÀ la maggior parte del suo complesso sistema, ma darà una maggiore quota di mercato ai produttori di latte degli Stati uniti. I negoziatori Usa affermano di aver ottenuto una vittoria importante costringendo il Canada ad eliminare lo schema tariffario per i prodotti caseari, ciò significa che i produttori di latte statunitensi potranno inviare più latte concentrato, latte scremato in polvere e latte artificiale, tutti prodotti relativamente facili da trasportare e conservare.
L’accordo è importante per gli Usa in quanto ci sono circa 30 stati che trovano nel Canada il loro principale sbocco commerciale, e potersi aprire al mercato latteo-caseario senza la penalizzazioni dei dazi è un grande aiuto. Dal canto suo il Canada ha introdotto una tassa ecologica e ottenuto la garanzia che i dazi sulle auto verranno negoziati separatamente per il Canada, con regole diverse da quelle stabilite per il resto del mondo.
Il dato importante è che con questa mossa gli Usa escono definitivamente dagli accordi multilaterali veri e propri, in favore di tanti accordi bilaterali, più aderenti al principio trumpiano di America First, fornendo a Trump anche una carta da giocare nelle elezioni di mid-term che si terranno a novembre. Il nuovo trattato verrà rivendicato insieme al patto con la Corea del Nord, dopo che Trump si è definito «in luna di miele» con Kim Jong-un.
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