Nuova carovana migrante, Messico e Guatemala fanno muro
Centro America Ripartono i viaggi collettivi dei migranti dall'Honduras verso gli Stati uniti. Centinaia gli espulsi dal governo guatemalteco. Il presidente messicano Amlo manda l’esercito al confine
Centro America Ripartono i viaggi collettivi dei migranti dall'Honduras verso gli Stati uniti. Centinaia gli espulsi dal governo guatemalteco. Il presidente messicano Amlo manda l’esercito al confine
Una nuova carovana migrante sta attraversando il centro America con l’obiettivo di entrare in Messico per poi forzare i confini con gli Stati uniti d’America. Il gruppo, di diverse migliaia di persone, si è diviso in più tronconi, almeno due: uno è diretto verso il Rio Suchiate e il confine con il Chiapas, mentre un secondo ha puntato verso il nord del paese, per cercare di entrare il Messico dal Tabasco, stato d’origine del presidente Andres Manuel Lopez Obrador.
Questa frammentazione della carovana alimenta confusione e comunicazioni distorte da parte dei media, portando osservatori dei fenomeni migratori a sostenere che a oggi ci sia «un flusso consistente di migranti che si sta muovendo verso nord contemporaneamente, organizzato in gruppi ma non in carovana».
IL FENOMENO delle carovane migranti è nato nel 2018 per cercare di trovare forme di attraversamento “sicuro” del Messico e non ha portato a un incremento del numero di migranti che annualmente provano il «grande viaggio», ha solo concentrato e reso visibile la questione. Sono infatti migliaia i migranti di cui si sono perse le tracce una volta entrati in Messico, mentre il numero degli scomparsi durante le carovane si conta in poche unità.
La risposta orchestrata dagli Usa di Trump è stata quella di concedere finanziamenti economici e non imporre dazi a Guatemala e Messico, che in cambio devono esercitare di un ferreo controllo delle frontiere e trasformarsi in «terzi paesi sicuri». Così si spiega la violenza, mediatica e fisica, con cui le carovane sono state affrontate in questo 2020.
I dati ufficiali forniti dal governo del Guatemala dicono che in 4.000 tra honduregni e honduregne sono entrati nel paese con la carovana partita il primo ottobre da San Pedro Sula. In 10 hanno fatto richiesta di asilo mentre, dopo il massiccio intervento dell’esercito e della polizia 738 migranti sono stati espulsi dal paese; altri 2.355 hanno deciso, su forti pressioni, di tornare verso l’Honduras.
I rimpatriati vengono trasferiti nei luoghi di origine dalle autorità competenti e secondo il Segretariato per la sicurezza dell’Honduras i migranti che hanno deciso di tornare sono circa 1.250 e dice di non sapere da dove le autorità guatemalteche abbiano ottenuto il numero di 3.093 honduregni rimpatriati. Numeri a parte la carovana è stata smembrata e chi è rimasto in Guatemala si muove in ordine sparso verso nord.
IL MESSICO DOPO AVER rafforzato la presenza della Guardia nazionale sui confini di Chiapas e Tabasco e aver minacciato la carcerazione fino a dieci anni per i migranti illegali, dopo aver osservato come le forze di sicurezza del Guatemala abbiano sgretolato la carovana, continua a presidiare il confine per evitare ingressi di massa nel paese.
Ma Messico e Guatemala sanno bene che per quanto inaspriscano le loro politiche i flussi migratori non si possono fermare, al massimo nascondere.
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